terroreIl terrore che le elezioni europee possano mettere in crisi l’arcadia felix della finanza e gli strumenti di una facile distruzione di diritti e salari in favore del profitto, può anche rendere ridicoli. Il premier Renzi una settimana prima dell’apertura delle urne parteciperà con diretta rai incorporata a non so quale partita del cuore, imitando il Gianni Morandi nazionale: fatti mandare dalla Merkel a prender ciabatte. Mentre il Corriere della Sera, nonostante i bilanci disastrati, distribuirà gratuitamente 20 milioni di copie in cui si parla della ripresa prossima ventura. Una presa in giro nel solco della tradizione ormai acquisita dal quotidiano degli Alesina & company.

Cose di questo genere non avvengono certamente per le elezioni nazionali, segno più che evidente dello spostamento degli interessi e del potere reale, ma anche un segnale molto chiaro di paura: troppi massacri sono stati compiuti, troppa sovranità è stata trasferita dai cittadini alle istituzioni finanziarie, troppa retorica ipocrita è stata consumata per non temere contraccolpi e una severa punizione. Una crescita esponenziale dei cosiddetti euroscettici a Strasburgo non è tanto importante per i numeri in sé, visto che si tratta di un Parlamento da parata, ma perché permetterebbe all’opinione pubblica di rendersi conto della commedia istituzionale di una Ue dove contano stati, burocrati, lobby e finanza internazionale dentro un sistema di potere ormai lontano dalla democrazia.

La preoccupazione maggiore però è che un voto critico nei confronti di questa Europa può avere un effetto bomba proprio sulle governance nazionali che da anni vivono sull’appoggio incondizionato ai diktat, facendosene complici e che sono tutt’ora necessarie a completare il passaggio da democrazia a oligarchia. Una vittoria delle forze di contestazione in Grecia, Francia, Spagna, Portogallo (l’Italia è ormai in stato comatoso e si fa prendere in giro persino da un Renzi) anche se da sponde politiche diverse metterebbe in moto un effetto domino incontenibile. Tanto più che le perplessità crescono sempre di più anche nei Paesi forti – la Germania in primis – dove le ricette applicate hanno creato milioni di sotto occupati.

Del resto per dirla tutta, solo una botta da orbi, in questo caso in senso anche politico, può mettere in crisi un disegno che ormai tiene fuori i cittadini da qualsiasi decisione pur conservando forme e ritualità democratiche. E una moneta unica, ma non comune che è stata la grande invenzione delle classi dirigenti per evitare il calo del saggio di profitto per dirla marxianamente, per aumentare i profitti mandando a spasso la domanda aggregata e giocare sul differenziale dei salari nella globalizzazione per dirla con Keynes, per poter liberamente creare denaro dal denaro ed eliminare lo Stato per citare Soros o aumentare la produttività come dicono gli asini di governo, bocconiani, honoris causa proprio per questo ragliare. Tutte interpretazioni, peraltro integrabili fra loro, che necessitano in ogni caso di una “riduzione” della democrazia e della repressione delle classi subalterne. Un compito che è ormai marginalmente affidato agli apparati dello stato, ma viene svolto tramite la persuasione indotta dai media, la mutazione dell’immaginario e la soppressione delle speranze. O alle strette dalla corruzione. Così abbiamo i venti milioni di copie del Corriere impegnato a narrare le fantasie di ripresa, spacciando per realtà le favole che un Andersen non avrebbe avuto cuore di scrivere o la partita del prode Renzi a cui forse sarà anche concesso di andare a gol, altrimenti si fa la crisi di governo.

Si, ci vuole una botta da orbi, visto che chi naturalmente dovrebbe darla, ha perso il bastone e persino il libretto di istruzioni.