Le comiche finali. Letta da Dublino fa sapere che in Europa gli attribuiscono delle palle d’acciaio, anzi balls of steel come il povero premier immagina che si dica a Monaco o a Parigi e succede come nell’avanspettacolo: il pubblico si sganascia, gli tira i pomodori e gli bercia addosso che semmai racconta palle d’acciaio. Certo abbiamo un duo formidabile: Ci pensa Rocco e Ci pensa Enrico, il sistema riproduttivo italiano nella sua interezza gode buona salute, un po’ meno il lato b dei cittadini costretto a fare le spese di tanta virilità. Però bisogna riconoscere a Letta una certa spavalda impudenza da fighetto che non ha mai lavorato un giorno: metallizzare i propri attributi dopo non aver avuto nemmeno il coraggio di far dimettere la Cancellieri, è come dire di aver pescato uno storione nella fontana di Trevi. Ma si sa che il miles gloriosus è ormai da 2300 anni il carattere più tipico dell’italianità, va da Plauto a Verdone attraversando 90 generazioni: non vorrei che venisse scambiata per le radici dell’Europa vista l’abbondanza di accaniti trifolau di tuberi cultural continentali nei salotti dell’intellighentja.
Ma a proposito di soldati fanfaroni e della Cancellieri: c’è anche Renzi che non smentisce mai la sua maschera. A cose fatte dice che lui la ministra della giustizia non l’avrebbe difesa. E’ stato accuratamente zitto quando il suo parere poteva valere qualcosa, e se ne esce fuori adesso per fare bella figura senza pagare pegno e senza rischiare di compromettere la permanenza dell’amica di Ligresti. Ma qui al miles gloriosus si unisce il Calandrino, quello che pensa di poter far fessi tutti. E in effetti i titoloni su questa farsa canaglia, si sprecano: i media i fessi lo sanno fare a comando e in effetti è una cosa che gli riesce molto meglio di informare.
Cosa ci vogliamo aspettare del resto? Letta in un tweet si è persino attribuito un Dna nascosto da bimbominkia. Nascosto “mika” tanto però: si capisce bene che le sue dichiarazioni avrebbero bisogno di faccine per spiegare che le cose le dice per scherzo o per evitare le formule trite che è costretto ad usare per non dire nulla. L’altro, il fanfarone a posteriori, è di per sé uno smile ed è un vero peccato che sia costretto a ripetere frasi a pappagallo e terminando sempre con un tvb. Entrambi, visto che del popolo non gliene frega nulla, puntano decisamente sull’immagine pop: giovani, belli, freschi e fresconi.
Tanto che sarebbe il caso di dare ciascuno di loro un consiglio:
Ritengo che si è superato ogni limite. Per decenza Berlusconi e la Cancelieri dovevano dimettersi. C’è una Nazione bloccata e improduttiva solo per colpa di una farsa politica. Tanto fumo poco arrosto. Nessuna iniziativa per ridurre il debito pubblico tutti i privilegi della Casta. NULLA compresa una legge elettorale decente.
Anche la trasmissione della Gruber l’altra sera riportava ” steel balls” e produceva 2 persone molto, troppo ambigue e collegate alle ruberie governative!
Non potrebbe la Gruber evitare certe pantomime? Quando tutto cadrà lei che farà, scapperà in “Cermania”? Sì perché credo ci sarà un po’ di gente che vorrà sapere come mai si sprecò per mantenere e pubblicizzare Alì Babà e i suoi 40 (e più) amici!
Ora il pericolo è per Letta: se lo prendono gli infiulnapo le monetine dietro per giocare come si fa con i flipper… Okkio al TILT!
Non ho visto la trasmissione della Lilly però ti credo!
Il miles gloriosus ? Diciamo piuttosto il centurione Cafo. Conoscete la storiella ?
Due anni dopo la morte di Cesare (15 marzo 44 a.C.), venne dedotta in Benevento (42 a.C.) una colonia di veterani che aveva combattuto col dittatore un po’ dovunque, dalla Gallia, alla Bretagna, nella Spagna, in Grecia ed in Egitto. La deduzione fu voluta da Antonio collega del consolato di Cesare ed ora rivale del suo erede Ottaviano e fu guidata da Lucio Munazio Planco che si orientò verso Ottaviano quando gli eventi si volsero propizi a quest’ultimo.
Fra gli invitati a distribuire i nuovi lotti nell’agro pubblico del Sannio e della Campania, operò un rozzo centurione di nome Cafo che si insediò con i suoi nel territorio di Capua dove prese a spadroneggiare. E dovettero essi apparire rozzi e villani a quei campani che conservavano la luce di una vetusta civiltà ed il culto per l’eloquenza, la poesia, la musica ed il canto. “Cafones” furono i seguaci di Cafo .
Possiamo dissanguarci, incacchiairci a più non posso ma quel coltello maledetto è sempre nelle loro mani e noi, poveri cristi in croce, non possiamo farci un bel…cavolo?