Mariaserena Peterlin per il Simplicissimus
Gira in rete l’affermazione documentata, ma vai a capire cosa attualmente si possa davvero considerare documento e dunque verità, che le foto della piazza di Milano, che domenica si sapeva gremita da ultras bersaniani del Pd, fosse invece abbastanza spelacchiata di presenze.
È vero o non è vero? Interrogativo, tutto sommato, laterale: se non si è più in molti a considerare attendibili tutte le news, sono comunque sempre troppi quelli che abboccano a prescindere dal vero e dal verosimile.
Prendiamo, ad esempio e solo per citarla, la logora questione dei sondaggi e del conseguente falso sillogismo sull’inutilità del voto per formazioni o partiti considerati minori. A riguardo una constatazione verosimile è che i dati proposti ai telespettatori sono usati, ma non messi in discussione. Un’altra verosimiglianza possiamo dedurla confrontando il passato, che oggi si evita diligentemente di tramandare alle nuove generazioni, col presente. Si è votato per decenni senza sondaggi; e nessuno potrebbe dimostrare oggi che fosse un male o un distorcere la volontà popolare. Ad esempio cosa sarebbe successo, se ci fossero stati i sondaggi, nel referendum storico, Monarchia-Repubblica, in bilico fino all’ultimo voto e fortemente discusso? Nel lessico famigliare tipico di casa si raccontava che le pressioni erano state fortissime anche se interpersonali; e che alle pressioni filo monarchiche si rispondeva “i savoiardi io li mangio nel caffèlatte“; tuttavia i Savoia rischiarono di rimanere. La frase, un po’ lisa dall’abuso fattone in passato, oggi si potrebbe adattare, perché no, rivolgendola alle orde di lombardo–piemontesi ricchi di pesante sussiego, di leghisti, di maxiregionalisti, di arcoriani e affini: mangiamoceli col cappuccino. Berlusca ha rispolverato addirittura il “ci fa un baffo”: pesantuccio.
In realtà, e a proposito di linguaggio, la propaganda elettorale martella solo chi se ne lascia martellare, ma probabilmente con un po’ di attenzione potremmo guardare in controluce i lessici più levigati e dimostrarne la violenza, così come potremmo scartavetrare quelli più baldanzosi e plebei per metterne in luce la vocazione ad essere petardi: tutto fumo e botti.
Un paio di esempi minini: se Monti dicesse “non sono troppo affezionato al mio cane” c’è da credere che intenderebbe “ho già venduto quel botolo peloso e puzzolente al ristorante cinese dove va a cena mia suocera”.
E quando Grillo sbraita “facce da c. mandiamoli a casa” probabilmente ipotizza un “aggiungi posti alla Camera”. Ma se anche non fosse e dovessimo intendere tutto alla lettera cosa ci dovrebbe preoccupare di più: la paura dell’ingovernabilità o confermare chi ci ha reso ingovernabili?
Un voto è anche un segnale personale e da usare bene. Se non si fosse presa una decisione definitiva sarebbe bello, dolce e, perché no, utile sapere che votare per la trimurti Berlusconi o Bersani o Monti significa condividere il “loro” concetto di utilità. Chi non lo condivida può dunque stare sereno e considerare, in tutta tranquillità, che varrebbe comunque la pena di essere, eventualmente, in minoranza, ma per una causa migliore, più giusta e più onesta della loro.
Non mi faccio da tempo il cruccio se dare un voto non in sintonia coi desiderata di lorsignori sia più o meno utile o dispersivo. Né me ne può fregà de meno della loro “governabilità”, e un voto dato a una formazione non in linea con le prescrizioni di Paoloa Mieli non è un voto dato in più al Berlusca, è anche un voto dato in meno al pd e a Monti: sempre una preferenza in meno al regime conta, no?.
Smontiamo a più non posso quei giochini a tavolino decisi tra Washington, Bruxelles e Francoforte. Riprendiamoci parte della nostra sovranità monetaria. Rinegoziamo gli accordi (unilaterali) capestro. Per farlo ci vuole meno pd-pdl-monti e più forze antisistema. In questo momento mi interessa poco se siano di Destra o Sinistra estrema o che non si riconoscano tali. Bisogna pulire il Parlamento da questo fetidume, e una sola tornata elettorale non basterà. L’importante è non lasciarsi infinocchiare come gli amici greci che hanno soggiaciuto al ricatto della Trojka. Il potere contrattuale che può mettere sul tavolo l’Italia è molto più pregnante (siamo pur sempre tra la terza e la quarta economia dell’area ecofin). Il Premier britannico ha riguadagnato in un sol colpo l’appeal perduto al solo paventare un referendum sull’euro nell’isola d’Albione (vincerebbe a mani basse oggi, alcuni anni fa qualche saggio spin doctor di Tony Blair glielo sconsigliò vivamente, ed erano anni di vacche grasse). Avrebbe un effetto dirompente nel Belpaese e in tutta la zona dell’Europa mediterranea.
L’unico voto utile non è l’astensione o la bianca o la nulla (gli faremmo un favore). L’unico voto utile è un voto dato all’area che non si riconosce in chi ha menato le danze governative nell’ultimo anno trascorso.
Il problema è che sulla diffusione dei sondaggi volti ad influenzare il voto non c’è regolamentazione se non quella di non divulgarli dopo una certa data. In realtà, dovremmo prevedere delle sanzioni per chi divulga dati falsi o volutamente fuorvianti. Infatti, se vado davanti alla Borsa di Milano e metto in giro voci false (o fuorvianti) in grado di alterare l’equilibrio del mercato, sono passibile di denuncia (e condanna) per aggiotaggio. Tutto ciò non vale in un settore molto più sensibile come le elezioni politiche.
Quindi, chi vuole pubblicare sondaggi lo può fare, ma si assume delle responsabilità se il risultato finale si discosta per più del 5% rispetto alle previsioni. Per capire, su una base votante di quaranta milioni il 5% sono due milioni di persone, un errore non giustificabile. Oppure, meglio il silenzio.
Grazie Mariaserena per la domanda cruciale:
Dovremmo aver più paura dell’ingovernabilità o di chi la usa e la strumentalizza, ma ci ha guazzato?
E poi la governabilità è sempre da idolatrare?
Nei regimi non c’è alcun problema di governabilità.
Non sarà che dietro il voto utile c’è una strisciante voglia di grigio regime finanziario, a cui i politici si adeguano per loro convenienza, dietro il totem-Europa?
E, a catena, altra domanda:
Ogni idea di Europa ci va bene?
Quest’Europa tecnofinanziaria è da perseguire o “perseguitare” ?