Una cosa mi colpisce in questa vicenda del federalismo che rappresenta molto bene tutto l’insieme dell’agonia politica alla quale assistiamo. Che il decreto irricevibile, su cui Bossi aveva da mesi esercitato il celodurismo, salvo trovarselo “arrepecchiato e moscio”, non riguardava proprio per niente il federalismo.
Il tema, molto più modesto, era ridare ai Comuni l’autonomia impositiva che questo stesso governo a trazione leghista aveva distrutto con l’abolizione dell’Ici. Prima tolgo per poi restituire facendo finta di aver fatto la rivoluzione. L’unico fatto storico di rilievo rimane la presa in giro del Paese da parte di un ceto politico spalleggiato dai media. Un film di Totò diventato realtà.
Proprio questo giochino però fa capire come il federalismo che la Lega spaccia come la sua ragion d’essere non è che un ballon d’essai. In realtà un federalismo vero avrebbe avuto bisogno di un riordino generale degli enti locali: eliminazione delle province, accorpamento di comuni, revisione delle competenze regionali nei confronti dello Stato e nei confronti delle amministrazioni locali. Senza questa premessa l’insieme non è che un pasticcio capace solo di aumentare corruzione e tasse.
Ma in effetti non è il federalismo che interessa alla Lega, nata secessionista e incapace di trasformarsi in altro, ma solo di nascondersi dietro altro. Del resto la xenofobia distribuita a man bassa e che in maniera perversa prende di mira anche i bambini, non è che la spia, lo sfogo delle intenzioni, delle pulsioni tenute a freno per sfruttare i vantaggi politici e anche i soldi e la corruttela del berlusconismo.
Il tutto tenuto assieme da un’idea economica radicalmente sbagliata e da una strizzata d’occhi tipica del messaggio berlusconiano. La prima è che tenendosi i soldi si pagherebbero meno tasse, la seconda è che il risparmio permetterebbe ai ceti di riferimento della lega di continuare ad evadere senza eccessivi problemi.
Purtroppo si tratta di illusioni che hanno solo una parvenza di razionalità: in qualsiasi parte del mondo le aree più ricche finiscono per pagare più tasse e questo a prescindere da meccanismi di compensazione e di solidarietà, ma perché le esigenze crescono e il loro costo aumenta in maniera superiore al risparmio eventualmente realizzato. Salta quindi anche la strizzata d’occhio successiva.
E mica c’è bisogno di andare chissà dove per studiare il fenomeno: già oggi la media delle tasse locali nelle regioni a statuto speciale, dunque abbastanza simili alle future regioni federaliste, è di gran lunga superiore a quelle a statuto ordinario. E se si prendono le sole regioni del nord questo contributo va dal doppio alle cinque volte ciò che si paga in Lombardia. (11.110 euro in Valle d’Aosta, 8.545 in Trentino Alto Adige, 4.711. Questo senza tenere conto che il Sud è stato ed è tuttora uno dei più grandi affari delle aziende del Nord.
Insomma il federalismo e gli scopi per i quali è ritenuto necessario, sono due cose diversissime, anzi divergenti, ma questo alla Lega, ammesso e non concesso che conosca tali dinamiche, interessa pochissimo. E’ solo il pretesto, il lenzuolo che nasconde l’idea secessionista nutrita dalle stesse illusioni economiche, ma radicata in quella xenofobia da campanile che è tipica delle subculture italiane.
Ecco perché quando l’opposizione offre a Bossi di fare il federalismo senza Berlusconi la risposta è fredda: la lega ha bisogno dell’opera di disgregazione anche etica del Paese che il Cavaliere porta avanti con straordinaria efficienza, per tentare di imporre il suo vero disegno. Anzi lo scarabocchio che ci ha regalato i peggiori anni della nostra vita.
e ancora una volta vanno ricercate le colpe di chi ha lasciato un’idea e una visione in mani sbagliate. il federalismo da cattaneo in poi fino a un europeismo di popoli poteva rappresentare un contenuto forte della democrazia