Alla fine di questa giornata, mentre quell’attimo di sole si rabbuia come se anche la meteorologia non potesse sfuggire alla metafora, non posso fare a meno di chiedermi una cosa: e se l’ondata di protesta, di rivolta contro il decreto salva Pdl e uccidi Costituzione, la reazione contro un totale stravolgimento delle regole e della legalità, fosse montata nei giorni scorsi, Napolitano avrebbe firmato il decreto senza nemmeno attendere le sentenze della magistratura?
Non c’è alcun dubbio che l’opposizione, anche quella più intransigente, almeno in apparenza, si è totalmente appoggiata a Napolitamo, senza pensare che anche il presidente ha a sua volta bisogno di appoggiarsi a qualcosa.
Ancora una volta ciò che rimane del ceto politico di opposizione ha sottovalutato la gravità di ciò che stava accadendo e sopravvalutato le proprie capacità di gestirlo all’interno delle solite e complicate mediazioni della stanze di potere. Non si è arreso alla necessità di fare appello ai suoi elettori visto che i suoi numeri e lo sguaiato cinismo degli avversari, non gli consentono  altre chances.
E non mi si venga a parlare di real politik, perchè questa era l’occasione in cui si poteva mettere in seria difficoltà il caimano e i suoi compari, visto che lo stesso elettorato di destra, vittima delle divisioni e dell’inettitudine dei suoi, si è trovato confuso, deluso e incerto.
Ma non si è ritenuto di anticipare le mosse della maggioranza, ci si è lasciati trainare dagli eventi, ben sapendo che dopo si può solo protestare. E ora ci troviamo con un decreto che è un insulto alle istituzioni e a un minimo di buon senso. E soprattutto con un provvedimento potenzialmente esplosivo che continuerà ad iniettare a lungo veleno nella vita del Paese. Con un precedente pericolosamente vicino alle forme del classico golpismo sudamericano.
E del resto abbiamo un non partito con un elettorato e un partito che sembra quasi voler fare a meno dell’elettorato. Un miscuglio insensato in cui il caudillismo trova un habitat favorevole.
Fine dello sfogo