download (3)Dopo il secondo conflitto mondiale Santa Claus fu richiamato con tanto di slitta, renne ed elfi nei meccanismi  propagandistici della guerra fredda. L’estremo occidente americano doveva in qualche modo attrarre e normalizzare l’Europa appena conquistata, ma anche vaste aree dell’ Asia alle quali imporre le proprie allegorie e pure Babbo Natale divenne una cosa seria, anzi preziosa perché lavorava sia sulle vecchie che sulle nuove generazioni  cui portava un messaggio di abbondanza e benessere purché si fosse buoni ed obbedienti. Proprio per questo Santa Claus e tutto l’universo che si era creato attorno a lui cominciò a suscitare l’interesse di studiosi attratti dalle incongruenze della sua figura e l’incertezza della sua nascita.

Nel 1954 lo storiografo, Charles W. Jones, pubblicò sul New York Historical Society Quarterly un articolo nel quale dimostrava che era quanto meno improbabile che fossero stati gli olandesi di Nieuw Amsterdam  a importare Babbo Natale per il semplice fatto che essi appartenevano alla Riforma olandese, la quale ritiene eretica la venerazione di tutti santi, ma in modo particolare quella di San Nicola. Jones produsse documenti appartenuti ai primi coloni dei Paesi Bassi in cui sono indicate delle vere e proprie leggi le quali vietavano ogni celebrazione del supposto San Nicola. D’altro canto la prima citazione scritta di Santa Claus non ha nulla a che vedere con la colonizzazione olandese e compare invece molto dopo nel bollettino di Rivington del 23 dicembre 1773 nel quale si dice “Lo scorso lunedì l’anniversario di San Nicola, altrimenti chiamato Babbo Natale, è stato celebrato nella Sala Protestante, presso il signor Waldron; dove un gran numero di figli di quell’antico santo celebrava la giornata con grande gioia e festa”. Dopo questo accenno che ha chiarissime connotazioni antinglesi contrapponendo Santa Claus a San Giorgio bisognerà aspettare Washington Irving perché Babbo Natale fosse salutato come il primo notevole lavoro di immaginazione nel Nuovo Mondo.

In aggiunta a questo Jones, fa derivare il nome non da uno storpiamento fiammingo (olandese ) di San Nicola, bensì da un’espressione coniata molto tempo prima in Svizzera e Germania e portata dai migranti in America, cosa che del resto è anche più naturale visto che la maggior parte dell’immigrazione bianca più antica nel Nuovo continente è di origine tedesca. E poi perché se il giorno celebrativo di San Nicola era il 6 dicembre per quale motivo la data fu spostata al 25 dicembre? Certo di adattamenti è pieno il mondo, ma è improbabile che un santo venerato in maniera cosi estesa, cambi così facilmente funzione e celebrazione. Evidentemente Santa Claus è un adattamento linguistico, ma si tratta di un personaggio assai diverso da San Nicola.

E seguendo la pista tedesca la maggior parte dei ricercatori giunse alla conclusione che si trattasse di una commistione di elementi che avevano tuttavia la loro radice in alcune leggende nordiche incentrate su un mago che punisce i bambini cattivi e premia con dei doni quelli buoni. Di qui il salto ad individuare il prototipo di Babbo Natale in Wotan o Odino che solca i cieli del solstizio di inverno sul suo carro è persino ovvio, anzi funziona ancora meglio con Thor, dio del fuoco, rappresentato come una divinità corpulenta, gioviale ed amichevole verso gli umani, con una lunga barba bianca e abituato a viaggiare partendo dal suo palazzo tra gli iceberg del polo Nord su un carro trainato da due capre,  Cracker e Gnasher.  Per di più essendo padrone del fuoco gli erano sacri i camini da cui spesso scendeva per incontrare gli uomini.

Non c’è dubbio che i punti di contatto siano davvero molti, ulteriormente avvalorati dalgeorg_von_rosen_-_oden_som_vandringsman_1886_odin_the_wanderer_0 fatto che Thor ( a sinistra in un dipinto di George von Rosen) è stato il dio pagano che è sopravvissuto più a lungo alla evangelizzazione delle terre del nord , mentre ancora oggi in Svezia Babbo Natale è identificato con lui, ancorché americanizzato e anch’esso passato attraverso il bagno iconografico della Coca Cola. Così con grande sorpresa vediamo che il Natale di Cristo è oggi rappresentato, attraverso un lunga catena di trasformazioni e di suggestioni sinergiche  da uno dei suoi antagonisti il che è un risultato davvero sorprendente. Messa così la cosa è  paradossale, ma anche troppo semplice e nasce per giunta in un epoca di revanscismo folklorico sassone. Non c’è dubbio che la formazione di Babbo Natale abbia attinto inconsapevolmente o meno alla mitologia nordica per così dire più nobile e meno inquietante, ma queste genealogie dai grandi dei del nord sanno molto di Jane Austen e di quella tradizione letteraria così avulsa dalla realtà storica e sociale, dal rumore dei suoi stivali che avrà poi un lungo seguito nella letteratura anglosassone sia come fondazione di un’astratta e salvifica correttezza, ma anche sotto le molte forme di evasività e minimalismo che vanno dal gotico al giallo, dall’ironia di Wilde al cachinno di Bukowski. Le origini troppo nobili lasciano sempre dubbi e dunque conviene tornare proprio al punto nel quale abbiamo cominciato, ossia a San Nicola o meglio alla sua leggenda trasferite al Nord dall’ambiente mediterraneo nel quale è nata.

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