Massimo Pizzoglio per il Simplicissimus
Un inizio anno scoppiettante e scorporante.
Un paio di botti subito a Capo Danno (soprannome scherzoso affibbiatogli dai dipendenti).
Poi quotazione delle due gnuco (che la gente continua a sentir dire, ma non sa cosa sono, solo che il nome fa un po’ schifo).
Quella auto servirà più avanti per essere assorbita dalla Chrysler, mentre quella camion servirà poi per essere venduta alla Mercedes.
Intanto rapisce i primogeniti dei dipendenti di Mirafiori e verso la metà di gennaio, il giorno prima del referendum, invia a tutti una busta con il lobo dei sequestrati, così, tanto per ricordare che sarebbe meglio votare sì, ma liberamente, che seguano la loro coscienza.
Nel frattempo il nato in questo segno ha già diviso la Cgil da Cisleuil (da ora in poi si scriverà tutto attaccato), Cgil e Fiom, il Pd (beh, quello non c’era bisogno…), la Confindustria, il Pdl e la Lega.
Divide e Timberland, direbbe il Trota.
Al referendum in realtà punta sul no, e se per caso vince il sì, troverà altre scuse per dire che non ci sono garanzie sufficienti per decidere di investire il miliardo (all’inizio erano 20, ma col tempo sono via via evaporati).
Nella primavera, il governo, ormai in piena campagna elettorale, per guadagnare consensi, concederà dei nuovi incentivi statali sulle auto, così la Fiat, nel frattempo scesa al 10% dell’immatricolato potrà vendere un po’ di ciofeche rimaste sui piazzali, mentre il nato del segno, utilizzerà un altro milioncino di ore di cassa integrazione sempre sventolando quel miliardo (che forse c’è e forse no).
Il Pd si è diviso in ottantaquattro diverse correnti di pensiero sull’accordo (una per iscritto rimasto nel partito), la Confindustria in 16.487, la Cgil in cinque e la Fiom continua a dire no anche se il referendum è già passato.
Nella seconda decade di giugno, il neoeletto sindaco di Torino Coppola, spingendo sorridente la carrozzina col primogenito circondato dai fotografi di “Chi”, prende carico anche della restante parte dello stabilimento di Mirafiori, venduto dal nato nel segno per parecchi miliardi (quelli veri!) alla città che non ha saputo tener dietro alla sfida della globalizzazione.
I soldi sono il ringraziamento di Berlusconi per aver contribuito a dividere tutti gli oppositori in molteplici gruppuscoli antagonisti e avergli fatto rivincere le elezioni.
Per le vacanze estive, il nostro, con i soldini della cessione a Mercedes di Fiat Industrial, compra il restante per portare al 51% la quota in Chrysler e dire all’Uaw che si deve accollare il prestito di Obama, se no sposta la produzione in Congo.
L’autunno porta grandi novità per il nato in questo segno.
Con il controllo di Chrysler, assorbe le plusvalenze attive di Fiat e poi dice finalmente alla famiglia Agnelli/Elkann, a Landini e alla Camusso di andare a cagare (in canadese nel testo, ndr.).
Quando gli faranno notare che FIAT è l’acronimo di Fabbrica Italiana Auto Torino, lui sosterrà di aver sempre pensato che fosse Fuck In Ass, Turin, e quindi…
La fine dell’anno vedrà il nostro che, dal suo ufficio di Detroit, sorriderà all’immane ondata di gelo che attanaglierà il Michigan, seduto sulla sua poltrona fatta di maglioncini neri (non sono blu!) di cashmere…
Ho già applaudito Massimo ieri sera, condividendo la sua pagina e lo rifaccio anche oggi, da qui!