Lo confesso: non mi piace l’espressione ” giorno della memoria”. Sa di ricorrenza, di rito e soprattutto si presta ad essere un comodo alibi per spostare nel passato, in una sorta di mito o di tempo simbolico, le pulsioni del presente. Quelle stesse orribili pulsioni che portarono allo sterminio. E disgraziatamente proprio da quando è stata istituita la ricorrenza, come per un maleficio, il razzismo è tornato ad aleggiare nella pancia dell’Europa. E non solo nella pancia, ma per quanto riguarda il nostro disgraziato Paese, anche nella testa, anche nei provvedimenti del governo. Mi chiedo insomma se la data serva a sfaldare la rimozione o non piuttosto a rafforzarla.
Le vittime si possono ricordare, commemorare, si possono piangere sugli immensi cumuli di tombe, ma la memoria, quella vera, implica che si conoscano i carnefici: sono loro che ci legano al presente, che ci inchiodano alla responsabilità e non solo all’orrore. Sono loro che ci impediscono di voltare la testa.
Purtroppo nel caso dell’Olocausto la storiografia più diffusa, quella che fa da base alle varie vulgate sul nazifascismo, trasforma spesso questi carnefici, in esseri anch’essi simbolici, in astrazioni, in “non persone”, con le quali è inutile, impossibile confrontarci.
Invece no, il male come si dice più spesso di quanto non lo si pensi, ha una sua propria banalità, una sua quotidianità, un suo germogliare, insomma ha una storia.
Prendiamo il principale responsabile della Shoah, il signor Aldof Hitler di cui abbiamo qualche immagine sbraitante, del quale abbiamo imparato che è la personificazione del male. Mica vero, sapete. Hitler, nella sua giovinezza, era xenofobo come qualunque piccolo borghese dell’impero Austroungarico, dove l’elemento tedesco rischiava di essere numericamente travolto dalle nazionalità “diverse” e dove gli ebrei erano invidiati per le loro posizioni spesso eminenti. La Vienna di Hitler era la stessa di Freud, di Joseph Roth , di Moritz Schlick, insomma di una sfavillante intelligentia ebraica che attirava attenzione e inquietudine. Il futuro sterminatore era antisemita in modo molto tiepido, così come può essere xenofobo oggi un varesotto medio, il quale prima di dirvi cosa pensa sugli immigrati, vi premetterà che lui non è razzista.
Anzi il giovane Hitler era addirittura parecchio più aperto della media e con la guerra, nelle trincee, finì per diventare persino internazionalista. I commmilitoni che facevano parte della sua compagnia portaordini, lo chiamavano Adi, il ragazzo rosso, per il suo odio verso la borghesia. E ricordano quando diceva che “i soldati sono proletari senza coscienza di classe”, una frase che tutti prenderemmo per un’affermazione di Lenin. Finita la guerra tentò di iscriversi al partito comunista, cosa che gli venne rifiutata sia per il suo estremismo, sia perché pretendeva, fin da subito, cariche di responsabilità.*
Sappiamo che l’antisemitismo entrò in lui non come fede, ma come pretesto politico e che tuttavia il seme si sviluppò come una forza interna inarrestabile, una lebbra dell’anima, giorno dopo giorno, fino alle torture e alla cataste di cadaveri.
Tutto questo per dire che nessuno è al sicuro, che non basta ricordare. Che la qualità di essere umani si conquista ogni giorno.
*Bibliografia essenziale
Alfred Friedrich, Noerr Schmid : Dokument des Widerstandes 1961
Heinz Canaris: Patriot in Zwielicht, Paderborn 1991
Protocollo Mend , Munchen sez IV, Hs 3231
Georg Franz Willling: Ursprung des Hitlersbewegung 1919 – 1922 Preussiche Oldendorf 1974
Dopo ciò che ha scritto Daniela posso dire unicamente condivido ogni parola, come giustamente dice Alberto oggi tutti si dichiarano antirazzisti e le commemorazioni rischiano di chiudersi in una comparsata. Ma è importante non tanto il ricordo, ma tenerlo vivo, tenerlo vivo significa non raccontalo come un bel pappone del passato ma insere il concetto nella realòtà di oggi. Perciò sono d'accordo in parte con Alberto, è giusto il giorno della memoria anche se persino berlusconi ha l'ardire di parlarne, non importa, mantenere viva e vigile la memoria sì tutti i giorni della nostra vita.
@Alberto: Io non so se ora i programmi scolastici sono cambiati e si arriva a studiare la seconda guerra mondiale, ai miei tempi si sfiorava appena la Grande Guerra e morta lì, se ne volevi sapere di più lo facevi per curiosità e non per dovere scolastico imposto che, bene o male, serviva.Non credo che oggi sia diverso perchè non mi spiegherei, allora, come mai tanti giovani nulla sanno di questo pezzo di storia, arrivando al punto di negarla e che la Shoah sia mai accaduta.Non mi spiego l'ondata di xenofobia, razzismo, intolleranza che respiriamo non a chilometri di distanza ma proprio qui, a casa nostra.Forse che non si sa chi era Hitler e cosa ha fatto.In questo contesto io vedo il mio ricordare questo 27 gennaio.Oggi ci saranno commemorazioni, moniti e tanto altro ancora perché é giusto non dimenticare; sono passati dieci anni da quando, in Italia, è stato istituito il Giorno della Memoria.Ma dal 2000 a oggi, noi italiani siamo gli stessi che oggi ricordano in alta parata e con la fascia tricolore a traverso quelli che domani respingeremo i clandestini lasciandoli affogare nel canale di Sicilia, che continueremo a prendere il sole non curandoci di una bimba rom morta a pochi metri da noi, che prenderemo in giro un ragazzino solo perché down, che sgombreremo lavoratori che hanno osato parlare?Che grideremo dai palchi dei comizi "tolleranza zero"?Ecco allora perché dovrebbe avere significato questa giornata, perché un Ministero della Pubblica Istruzione dovrebbe mettere obbligatorio una gita scolastica dove gli orrori perpetrati trovarono la massima espressione, dove nei forni crematori si respira ancora la puzza della carne bruciata.Invece che abbiamo?Abbiamo qualcuno che oggi è magari sul palco, con la faccia contrita e domani affermerà che Il diario di Anna Frank ha dei passaggi pornografici.Abbiamo insegnanti che rifiutano la visione de Kapò di Gillo Pontecorvo alla scolaresca.A queste persone non credo che la qualità di esseri umani domani appartenga loro.Oggi sì. Ti copio un pezzetto del discorso odierno di Silvio Berlusconi:"Sono quindi 10 anni ormai che ogni 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, tutte le Istituzioni, in particolare quelle scolastiche, ricordano il disegno criminale nazista che si è concluso con lo sterminio di ebrei, Rom e Sinti, omosessuali e oppositori politici. Il ricordo è un dovere, perché tutto ciò non possa più accadere. […]Tutto ciò deve indurre a riflettere e a fare sì che, in una società globalizzata, le situazioni di discriminazione, di conflitto e di deficit di democrazia del nostro tempo non si traducano in sopraffazioni e persecuzioni degli uni sugli altri; le persone e i popoli differenti per lingua, per religione, per usanze e per livello di sviluppo, devono convivere e collaborare per il bene dell’intera umanità, nel presente e nel futuro.(qui il discorso intero, dove non si dimentica di ringraziare il papa):http://www.governo.it/Presidente/Interventi/dettaglio.asp?d=54812&pg=1%2C2613%2C4446&pg_c=1Ecco, vorrei lo ricordasse anche ai suoi compagni di merende. Domani. Mi scuso della lungaggine.