Proprio oggi giorno della memoria si può notare come essa sia confusa, come il presente ci scompigli e ci confonda. In Francia si discute una legge per vietare il burka, che peraltro solo duemila donne mussulmane adottano, per la ragione che esso costituisce l’ostentazione di un simbolo religioso che viola la laicità dello Stato. Naturalmente la cosa ha fatto rumore ed è giunta anche alle orecchie della ministra Carfagna, la quale si è subito ingolosita, trattandosi di un divieto e ha dichiarato di voler seguire la stessa strada. con la motivazione che non si tratta di un simbolo religioso e quindi la sua messa al bando per vaghe ragioni di ordine pubblico, non viola la libertà di culto.
Visto che il mondo mussulmano non ha un papa, la questione è molto discussa nell’Islam, anche se la signora Carfagna lo ignora, avendo evidentemente molte distrazioni ed opportunità.. La ragione vera di queste esclusioni è solo nell’impatto che ci procura la diversità. Ma evidentemente in Europa ci si arriva a dividere non solo sugli interessi, ma persino sui pretesti.
Più che dividere le persone questi discorsi sul burqa dividono la sinistra e i laici. In Francia la sinistra è confrontata a enormi problemi, come gestire il forte antisemitismo, la forte omofobia e il forte maschilismo molto diffuso tra i musulmani che sono diventati ormai un elettorato importante. Insomma persone con una cultura di destra (a cui interessa ben poco di difesa della scuola pubblica preferiscono soldi alle moschee) che vota a sinistra perché la destra le è ostile. Senza contare che le donne musulmane più indipendenti e più aperte mentalmente hanno fatto carriera come ministre nella destra.
@ Nadia SommaSemplicemente perché nessuna donna è stata picchiata o cacciata dalla famiglia o le è stato imposto per legge di andare in tv e mostrarsi poco vestita. Poi non confondere la tv italiana molto più simile a quella latinoamericana con quella occidentale. Nella Tv francese una delle presentatrici più importanti è lesbica e vive in coppia con la presidente della confindustria francese.
@ PierangeloVeramente la legge che impone di non girare nudi non mi sembra poi tanto ridicola o no?
In Francia non si sa nemmeno quanti sono i musulmani quindi impossibile stabilire quante donne adottino il burqa. 2000 sono solo nel comune del sindaco comunista Gérin che è all'origine della proposta di commissione. Vivendo in Francia ho l'impressione che voi seguiate spesso questi dibattitti in maniera molto provinciale, che ci siano ormai nelle società multireligiose poca volontà di stare insieme e solidarietà, è un dato di fatto non c'è bisogno di menti occulte che dividano. Te lo dimostra il boom di iscrizioni alle scuole cattoliche francesi per sfuggire alle scuole statali sempre meno laiche e sempre più islamiche.
…e infatti il 22 maggio 1975 il Parlamento emanò la Legge Reale, tuttora in vigore, nel cui art.5 si vieta, oltre a partecipare a manifestazioni portando "caschi protettivi" o "con il volto in tutto o in parte coperto mediante l'impiego di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona", di coprirsi il volto al di fuori delle manifestazioni, trasformando il "travisamento" in un reato di sospetto nel quale potrà incorrere chiunque, in qualunque occasione pubblica, risulti "difficilmente riconoscibile".
Concordo con l'articolo. E mi domando come mai, la ministra Carfagna veda come simbolo di oppressione della donna solo il burqa e non tutta la cultura dell'immagine, (televisiva, pubblicitaria) del mondo occidentale, che propone sempre il corpo delle donne come "benefit" ai prodotti da acquistare, persino dei prodotti che acquistano le donne. (Unica zona franca pare il detersivo, panni e piatti da lavare sono appannaggio esclusivo di caste, castigate e garrule massaie). Che si venda l'auto, – nota proiezione maschile della "potenza virile"- , il cellulare, la gazzosa, o il toast al formaggio, quasi sempre c’è affiancata una giovane e avvenente donna in posa sexi e sguardo pieno di promesse. Trovo veramente pervasivo il messaggio sottinteso, che soggetto da persuadere all'acquisto, potenziale acquirente e detentore di denaro e quindi anche di potere, sia un uomo, e il gadget sia la donna. Nell’un caso come nell’altro che sia un corpo che DEVE essere coperto o Deve essere scoperto, alla donna tocca la riduzione a corpo-oggetto di desiderio sessuale. Il volto coperto del burqa copre l’identità e l’unicità di ogni donna (e ne impedisce la comunicazione con la mimica del volto), al pari dei volti siliconati (vedi l’illuminante Il corpo delle donne della Zanardo). Poi che ogni donna sia “libera” di scegliere purché ci sia una libertà di scelta…
Una legge che imponga come ti devi o non ti devi abbigliare è ridicola. Pensa se negli anni 60-70 avessero fatto una legge che vietava di circolare in eskimo!Fanno finta di essere dalla parte delle donne islamiche, poiché quegli abiti sarebbero il simbolo tangibile dell'oppressione che subiscono da parte dei loro uomini. Allo stesso modo del "tubino nero" e del "trucco leggero".
Ci arrampichiamo anche sugli specchi pur di ribadire… Triste, Carfagnina la ministrina, che ogni tanto dovrebbe davvero, come dice l'anonimo qui sopra, tacere che ci fa ugualmente la sua porca figura.
ma una volta, una volta coglierà l'occasione per tacere?