Per farsi un’idea dei tempi che stiamo vivendo e del passaggio che stiamo affrontando bisogna leggere fra le righe come si diceva nell’Ottocento o freudianamente come si diceva nel secolo scorso: occorre fare attenzione a ciò che spesso dicono anche i più vigorosi e i più benemeriti critici della narrazione vaccinale quando sostengono che 8 miliardi di persone sono state sottoposte ai sieri genici spacciati per anticovid. Si certo, questa era senza dubbio l’intenzione, ma in realtà solo i cittadini occidentali sono stati punti con i vaccini a mRna perché molti Paesi come Russia e Cina hanno usato solo i loro vaccini di concezione tradizionale e non genici, mentre nel resto dell’Asia, del Sudamerica e dell’Africa e persino in qualche Paese europeo ci sono stati mix di vaccinazioni con i sieri di Pfizer e Modena e con i vaccini russi, cinesi e anche cubani che molto sperso sono stati utilizzati in quantità maggiore rispetto a quelli di Big Pharma.
Per carità niente di grave, ma da questo emerge come sia ancora forte la spinta inconscia a considerare l’occidente come l’unico punto di riferimento e benché chi cade in questo lapsus sia spesso critico della globalizzazione e dei poteri profondi che agiscono sotto e sopra quelli istituzionali, se appena si distrae, non riesce a sottrarsi all’idea dell’occidente come unico centro possibile di attrazione universale. E questo ovviamente provoca molte difficoltà nella comprensione del mondo multipolare e dunque anche degli eventi che lo stanno rendendo concreto o delle sfide politiche ed economiche che si impongono specie a Paesi come il nostro che sono vissuti da 80 anni con le spalle coperte, ma anche con le mani legate dal padrone americano. Addirittura i meno avvertiti hanno timore del passaggio a un altro padrone, meno benevolo, anzi persino comunista come la Cina. Stando al fatto che il reddito pro capite cinese è aumentato i termini reali di 300 volte in mezzo secolo, mentre il mostro è diminuito nello stesso spazio di tempo forse dovremmo riflettere con maggiore attenzione e cognizione di causa alla rozzezza delle nostre coordinate politiche, ma a parte questo mistero che si presenta alla borghesia italiana per la quale il significato della libertà è spesso solo la libertà dai controlli, il fatto è che la Cina non ha alcuna intenzione di sostituire l’America e il suo feroce impero planetario che si è costruito cominciando con la strage dei nativi, poi dichiarando proprietà esclusiva tutto il nuovo continente, poi sostituendo il ruolo della Gran Bretagna imperiale dentro la stessa anglosfera e intervenendo intervenendo in maniera ambigua nelle guerre europee fino ad arrivare alla gentile di richiesta di suicidio che viene formulata oggi e che una classe politica corrotta ha subito sposato.
Chi non ha studiato la cultura cinese, magari pensando che imparare a usare le bacchette a tavola sia sufficiente, non immagina quanto Pechino possa essere lontana da una simile ipotesi e quanto lo sia l’intera storia cinese. Certo la prevalenza commerciale le sta molto a cuore, ma questo in un’insieme di scambi che vada bene per entrambi gli interlocutori perché è solo in questo modo che si ottimizza il vantaggio. Nessuno nell’ex celeste impero penserebbe che per mantenere il comando bisogna sabotare oleodotti, rubare brevetti e idee, creare un infinito caos e milioni di morti come sostituto di un ruolo produttivo ormai quasi esclusivamente legato alle armi e al ricatto. La Cina non ha alcun bisogno di tutto questo perché è in effetti la fabbrica del mondo. Ma la paura è tale che adesso è diventato di gran moda denigrare la Cina e dipingerla come una sorta di sosia dell’occidente sempre violento, ma ormai pigro e privo di idee, attribuendo ad essa tutti i mali che sono invece nostri e arrivando persino ad incolparla dello sfruttamento dei bambini in Africa che è invece una tipica specialità occidentale da secoli,. Chissà, magari chi si spinge a creare queste sostituzioni sono persuasori in sonno risvegliati per impedire che il nostro Paese abbia una minima incertezza rispetto al mettersi il cappio al collo e imiti lo spettacolo in auge nel teatro del Washington consensus. Ma di certo ci manca solo la sinofobia per renderci definitivamente patetici in questa incapacità di uscire dai moduli di dipendenza del passato pur rendendosi conto che è ormai vitale farlo.
Tutto d’un tratto stessi che giusto tre anni or sono ci invitavano caldamente a baciare in bocca ogni cinese che incontravamo… ora prendono distanze da Cina!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/