C’è un elemento di carattere militare che raramente salta fuori nei discorsi che sento e che leggo: ovvero il grande vantaggio che la Russia sta acquisendo in questa guerra. Per decenni gli Usa e l’occidente si sono impegnati in guerre contro avversari di livello tecnologico e militare di gran lunga inferiore e praticamente senza alcuna difesa aerea hanno finito per sviluppare sistemi d’arma adatti a questi scenari, ma che su campi di battaglia più duri e più contesi rivelano la loro insufficienza o la loro natura “narrativa” mi riferisco ad esempio alle portaerei ormai vulnerabilissime a missili non più intercettabili, ma sfoggiate come un manifesto. E’ solo un esempio, ma mentre in sostanza la tattica Nato adottata dall’Ucraina è stata di fatto abbastanza primitiva, vale a dire fortificazioni e trincee a cui facevano da spalla un numero mai visto di missili anticarro ( si è calcolato che in ucraina sia finito oltre il 50 per cento di tutti quelli esistenti al mondo) la tattica russa si è via via evoluta in questi quattro mesi e si è sviluppata una enorme capacità di artiglieria piuttosto che l’atteso sfondamento con i panzer che al contrario sono stati usati con parsimonia e paradossalmente più in situazione urbane come quella di Mariupol che in campo aperto.

D’altro canto reparti russi sono stati spesso sostituiti con altri che non avevano  ancora avuto il battesimo del fuoco in maniera che almeno una forza di 400 mila uomini sia già preparata alla guerra. Non solo, ma molti sistemi d’arma sono stati migliorati e cominciano ad uscire esemplari rinnovati di quelle già in uso e nuovi modelli, in tutti i campi compresi droni di avanguardia.  Infatti Mosca non si fa illusioni riguardo alla fine del conflitto: sa bene che i vertici atlantici non possono sopportare la sconfitta e che tenteranno qualcosa per mantenere in piedi la guerra, sanno anche che le truppe ucraine sono anche quelle migliori che incontreranno sulla loro strada perché alla fine il militare tipo dei Paesi occidentali è quello che pensa di andare a combattere contro uomini a malapena dotati di kalashnikov, non è psicologicamente preparato a una guerra vera. Non è un caso che in Usa uno dei maggiori fautori della risposta dura sia il generale in pensione Wesley Clark, il quale non osò battersi contro  le truppe corazzate serbe e invocò i bombardamenti di Belgrado come strategia per evitare di combattere lealmente. Lo stesso Clark in precedenza aveva solo l’esperienza del Vietnam dove la ritorsione contro i civili era cosa più normale del mondo e dove comunque gli americani le presero di santa ragione dalle truppe corazzate di Hanoi addestrate dai russi, nei pochi scontri, come dire convenzionali di quella guerra.

Questo per dire che Mosca sa benissimo che senza una vera e proprio ribellione contro la guerra da parte di popolazioni impoverite e massacrate dalle oligarchie Nato, la guerra finirà per continuare ed estendersi. E questa è una pessima notizia per tutti: i rovesci a cui sarebbero destinate le truppe Nato che dovessero scontrarsi con quelle russe, aprirebbe immediatamente il capitolo nucleare. E’ pur vero che la buffoneria è l’anima della Nato, basti soltanto pensare a ciò che ha detto  il nuovo capo dell’esercito britannico che prevede di mandare a combattere gli inglesi sul suolo europeo nello stesso giorno in cui il parlamento ha ridotto il personale militare a 73 mila persone, vale a dire meno di un quinto dell’esercito ucraino più i territoriali che le sta prendendo da 130 mila russi più 50 mila uomini  delle repubbliche separatiste. Ecco un altro motivo per riballarsi alla guerra: il pericolo di olocausto nucleare innescato da buffoni che parlano a vanvera.