L’ondata repubblicana tanto attesa nelle elezioni Usa di medio termine non c’è stata, si è avuta giusto un’increspatura che ha permetterò la conquista della Camera per pochi deputati. Se dietro ci sia lo zampino dell’eterno voto postale con le sue infinite capacità di generare brogli, se gli elettori repubblicani abbiano disertato le urne nella certezza di una vittoria, se abbiano giocato alcuni elementi come quello dell’aborto o se invece ci sia una generale sfiducia e sospetto nel sistema elettorale, non saprei e non posso certo dirlo da qui perché non ho il polso della situazione, né la possibilità di parlare con quello che una volta veniva definito l’americano medio ed era il modello a cui si doveva conformare l’umanità intera. Certo sono risultati strani visto che un in recentissimo sondaggio 7 americani su 10 si dicono scontenti di come vanno le cose e di come l’amministrazione di Washington le abbia affrontate: inflazione, problema dell’immigrazione, fallimento sulla scena internazionale, corruzione  e sintomi di autoritarismo, sembrano essere i problemi più evidenti per i cittadini, cosa cosa che del resto viene fuori in qualsiasi sondaggio di opinione.  Eppure tutto questo non riesce a trasformarsi in azione politica, nemmeno in quella minima di un’alternanza   tra due partiti ultra tradizionali che si è sempre costantemente verificata Sembra quasi che la gente sia ipnotizzata dai media, dalla valanga di cose che le cadono addosso  come macerie di un’informazione priva di senso e sia ormai incapace di pensare o comunque di agire in base alle logiche più semplici. Qualcosa che del resto, sia pure in modalità un po’ differenti, possiamo  vedere anche in Europa dove i media riescono a proiettare ombre cinesi in bianco e nero che prendono il posto della realtà.

Probabilmente è il segnale che le democrazie rappresentative debbono urgentemente aggiornare regole e strumenti pensati quando i media  erano giornali stampati in piccoli capanni o botteghe ed erano letti al massimo da un 5 per cento della popolazione; quando soprattutto non esistevano concentrazioni di ricchezza e potere tali da poter determinare tutta l’informazione. Ma è anche il segnale di una passività antropologica che si è instaurata fin da quando è venuta meno la voglia e la capacità di creare una società diversa rispetto al capitalismo  neoliberista per cui ogni scelta è diventata aleatoria ed erratica, frutto non di convinzioni, quanto piuttosto di momentanee suggestioni. Senza contare poi che alla fine in Usa si vota sempre per l’impero e per i suoi interessi. In ogni caso è quasi incredibile che Joe Biden, nonostante la sua catastrofica cattiva amministrazione, l’impopolarità e le capacità cognitive in rapido declino, avrà probabilmente migliori risultati nelle elezioni a medio termine di quanto ne abbiano avuti star democratiche come Barack Obama e Bill Clinton. Questo ci dice che c’è qualcosa che non funziona più nella ex democrazia americana, nella sua cultura e probabilmente anche nelle sue prassi  elettorali. Comunque esaurita la battaglia dei voti che dovrà concludersi comunque entro il 28 novembre  si dovrà vedere cosa accadrà dopo questa vittoria dei repubblicani troppo di misura rispetto alle attese: non so nemmeno se Trump farà l’annuncio straordinario che aveva anticipato giorni fa ovvero quella della sua discesa in campo per le prossime presidenziali. In questo momento potrebbe essere un errore, ma se se c’è un personaggio che può davvero cantare vittoria è proprio quello che viene indicato come un possibile successore di Trump, e nello stesso tempo considerato da Trump come uno scomodo e inopportuno concorrente,  ovvero il governatore della Florida, Ron DeSantis  che ha stravinto nel suo stato guadagnando il dieci per cento rispetto alla percentuale gli aveva garantito la carica nelle precedenti elezioni e superando il suo avversario di 20 punti.

Certo nessuna falsa campagna di discredito è stata ancora organizzata contro di lui e ho  l’impressione che se davvero dovesse diventare candidato presidenziale ne vedremo delle belle.