Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ho fatto un sogno, il green pass era di carta come prima della “rivoluzione digitale” che in cambio del controllo di ogni nostro movimento, desiderio, prestazione e consumo dovrebbe risparmiarci dalla fatica fisica, salvo gli essenziali che lavorano nelle miniere di silicio, quelli che cuciono i nostri outifit, quelli che consegnano la nostra pizza e molti altri agli ultimi stadi della piramide del capitale umano.
Si vedeva una piazza dove i cittadini vaccinati convergevano per fare un falò del prezioso salvacondotto: finalmente si erano accorti del miserabile paradosso, che una costrizione dovesse essere accettata per aggiudicarsi una libertà fatta di normali comportamenti e piccole licenze trattate come privilegio esclusivo e meritato in virtù dell’obbedienza.
Era solo un sogno, di quelli che arrivano sul limitare del giorno, in quelle ore che dopo gli incubi notturni regalano un po’ di fiducia. E difatti è seguita la preghiera laica del mattino, la lettura delle voci libere e responsabili d’Italia, come quella di un blogger molto seguito e citato perfino da MicroMega che si compiace dell’ossimoro di una destra matura e democratica e che io invece non cito se non come angusto simbolo del servilismo a qualsiasi regime in auge, che magnifica le virtù della persuasione morale in luogo della coercizione violenta. Usando però la dolce indulgenza che si riserva ai trastulli delle anime belle illuse e visionarie, per dimostrare che in casi estremi l’unica forma di convincimento lecito è l’obbligatorietà, sono le leggi marziali, è la mano di ferro, liberatasi dal guanto di velluto, del generale della Nato cui è affidata la tutela della nostra salute.
Ammette a malincuore, è vero, che “ci sono mille ragionevoli e irragionevoli motivazioni per diffidare dei vaccini, considerando che si tratta di un virus di cui fino a due anni fa nessuno sapeva nulla, che studi e sperimentazioni sono stati condotti in tempi record, che conoscenze, prescrizioni e indicazioni della comunità scientifica sono cambiate più volte, spesso contraddicendosi”, ma, ammonisce, da vaccinato, quindi patentato e abilitato all’impiego dell’illuminata Ragione, che solo gente ignorante, irrazionale, barbara o mossa da opachi interessi, può mettere in dubbio i dogmi, le regole, le misure predisposte con avvedutezza e previdenza “dalla comunità scientifica, dalle autorità europee e internazionali” con il sostegno tutto della “stampa occidentale nel suo complesso”.
E tutti a far si con la testa al cospetto di tanto longanime buonsenso, quelli che nello stesso profilo social nel quale lo ripropongono, esibiscono la loro militanza contro i soprusi dell’avamposto occidentale in Palestina o deplorano l’acquisto di armi farlocche per dimostrare il proprio ossequio alla Nato quella dove esercita il generale in carica; quelli che a intervallo regolare fanno bella mostra del cerotto simbolico o dell’app prontamente scaricata e delle lagnanze perché dai bugiardini che leggono, addirittura meno dell’impopolare informativa sul vaccino, si capisce che l’industria farmaceutica specula per lucrare sulle malattie e sul dolore; quelli che alternativamente reclamano il rispetto della privacy e denunciano le censure della rete e al tempo stesso plaudono al lasciapassare che aggiorna sulle loro condizioni di salute il barista, o al dispositivo collocato all’ingresso della Posta o di Sephora che denuncia il loro 37 e 4.
Deve proprio trattarsi del successo dell’immunità di gregge tanto decantata, che permette di non esporsi al contagio e agli effetti della libertà, della giustizia e della solidarietà.
I più accaniti fan del green pass, tutti piacevolmente circolanti nelle geografie del ceto signorile progressista e riformista ormai posseduto dall’ideologia neoliberista, possiedono tutta la strumentazione del tradimento della ex sinistra parlamentare e del consolidamento di valori e principi della destra che non avrebbe mai dovuto far parte dell’arco costituzionale, nemmeno con indosso il doppiopetto.
E difatti di Hanna Arendt ricordano per sentito dire la definizione di vite nude impiegata per marchiare col disonore leggi razziali che hanno tolto patria identità documenti e diritti agli immigrati, che oggi vien buona per la riduzione a individui di serie B di concittadini che non accettano la violazione del loro libero arbitrio.
E dimenticano invece che la banalità del male, promossa grazie all’adesione a un pensiero comune indotto grazie alla propaganda e alla autorizzazione a dare sfogo a istinti primari e e bisogni animali, in contrasto con ragione e civilizzazione, definisce proprio la rinuncia a pensare e a decidere di conseguenza, a informarsi, riflettere e scegliere per stabilire la differenza e i confini tra giusto e ingiusto e tra lecito e illecito e illegittimo anche quando viene stabilito a norma di legge o Dpcm.
Sono gli stessi, anche focosi sindacalisti del passato e tremebondi sindacalisti di oggi, che dopo aver rinunciato da tempo alla battaglia contro le schedature del personale, pensano che sia accettabile quella dei cittadini, che adesso distingue tra potenziali portatori di Covid e “sani”, domani si estenderà all’aggiornamento sulle patologie che presentato controindicazioni al lavoro, al monitoraggio della prestanza e dunque dell’effettivo contributo del lavoratore alla valorizzazione del capitale umano e alla crescita del Paese.
Sono gli stessi che aborriscono la consegna alle lusinghe del commercio online, alla sostituzione dei luoghi della socialità doverosamente sanificati e rispettosi del necessario distanziamento con outlet e centri commerciali, ma che vedono di buon occhio la tessera punti che premia il consumatore e il frequentatore, sanitariamente equo e sostenibile, di pubblici esercizi, avendo già provato il brivido del concorso a premi vaccinale, siringa contro birretta, contro biglietto omaggio, contro sconto.
E quindi sfido i fanatici del lasciapassare meritato in cambio del rischio assunto per compiacere BigPharma, per il rispetto delle leggi marziali, per accedere al cosmopolitismo low cost, pronti a cedere alle minacce dei decisori che vogliono applicare discriminazioni su larga scala anche ai minori, in modo da mettere i buoni in classe e i cattivi non nell’ultimo banco a rotelle, ma in castigo a casa, ecco lo sfido a portarci le statistiche dei lavoratori che dopo aver accettato il diseguale trattamento nelle fabbriche, negli uffici, nel grandi magazzini, sui mezzi pubblici, oggi si assoggettano a un controllo in più, a una penalizzazione in più, a una disuguaglianza in più, pensata, come se non bastasse, proprio per stabilire che qualcuno “vale” di più, mentre loro non valgono e non sono un cazzo.
Deve proprio trattarsi del successo dell’immunità di gregge tanto decantata, che permette di non esporsi al contagio e agli effetti della libertà, della giustizia e della solidarietà.
I più accaniti fan del green pass, tutti piacevolmente circolanti nelle geografie del ceto signorile progressista e riformista ormai posseduto dall’ideologia neoliberista, possiedono tutta la strumentazione del tradimento della ex sinistra parlamentare e del consolidamento di valori e principi della destra che non avrebbe mai dovuto far parte dell’arco costituzionale, nemmeno con indosso il doppiopetto.
Scenderò di nuovo in piazza, oggi come tante altre volte in vita mia, semrpe contro il potere. Non mi resta molto altro da fare e sicuramente non mi resta neint’altro da leggere e da scrivere, da capire e far capire. Purtroppo, è così.
Risparmiati, molti dei chiacchierano contro il regime fanno parte indirettamente del regime… ti manderebbero in prima linea a prendere legnate per poi dire che i poliziotti, spesso loro amici, sono violenti… in itaGlia, fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare.
“Cura” te stesso, Non curarti della propaganda e delle frigne anche bugiarde degli altri…
Quest’articolo è di Anna Pulizzi o di Anna Lombroso?
@Curious: basta leggere…
Sui tag sopra al titolo c’è scritto Anna Pulizzi, sotto al titolo c’è scritto Anna Lombroso… forse l’hanno scritto insieme
Hai ragione, non ci avevo fatto caso… boh…