Non ho la minima idea di come si trasformerà Twitter dopo l’acquisto da parte di Elon Musk: meglio non dire gatto prima di averlo nel sacco, ma dalle prime dichiarazioni del miliardario verranno cancellati gli algoritmi che fino ad ora hanno cancellato messaggi e account per la presunta “disinformazione” e anzi probabilmente queste parti rendere queste parti di codice diventeranno open source in maniera che ognuno posa costruirsi il suo social. Tutta l’operazione è stata ferocemente ostacolata da un fronte che si può identificare con quello Biden – pandemia e ora guerra in Ucraina:  il miliardario è stato bollato come “dittatoriale” proprio dai padroni della rete  che hanno instaurato una sorta di totalitarismo dell’informazione e che di certo non temono di cadere in contraddizione, essendo essenzialmente una macchina da propaganda e da balle. Del resto i guardiani dell’opinione pubblica nelle redazioni, sovvenzionate con i soldi dei contribuenti, avevano  buone ragioni per esorcizzare  Musk, che si dice abbia un buon rapporto con Donald Trump cosa di per sé di per abbastanza diabolica da suscitare la consueta hitlerizzazione del miliardario il quale per giunta non ha mai nascosto le sue critiche alle restrizioni alla libertà di espressione sui social media in generale e su Twitter in particolare. Il creatore di Tesla con molte relazioni con le industrie “reali”  si è lamentato del fatto che la rete stesse minando la libertà di espressione e ha criticato la pratica di cancellazione dell’azienda a volte completamente arbitraria, ma ideologicamente sempre rigorosa.

Così adesso la battaglia è passata dalla vendita pura e semplice delle azioni a quella di cambiare la cultura dell’azienda che secondo alcuni osservati non sarà facile. . Il portale Warroom scrive: “Recenti dichiarazioni dei dipendenti di Twitter online e sui media hanno chiarito che non hanno alcun desiderio di cambiare la cultura all’interno dell’azienda e presto ci renderemo presto conto che c’è una grande differenza tra il controllo di Twitter e il controllo delle politiche di Twitter”. Il portale continua sostenendo che la semplice visione di Musk per Twitter – che dovrebbe evolversi di nuovo in una piattaforma di libertà di parola in cui gli utenti sono liberi di esprimere le proprie opinioni e condividere informazioni – è estrema nel senso che così tante persone si oppongono radicalmente all’interno e all’esterno di Twitter al  ritorno ai principi della libertà di parola, che potrebbe portare a un tracollo del social. Ma questa è francamente soltanto retorica oltranzista che schiuma dopo una battaglia persa: nel sistema neoliberista la “cultura” è una questione di mercato o e difficilmente persiste al cambio di padrone, qualcuno se ne andrà e gli altri si adegueranno. 

Ora da un punto di vista di sistema non è molto importante che un veicolo di informazione e di scambio  passi da un miliardario all’altro, che cioè rimanga comunque sotto padrone e sottoposto alle sue volontà, ma la battaglia di Twitter, di per sé abbastanza inspiegabile nella durezza dei toni,  è importante perché non significa soltanto che ci sarà probabilmente  una maggiore libertà di espressione e che questo finirà per mettere in imbarazzo gli altri social che ancora esercitano una forte censura, ma che si è aperta una frattura dentro la cupola vincente del potere americano che ha tentato di imporre una dittatura sanitaria come momento di inizio per una nuova normalità: forse a sempre più persone comincia a sembrare  folle l’idea di distruggere le società in virtù di distopie coltivate nei circoli dei supericchi, forse  l’economia reale comincia a bussare insistentemente alla porta ricordando il disastro indotto dalla psicopandemia . Probabilmente  è troppo tardi per cambiare le cose, vista anche la passività indotta nelle popolazioni occidentali,  ma la speranza è l’ultima a morire