I cinesi fanno dell’ironia: gli europei non sanno che le più grandi riserve di legna da ardere sono in Russia? Se la ridono vedendo gli appelli tedeschi all’uso della legna, ma sono anche un po’ indignati: prima noi (cinesi – ndr) non potevamo usare bastoncini di legno usa e getta e ora questi stanno bruciando la legna!” Sono cronache di contorno alla vicenda del gas russo che ora non scorre più nelle tubature tedesche per volontà di Washington che ha l’ossessione di dividere l’Europa dal suo vasto retroterra eurasiatico per mantenere il proprio  potere imperiale. Si tratta peraltro di una vera e propria beffa perché in realtà l’amministrazione americana continua tranquillamente ad importare petrolio russo e solo un ceto politico di infimo livello si può far prendere in giro in questo modo indecoroso.

L’8 marzo la Casa Bianca annunciò la firma di “un ordine esecutivo  per vietare l’importazione di petrolio russo, gas naturale liquefatto e carbone negli Stati Uniti, un’azione significativa con un ampio sostegno bipartisan che priverà ulteriormente il presidente Putin delle risorse economiche che utilizza per continuare la sua inutile guerra. Gli Stati Uniti hanno preso questa decisione in stretta consultazione con i nostri alleati e partner in tutto il mondo. L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno importato quasi 700.000 barili al giorno di petrolio greggio e prodotti petroliferi raffinati dalla Russia e questa decisione priverà la Russia di miliardi di dollari di ricavi ogni anno” . Tuttavia gli Usa stanno continuando ad importare tranquillamente petrolio russo come mostra l’ elenco settimanale delle importazioni di greggio per paese della US Energy Information Administration. La settimana che termina  il 26 marzo gli Stati Uniti hanno importato ancora 100.000 barili al giorno di greggio russo.

Il realtà gli Usa hanno bisogno dell’oro nero russo perché molte  raffinerie statunitensi sulla costa meridionale sono state progettate per elaborare solo varianti di petrolio pesante, mentre dal 2019 gli Stati Uniti hanno bloccato le importazioni di petrolio pesante dal Venezuela e le hanno sostituite con le importazioni di varianti pesanti degli Urali dalla Russia. Ora sta cercando  di far circolare di nuovo il petrolio venezuelano. Ciò ovviamente richiederebbe la revoca di tutte le sanzioni dal Venezuela e la restituzione di tutte le società confiscate e dell’oro che è di proprietà di quel paese, ma tutto ciò richiederà molto tempo e sarà comunque un altro modo di perdere la faccia. D’altronde il petrolio pesante è indispensabile per produrre diesel e olio combustibile  senza aumentare del doppio o del triplo i costi e tutto il traposto negli Usa avviene grazie al diesel, compreso quello ferroviario nel quale praticamente non esiste elettrificazione. “I governi hanno una chiara comprensione dell’esistenza di uno stretto legame tra diesel e PIL, perché quasi tutto ciò che entra e esce da una fabbrica viene spostato  con il diesel”, ha detto il direttore generale di Fuels Europe, parte della European Petroleum Refiners Association Reuters questa settimana. E l’Europa compra metà del suo petrolio pesante dalla Russia. Tra poco anche quello mancherà.

Certo l’amministrazione Biden ha annunciato ieri che rilascerà 1 milione di barili di greggio al giorno dalla Strategic Petroleum Reserve (SPR) degli Stati Uniti, ma sebbene questa mossa elettorale potrà far diminuire i prezzi alla pompa della benzina è noto che la riserva non includa abbastanza greggio pesante da fare la differenza nel mercato del diesel. Dunque è molto probabile che gli Usa continueranno a violare le loro stesse sanzioni contro la Russia lasciando che siano gli allocchi europei a subire a pieno il contraccolpo della mancanza di energia e della conseguente deindustrializzazione. Del resto gli Usa sono ben contenti di questo: il declino dell’Europa rende meno pericolosi i suoi rapporti con la Russia.