Anna Lombroso per il Simplicissimus

Eva dorme… ma la sua autrice pluripremiata, purtroppo, no. E’ sveglia e da Micromega le è stato affidato il più spinoso degli incarichi, un’invettiva contro  le pance piene dei disfattisti pacifisti e correi che dalle piazze e dalla rete contestano la realtà dei fatti: C’è un aggredito, l’Ucraina, e un aggressore, la Russia; com’è possibile quindi che a sinistra non ci sia consenso sul fatto che l’unica maniera di ottenere la pace è che l’aggressore se ne vada? Lei è Francesca, appartiene alla vezzeggiata dinastia delle sorelle Melandri, sua sorella, passata alla storia del gossip politico per una delicata immagine dell’allora leader progressista che le carezza teneramente il pancino, che è stata deputata dal 1994 al 2012, Ministra per i beni e le attività culturali nei Governi D’Alema I, II e Amato II e ministro senza portafoglio con delega allo Sport nel governo Prodi II e ora ricopre, inossidabile, l’incarico di presidenza della “Fondazione Maxxi, il  Museo nazionale delle Arti del XXI secolo”, anche con funzioni esecutive.

Da una lunga intervista sappiamo che da sempre ama le “altezze” e a motivo di ciò è sempre stata costretta ad abitare in attici e superattici preferendoli ai sia pur pittoreschi bassi napoletani. È una creatura cosmopolita, la versione globalista dell’internazionalismo, soggiornando in Asia, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Ora in Italia oltre a fotografare i tetti e i tramonti barocchi di Roma, fa la sceneggiatrice di soap molto amate dal pubblico. Ma non le basta, pur rivendicando che alle manifestazioni contro le guerre di Bush in Iraq c’ero anche lei, nel suo editoriale fa suo lo slogan del movimento per i diritti civili negli USA, “no justice, no peace”, per  ricordare con enfasi che “pretendere la pace in nome della semplice cessazione del conflitto, chiedendo quindi all’oppresso di accettare il fatto compiuto dell’ingiustizia, non è vera pace bensì repressione mascherata da quieto vivere”. Perché solo la cessazione di questa ingiustizia – l’aggressione – può portare a una pace reale e duratura: “Qualsiasi altro scenario, scrive, in cui si chieda alla vittima di accettare l’ingiustizia come fatto compiuto, non è pace bensì omertà con l’aggressore”, che pretende che “mentre la Russia bombarda gli ospedali ucraini, Zelensky tratti”, invece di esigere che Putin sloggi.

Affetto da una profonda cecità e disinteresse verso il punto di vista ucraino, il pacifismo egemone, ignorando che “è da un secolo e mezzo che l’Ucraina soffre l’imperialismo aggressivo del suo egemone di riferimento”, nel Donbass ad esempio? A Piazza Maidan?  Un atteggiamento frutto “della storica e profonda penetrazione della disinformazione URSS prima e russa poi nello spazio cognitivo della sinistra italiana”. Servirebbe un bel ripasso di storia contemporanea alla nostra editorialista che parla di un’Europa che ha tra i suoi meriti quello di aver garantito la pace per 80 anni, malgrado le svariate operazioni di esportazione di democrazia, una guerra di aggressione al suo interno e il trasferimento delle procedure e delle modalità dell’imperialismo armato dentro ai suoi stessi confini.

Tuttavia pare che il problema sia proprio che troppa pace vizia, intellettuali e anime belle si identificano con la posizione dominante, con l’egemone aggressore, persuadendo  Il progressista pacifista occidentale a interpretare  storicamente come proprio compito  “quello di convincere la propria parte – la NATO – a esercitare il limite, la moderazione”. Insomma la colpa del pacifismo egemone sarebbe quella di rinnegare un modello di vita, che ha assicurato benessere e pace, per difendere il quale forniamo risorse, mezzi, mercenari, armi a un leader e a un paese del quale sono dubbi i fondamenti democratici.

Se è affidata a questi pensatori la possibilità di dare vita a un tavolo negoziale, se ai loro scritti è affidato il compito di decifrare la verità e discernere tra giustizia e ingiustizia, bene e male, c’è davvero poca speranza per la ragione.