Ci si chiede perché e l’indignazione sgorga sgorga spontanea. Ci si chiede come possa avvenire che quasi 300 persone nel Sinai siano in mano a trafficanti di uomini e nessuno dei governi interessati faccia davvero qualcosa. Si cerca a tentoni nel magna che anche noi siamo la ragione per la quale la notizia non riesce a sfondare il livello delle prime pagine. A diventare scandalo se non per una minoranza.
Ma è perché non vogliamo saperlo, non vogliamo conoscere fino in fondo la nostra inciviltà, non vogliamo mettere a nudo la nostra indifferenza. La maggioranza delle persone difende così la propria cattiva coscienza: evitando di sapere.
E naturalmente anche i governi non vogliono sapere e non vogliono che si sappia: perché qui l’indifferenza si somma alle azioni concrete che hanno causato il disastro, le torture, il massacro. Quello italiano che certamente ha le maggiori responsabilità, a monte come si diceva una volta, si è perfino rifiutato di prendere i numeri di telefono dei predoni, diffusi per facilitare il pagamento del riscatto.
E quello egiziano fa appunto il governo d’Egitto, per evitare problemi con gli stati vicini.
Si chiude persino un occhio sull’uso che i predoni stanno facendo dei loro prigionieri in grande maggioranza eritrei, come carne viva per l’espianto d’organi.
Cosa possiamo e dobbiamo dire di un Paese come il nostro che pare avere tanta attenzione, pietà e tutela per gli embrioni. E chissà se il Vaticano fa furibonde pressioni sul governo per salvare anche gli uomini oltre che le morule.
Però il silenzio nasconde anche il nostro razzismo, persino il nostro razzismo da antirazzisti: se trecento turisti europei fossero stati presi in ostaggio, avremmo le prime pagine piene da un mese. E chissà quante interessanti ed edificanti considerazioni sulla nostra civiltà e sulla barbarie altrui avremmo potuto leggere.
Così non c’è nessuno che voglia accorgersi e scrivere della nostra inciviltà. Così incivile da non riuscire nemmeno raccontarsi.