Oggi è l’11 settembre e non so se la tiritera del giorno che ha cambiato il mondo – originale leit motiv dell’informazione televisiva mattiniera – sia cosi stupida da far ridere o da far infuriare. Sono 11 anni di 11 settembri che sentiamo questa canzone, ma stavolta la cosa è ancora più grave perché siamo alla vigilia di qualcosa che veramente è destinato a cambiare la nostra vita e la nostra democrazia, senza che la cosiddetta informazione lo sospetti. Domani infatti oltre alle elezioni in Olanda, la corte costituzionale tedesca darà presumibilmente il via libera al Mes (Esm), il meccanismo europeo di stabilità.

Detto così sembra niente, ma è un jumbo che sia abbatte sull’Italia e sull’intero continente, che si schianta sugli edifici sociali, politici, costituzionali faticosamente costruiti in 70 anni. Che va contro quella stessa Europa che si sognava unita e libera e che invece verrà divisa fra i reciproci egoismi e tenuta in ostaggio dalla finanza. Come strumento per superare la crisi del debito è risibile, visto che per essere aiutati gli stati dovranno indebitarsi ancora di più per costituire il fondo iniziale di 700 miliardi: la parte dell’Italia, per fare un esempio  è di 125 miliardi. Il meccanismo è del tutto insensato oltre che inefficace senza una “licenza bancaria” che consenta alla Bce di prestare soldi al Mes senza  alcun limite, ma poco importa: lo scopo dell’istituto è infatti quello di togliere di mano ai singoli stati ogni residuo di autonomia politica e finanziaria, attraverso un trasferimento di sovranità. Chi chiede aiuto , non soltanto dovrà effettivamente versare entro sette giorni la sua quota parte, ma dovrà assoggettarsi a una serie di misure per la riduzione del deficit che saranno obbligatorie e a cui i parlamenti non potranno opporsi. Se il Mes approva l’aiuto lo farà condizionandolo a licenziamenti, oppure all’ abbassamento di trattamenti pensionistici o alla eliminazione delle tredicesime, giubilazione di diritti e via dicendo come abbiamo visto in Grecia, Portogallo a giorni vedremo in Spagna.

Quindi il vero governo del continente sarà certamente più coordinato, ma non da un parlamento centrale, non da persone che rappresentano qualcuno e qualcosa, ma da un istituto di tipo finanziario. E di che tipo lo si può intuire da alcuni codicilli, come quello che prevede la possibilità di alzare senza alcun limite il fondo del Mes, dal fatto che alle riunioni ci saranno come “osservatori” la Bce e la commissione Europea (per convincere i recalcitranti, caso mai vi fossero) e la completa impunità concessa sia ai membri del consiglio, sia a tutti i membri del personale. Una cosa è certa, addio democrazia sostanziale, anche se rimarranno le  vestigia formali. E per togliersi da questo inferno non ci sarà che una strada: la guerra, visto che in nessun caso è prevista la possibilità di uscire.

Tutto questo delirante disegno è al servizio del disegno politico liberista che vuol fare del mercato l’unico protagonista, senza di mezzo gli stati, i diritti dei cittadini e quella terribile cosa che è il welfare. Ed è questo che intende Monti quando dice che ci vuole più Europa e meno Italia. Ovvero più Mes e più strumenti lontani da una qualunque legittimità elettiva. Certo la cosa è anche surreale perché il jumbo che sta per cadere su di noi è a sua volta ormai un residuato: il neo liberismo come paradigma economico è un attrezzo rugginoso, capace ormai solo di schiantarsi, ma non di volare. Di fronte alle contestazioni sull’incapacità della teoria di prevedere la crisi e la sua profondità, il massimo rappresentante del pensiero unico economico, il premio nobel Robert Lucas  ha risposto che questo non scalfisce i dogmi “perché la teoria economica prevede che questi eventi non possano essere previsti”. Come dire che si è spacciata e si spaccia per scienza solo narrazione e droga comunicativa. Dovrebbe esserne consentito il possesso solo per uso per personale, non di fare un cartello di Medellin della reazione.

Ma serve a rendersi conto delle mani in cui siamo e della testa di quelli che chiamiamo tecnici.