Finora non me la sono sentita di ricordare i vent’ anni del G8 di Genova e i fatti della Diaz perché forse è venuto il tempo di comprendere più che di allestire celebrazioni. Ma non ho scritto nulla anche per vedere se per caso qualcuno avesse avanzato qualche idea interessante e fosse riuscito a costruire un ponte tra quel lontano 2001 e questo terribile 2021.pandemico, ma per quanto abbia girato non ho trovato alcun tentativo di costruire un qualche parallelo, nonostante esso sia facilmente visibile sotto vari aspetti. In primo luogo perché fu in quel G8 che furono messe a punto le deregolamentazioni che hanno definitivamente finanziarizzato l’economia, che vennero eliminate le basilari differenze tra banche d’affari e banche commerciali, che fu cancellato il sistema di dazi, mettendo le premesse per la crisi di molte economia nazionali. E fu sempre in quel G8 che venne stabilito in un certo senso il primato dell’impresa privata relegando il ceto politico a un ruolo ancillare. Per carità tutte cose che erano già nell’aria alla fine degli anni ’90, ma che dovevano essere messe a punto in vista dell’entrata in circolazione di lì a pochi mesi dell’euro, la nuova moneta simbolo di queste trasformazioni. Oggi queste cose non le ricorda più nessuno e persino il testo finale di quel G8 è quasi impossibile da trovare se non a pagamento. La cosa era talmente impattante che il cancelliere tedesco di allora ossia Gerhard Schröder ebbe un momento di ripensamento e si allontanò al momento della foto finale, quasi che si vergognasse di far parte de quel consesso e solo all’ultimo fu riacchiappato e portato di fronte al fotografo.
In poche parole fu allora che furono poste le premesse perché un ristretto di gruppo di persone potesse governare il mondo occidentale al di à e al di sopra delle istituzioni democratiche: senza quel G8 oggi non avremmo la mistificazione pandemica, semplicemente perché non ci sarebbe la possibilità di metterla in piedi. Analogamente anche i ” fatti di Genova” furono in qualche modo pianificati, compresa la vicenda della Diaz: in realtà per quanto forti potessero essere le proteste la reazione fu inutilmente violenta e barbara, innescata peraltro dalla comparsa dei black block che sono poi niente altro che provocatori letteralmente inventati dal potere per rendere ardua ogni vera manifestazione senza il pericolo di venire travolti da .sedicenti oppositori che infatti non vengono mai catturati, nemmeno per finta: sono i fantasmi grazie a i quali si può infierire sulla folla anche senza alcun motivo se non quello di creare paura nell’esercitare i propri diritti. . Insomma a Genova possiamo facilmente scorgere la lucida creazione di un dramma destinato ad essere un monito per il futuro per chiunque volesse manifestare il proprio dissenso. Un dramma che ha avuto successo: basta vedere la cautela con cui ancora oggi cui scendono in piazza le persone che sono state letteralmente rovinate dalle misura della pandemia mistificata.
Niente si svolse in maniera del tutto casuale: si voleva arrivare allo scontro tanto che furono concentrati a Genova addirittura 11 mila uomini . Non regge proprio la tesi sbandierata per anni soprattutto dalla destra, della polizia che reagisce, magari in modo esagerato, alle violenze dei devastatori: le cosiddette forze dell’ordine arrivarono a Genova già belle cariche per conto loro, ansiose di regolare i conti con le “zecche” e di intimidire preventivamente i possibili testimoni, compresi i reporter delle testate più istituzionali. Del resto nessuno è più feroce e violento di una pecora a cui si concede un artiglio e già da mesi si stava preparando l’atmosfera giusta per lo scontro e per aizzare gli istinti in assoluto più cretini e spregevoli del Paese. A ben vedere è stata la prima di un a lunga serie di “creazioni” del potere che adesso sono sfociate in un assalto planetario contro la libertà di cui qualche rimbambito vagante nemmeno si accorge mentre recita il suo demente rosario di frasi fatte.
Ecco perché bisognerebbe in un certo senso “ricominciare da Genova” riconoscendo che è stato il primo a abominevole atto di un reset che adesso sta giungendo al suo esito finale. Che noi si tratta propriamente di venti del passato, ma del nostro presente. E in definitiva proprio questi giorni ci dimostrano che questo potere cinico, che appare onnipotente , ha una paura matta della piazza che in un momento potrebbe strappare lo scenario così accuratamente costruito.
Mi permetto di portare un contributo di esperienza diverso dal solito schema manifestanti buoni-black block cattivi e dietrologie varie, con al figura dell’ “infiltrato”. Ammetto chiaramente che ci furono infiltrazioni da parte dei militari dle dominio, ma c’era veramente di tutto.
Lo sbaglio che continua ancora a fare la sinistra è quello di ostinarsi nella rimozione della rivolta combattuta da migliaia di persone, oltre ai black block. Quello che bidsogna testimoniare, e che la sinistra e l’attuale area della critica complottista odierna vogliono omettere per manipolare la narrazione storica, è che il G8 fu la passerella dei potenti, certo, ma anche di coloro che si erano auto-proclamati salvatori del mondo, intendo i pacifisti e i dmeocratici e i sindacalisti, assieme alla componente antagonista di veneti e milanesi (ex autonomia e Casarin per intenderci).
Questi ultimi erano l’ingranaggio finale della sinistra istituzìionale secondo lo schema “ruffiano” di addomesticare e recuperare il dissenso e la rivolta, per poi andare a contrattare al ribasso la concertazione eil volemose bene coi potenti.
Quelle oligarchie ribadirono che, con o senza black block, non ne volevano sapere proprio più niente di mediare con nessuno, non avevano più bisogno di mediatori ma solo di lecchini senza se e senza ma. Dall’altra parte chi si oppose con forza e violenza lo fece per spazzare via il dannoso teatrino sociale dello scontro simulato e del proletariato inc..to.
Uno come Carasini, se non lo si è capito allora non lo capirete mai. E continuate a comportarvi come la sinistra da cui tanto credete di distinguervi, quano invece oggi dovete chiedervi anche se vi potete distinguere antropologicamente dalle oligarchie di cui tanto parlate male.
In Francia pare certe menate non fanno presa. In Italia i preti laici hanno passato il disserbante morale e continuano a farlo: scendi in paizza, oddio gli infiltrati.
Non è solo l’infiltrazione una maniera di essere corrivi al potere, ma c’è anche quella molto dannosa di accreditarne e ripeterne gli schemi moralistici per cui la loro è forza, quella dle popolo è sempre violenza ingiustificabile.
G8 a Genova, luglio 2001
In quei giorni non avevo nessuna intenzione di andarci a Genova, non mi piaceva il clima “pacifista” che si era creato, non mi ispirava quella protesta per me senza capo né coda. E se devo dirla tutta non mi piacevano le “tute bianche” e nemmeno gli intellettualini che spintonavano per avere qualche visibilità.
Nessuna voglia di andare a Genova in quei giorni.
Nessuna voglia di andarci, ma gli aggiornamenti su quanto stava succedendo in quella città e della morte di Carlo le sentivamo per Radio, o attraverso qualche compagno che era già partito e non era possibile restare inerti.
Era il 20 di luglio del 2001 e le notizie di aggressioni assolutamente gratuite da parte della polizia e di chi più ne ha più ne metta, ci spinsero a partire per Genova.
Come detto non mi piacevano i Farina, i Casarini, ma si stava consumando un crimine e volevo, volevamo, esserci per esprimere la nostra indignazione, per dire che erano dei torturatori criminali fascisti.
Non ricordo tutto bene come avvenne, ma dopo qualche ora ci ritrovammo su una macchina in quattro sull’autostrada per Genova.
Quei poco più di 120 chilometri trascorsero praticamente in silenzio, tranne qualche telefonata a compagni che si trovavano già a Genova o altri che vi si stavano recando.
Arrivammo e posteggiammo la macchina fuori dal centro per essere più agevoli nel ritornare indietro la stessa sera o il giorno dopo.
Attraverso telefonate cercammo di individuare in quale punto si trovava il corteo e ci avviammo per raggiungerlo.
Prima di continuare credo sia utile una precisazione: non sono uno che non ha vissuto esperienze traumatiche: sono stato arrestato dai carabinieri, torturato tenuto in isolamento per 38 giorni, ancora picchiato e minacciato, questo dato può aiutare a comprendere quello che sto per dire, non so se le parole possono descrivere quanto intimamente ho vissuto, le scene viste e respirate, molto più che subite.
Arrivammo nei pressi del corteo e stavamo cercando di trovare una collocazione momentanea in attesa di cercare, contattare persone che conoscevamo.
Ma non ci diedero il tempo perché all’improvviso sono cominciate le cariche bestiali contro chiunque si trovasse di fronte o nei paraggi, non solo una gigantesca caccia all’uomo-donna-bambino, ma un fare tabula rasa verso chiunque respirasse, verso chiunque si trovasse in strada.
Quelle odiose divise le trovammo a poche decine di metri e cercammo di scappare, di trovare un rifugio ma non sapevamo in quale direzione andare e non sapevamo a chi chiedere aiuto, le porte, finestre erano sprangate e comunque correvamo senza nemmeno guardare dato che i poliziotti erano sempre vicini.
Ricordo che passavamo da alcune vie che pareva non ci fosse nessuno e di colpo spuntavano armati di bastoni, manganelli, fucili e pistole.
Le camionette, i gipponi, le sirene erano presenti in ogni strada o carrùggi, anche quando non c’erano perché oramai la loro violenza, la loro turpe presenza aveva occupato tutte le strade, tutta l’aria.
E l’aria? Cosa era diventata l’aria? Si era trasformata in gas cs lanciato dalla polizia.
Il gas cs (orto-clorobenziliden-malononitrile), vietato perché può essere letale.
Le scene che abbiamo visto erano terrificanti, botte e chiunque incontravano, calci, pugni e sputi, manganellate senza guardare dove colpivano, urla, insulti e tanta-tanta rabbia. Erano automi drogati, legittimati, preparati a picchiare, si capiva che avevano carta bianca…dove passavano lasciavano sangue ed ossa e teste rotte.
I fascisti, diretti eredi del ventennio, presenti nella camera di regia avevano svolto bene il loro lavoro.
In poco tempo quanto avveniva aveva creato un clima di puro terrore, l’aria era irrespirabile, la paura si attaccava addosso insieme alla disperazione di non sapere dove andare, la certezza che da lì a poco toccava a noi cadere nelle loro mani feroci.
E fu veramente così, per l’ennesima volta ci rubarono l’innocenza, i vent’anni a venire lo dimostrarono abbondantemente.
Francesco Giordano
Milano, luglio 2021
Io ci andai e ci andai senza alcuna innocenza, a combattere. Mi avevano raccontato già di Franco Serantini e di tante altre storie, ma anche di chi la fece pagare al medico che condanno Serantini. Non fate l’errore di omettere la vera storia della lotta degli sfruttati specie quando tirano fuori lgi artigli. Altrimenti sarà sempre la stessa triste storia come quella racocntata raccontata da te.
Ecco perché bisognerebbe in un certo senso “ricominciare da Genova” riconoscendo che è stato il primo a abominevole atto di un reset che adesso sta giungendo al suo esito finale. Che noi si tratta propriamente di venti del passato, ma del nostro presente. E in definitiva proprio questi giorni ci dimostrano che questo potere cinico, che appare onnipotente , ha una paura matta della piazza che in un momento potrebbe strappare lo scenario così accuratamente costruito.