E’ ufficiale: a capo del Fmi c’è una cacciatrice di frodo, anzi di frode. Christine Lagarde che andò a sostituire Strauss Kahn dopo il noto incidente della cameriera, è indagata in Francia per abuso d’ufficio, (negligenza, secondo la dizione francese) nonostante le moltissime pressioni interne ed esterne per farne solo un “testimone assistito”, posizione che nella giurisprudenza transalpina è a metà tra l’indagato e il semplice teste. E’ una vicenda che va avanti da parecchi anni e consiste nell’accusa di aver favorito il miliardario Tapie nelle sue richieste di risarcimento per l’affare Adidas, quando la Lagarde era ministro del tesoro sotto Sarkozy.
Chi voglia approfondire la vicenda può trovare su Le Monde tutti i particolari, ma detta in soldoni è questa: Tapie a 10 anni dalla sentenza della Corte di Cassazione che gli aveva negato l’indennizzo richiesto al Credit Lyonnais, ritenendo di avere alle spalle un governo “amico”, chiese e ottenne dalla Lagarde che a risuscitare e dirimere la vicenda fosse un un collegio arbitrale privato, il quale assegnò al miliardario un risarcimento di 405 milioni di euro a fronte di una supposta perdita di qualche milione di franchi. Tutti soldi pubblici perché nel frattempo il Credit Lyonnais a cui il tycoon chiedeva i soldi era fallito e l’insieme di debiti era passato alla mano pubblica (i crediti invece al Credit Agricole) . Ci fu uno scandalo e l’opposizione chiese alla Lagarde di presentare un ricorso: ma la signora si rifiutò assolutamente di compiere questo passo che probabilmente avrebbe sottratto a Tapie l’immensa somma incassata .
Non ci vuole un naso particolarmente sensibile per sentire l’odore del marcio in tutta questa vicenda, anche senza andare ad esaminare le bugie dette, i non sapevo e i non ricordo che costellano l’indagine, così come è evidente dove portino certe forme di privatizzazione della giustizia che cominciano ad affacciarsi nelle sempre meno democrazie occidentali. Sia la Lagarde che sostiene di non pensare nemmeno a volersi dimettere dall’Fmi, sia lo stesso fondo monetario che si trincera dietro un no comment benevolo nei confronti della direttrice generale, sono probabilmente convinti che favorire un tycoon, inventandosi un nuovo grado di giudizio per aggiustare un contenzioso al di fuori delle normali vie legali ed anzi contro di esse, sia sostanzialmente giusto. Ciò che noi chiamiamo berlusconismo avendo fin da subito accettato che a fare le leggi sia chi si considera al di fuori delle stesse, è in realtà uno spirito del tempo che man mano va prendendo forma e sostanza in quei centri di governance globale e informale che sta sostituendo la cittadinanza reale.
Quando la Lagarde è stata assunta alla direzione del Fondo monetario la vicenda era in pieno sviluppo e forse un organismo che impone sacrifici e spoliazione di diritti a milioni di persone, che fa parte integrante della troika, avrebbe potuto evitare di mettere nella poltrona più prestigiosa qualcuno che si trascina dietro queste ombre: solo che appunto la cosa non è più sentita come un vulnus, anzi come una prassi normale e forse pure lodevole. Il ministro che favorisce un tycoon non fa che bene, soprattutto se a sganciare è la mano pubblica. E del resto non siamo proprio noi italiani i felici destinatari della lettera Draghi -Trichet? Ovvero di due individui che a capo delle rispettive banche centrali non si accorsero l’uno dei disastri di Mps e l’altro -per tornare a bomba – degli assurdi sprechi del Credit Lyonnais, che solo tra il ’92 e il ’93 costarono ai cittadini francesi 100 miliardi di franchi e che comunque non salvarono la banca?
La Lagarde d’altronde ha acquisito molti meriti: ha ricattato il Parlamento greco perché non facesse il referendum per mezzo di un cd nel quale erano elencati gli investimenti esteri degli onorevoli di Atene, ha profondi legami con l’amministrazione di Washington tanto da essere in stretto contatto col segretario alla difesa del tempo di Clinton ed ora lobbista dell’apparato militare e mostra di poter essere facilmente “guidata”: una bozza di lettera a Sarkozy, trovata dopo la perquisizione nella sua dimora parigina recita: “Se mi utilizzi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace, senza sostegno rischio di essere poco credibile. Con la mia immensa ammirazione.” Questo per un tipino da brasserie di periferia come l’ex presidente francese.
Ecco a chi siamo in mano.
Ciao Marzia, cercando e cercando ho finalmente trovato un sito americano straordinario che si chiama Counterpunch che non fa solo riflessione politica ma analisi anche di tipo storico affidata per lo più ad accademici americani inorriditi al pari di noi della piega che hanno preso gli Stati Uniti. Ti consiglio la lettura di questo lunghissimo ma illuminante articolo di Bill Blunden, appena pubblicato, che permette di passare dal complottismo alla realtà: http://www.counterpunch.org/2014/09/02/the-zero-sum-game-of-perpetual-war/.
Bellissimo articolo, formulo solo un’osservazione a margine.
Quando Mr. Simplicissimus afferma che Berlusconi non era un’anomalia ma un’espressione dello spirito del tempo fa fare un passo avanti importantissimo alla discussione perché coglie la caratteristica della storia recente (e anche non recente, secondo me) ossia che il mondo va avanti perché c’è una teleguida che di fatto gestisce, se non i singoli eventi, il decorso complessivo in ogni singolo paese. Tanti hanno parlato di questo pilotaggio remoto ma solo oggi, con internet, riusciamo a trovarne le prove e, anzi, le prove sono perfino sovrabbondanti rispetto all’esigenza di dimostrare l’esistenza di questo coordinamento globale che avviene in segreto e nella totale intrasparenza. Il segreto, insomma, è ormai solo di Pulcinella. Quello che ancora rimane da fare, però, è trarre le debite deduzioni, risalire nel tempo, arrivare a spiegare tutta la storia recente come frutto di una tradizione di pilotaggio telecomandato che potrebbe perfino datare da quando nacquero e si imposero come indispensabili le istituzioni bancarie. Sono diversi secoli di storia che vanno completamente rispiegati perché quando il barone Rothschild affermava nell’Ottocento di essere il vero padrone dell’impero britannico non si trattava probabilmente di una boutade ma di un lampo di verità che il barone si lasciò sfuggire nella certezza che nessuno gli avrebbe mai creduto. Cercando cercando, sono sicuro che di questi lampi di verità se ne troverebbero molti. La cultura, che in questi ultimi decenni ha accumulato colpe inenarrabili (anzi no, narrabilissime, se si volesse solo perderci un po’ di tempo) ha ora una buona occasione per riscattarsi e dimostrare di non essere del tutto morta e rinsecchita.
Caro Roberto Casiraghi, quanta verità nel tuo come sempre interessante commento.
Il percorso di ricerca ed analisi soprica che va compiuto, è esattamente quello che indichi.
Anche a costo di scontrarsi con le inevitabili contumelie di chi, senza originalità alcuna, ci vede il sempre esecrabile “complotto plutogiudaicomassonico”.
Anche correndo il richio di scoprire che… forse è proprio così…