Anna Lombroso per il Simplicissimus
Oggi la noia ha preso il sopravvento sulla collera tale è il monotono e prevedibile processo di restaurazione in corso. Il Presidente Amato che adora l’ancien règime anche per i suoi stilemi, ha accusato i critici delle sentenze emesse dall’alta Corte di cercare “il pelo null’uovo”- ma non era il dottor Sottile? – non volendo ammettere che i quesiti referendari erano tecnicamente inammissibili. Dimostrando così che l’unica vocazione e l’imprescindibile missione del più importante organo di garanzia deve consistere nella verifica della compatibilità di misure e provvedimenti con l’ordinamento vigente, non quindi con i principi e valori della Carta, che come è avvenuto e avviene, può essere sottoposta a manomissioni e stravolgimenti in nome di condizioni di urgenza arbitrarie e discrezionali.
Dopo il pronunciamento sull’eutanasia – la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, “non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”, ieri è stato bocciato quello sulla responsabilità civile dei magistrati. La pretesa che i giudici paghino di tasca loro gli errori commessi avrebbe secondo l’ex braccio destro dell’esule di Hammamet, un pericoloso significato “innovativo” e non “abrogativo”, appagando così, secondo il parere dell’ex guardasigilli Flick, il risentimento populista che esige vendetta per “l’iperattivismo della magistratura e l’inerzia della politica”.
Parere di merito anche per i quesiti in merito alla depenalizzazione della cannabis, che secondo Amato, vertevano su tutte “le sostanze stupefacenti”, compresa quella più consumata dai parlamentari, a dar retta alle analisi compiute sugli scarichi fognari delle due Camere.
E lo credo che siamo ormai posseduti dalla noia: questo è un tema del quale si discute stancamente da decenni durante i quali sono venuti alla luce gli interessi opachi, le complicità vergognose e i vincoli criminali che agiscono dietro ai dogmi dell’anatema che colpisce il livello visibile del fenomeno, manovalanza delle cupole commerciali e consumatori.
Possiamo supporre che anche la Corte abbia avuto sott’occhio la “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia” che riporta i dati Istat sono del 2020), nella quale si legge che “il mercato delle sostanze stupefacenti muove attività economiche per 16,2 miliardi di euro, di cui circa il 39% attribuibile al consumo dei derivati della cannabis (…)”, attribuendo al brand della cannabis un valore di circa 6,3 miliardi di euro (più o meno la stessa cifra che il Pnrr riserva alle politiche per il lavoro) che vanno a alimentare una economia sommersa illegale.
E figuriamoci se non è a conoscenza di altri dati, quelli che stimano che il 30% dei detenuti entra in carcere per una violazione dell’articolo 73 del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti (produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), che di questi il 24% è in galera per reati che riguardano il consumo o lo spaccio al dettaglio, mentre solo il 9% sconta pene per crimini gravi connessi al traffico di droga.
La legalizzazione, o anche la semplice depenalizzazione delle droghe leggere (o persino della sola cannabis), secondo una stima dell’economista Marco Rossi della Sapienza, sarebbe sufficiente a dare soluzione immediata al sovraffollamento delle carceri, oltre che produrre un aumento di entrate fiscali che potrebbe raggiungere circa i 5,5 miliardi di euro l’anno.
D’altra parte non occorre essere sociologi, economisti, criminologi, poliziotti o magistrati, basta andare al cinema, leggere la cronaca nera su Mafia Capitale, vedersi, seduti sul divano, le serie televisive sulle mafie in testa all’Auditel per sapere quello che pare essere ignoto non sorprendentemente a istituzioni e governi.
E cioè che la “droga” continua a essere un settore portante dell’economia illegale alla pari con altri comparti altrettanto destabilizzanti e criminali, ma protetti da leggi, i cui templi sono salvaguardati e tutelati, i cui addetti, vertici e personale, sono rispettati, facendo sospettare che si debba a questa affinità o addirittura contiguità ciò la tolleranza riservata per anni ai “produttori” e al loro management a fronte della stigmatizzazione esercitata contro la bassa forza, i piccoli spacciatori, le vittime cadute nella rete del ricatto.
Traffico e circolazione di sostanze stupefacenti sono attività che si incrociano con altri business, riciclaggio, schiavismo nella forma di traffico di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, usura, in una combinazione che lo Stato sa trattare solo come problema di ordine pubblico, dimostrando sempre di più, anche con questa sentenza la sua impotenza “politica” e sociale e la sua prepotenza poliziesca e repressiva.
Intanto però cresce un mercato parallelo, quello delle pasticche, polverine, pozioni che qualsiasi adolescente può acquistare in rete, che comportano effetti micidiali sul lungo periodo e che si dimostra incontenibile e incontrastabile. Ma c’è un altro mercato, promosso e favorito e a norma di legge, quello delle droghe prescritte con larghezza dai medici di base e con più munificenza della tachipirina, come protocollo terapeutico contro il male di vivere.
Sui bugiardini una delle più diffuse recava come indicazione terapeutica “contro l’eccesso di informazioni spiacevoli ”, oggi i foglietti illustrativi dovrebbero annoverare tra i sintomi da “curare” nuove patologie o antiche malattie aggravate dai virus della sottrazione di beni e dignità, dall’umiliazione pe ricatti subiti e minacciati, dall’isolamento cui è soggetto chi non si adegua al pensiero dominante, dalla precarietà, dall’incertezza, tutti mali cui la comunità scientifica, la ricerca e l’industria farmaceutica provvedono con la narcosi generalizzata che deve sopire qualsiasi forma di reazione incompatibile con la “stabilità” garantita da controllo sociale, da sorveglianza e censura e consolidata grazie a quella spirale del silenzio che tacita opzioni e espressioni minoritarie e dissenzienti e comportamenti difformi.
Sono le nuove forme della vergogna soggette a ostracismo e anatema, che ci viene raccomandato di reprimere, oscurare e non manifestare, da combattere con i ritrovati della scienza e del progresso, da contenere riconoscendole negli altri appartenenti a una maggioranza che si coagula grazie a una supremazia morale fatta di amaro e mediocre conformismo.
Certo, il solito vecchio moralismo perbenista e falso, ormai davvero insopportabile. La solita retorica sulla “sacralità della vita”, valida solo quando vogliono loro….. una Vita che improvvisamente non vale più niente quando si obbligano le persone a metterla a rischio con un vaccino velenoso..
Si può leggere (!) :
https://comedonchisciotte.org/il-4-marzo-a-roma-maxi-denuncia-al-governo-draghi/
L’ultima parte ricorda molto “Il congresso di futurologia” di Lem! Chi sa cosa ci propinerà mamma Pfeizzer in futuro…