Ecco il titolo di apertura della Stampa di Torino del 10 ottobre 1941, anno XIX dell’era fascista ( nel tempo presente siamo solo all’anno III). Come si può vedere siamo di fronte alla reiterazione della menzogna perché al posto dei fatti si sostituiscono gli auspici dell’editore che peraltro è stato uno dei massimi ladroni dell’Italia sia fascista che repubblicana.
Stampa inguaribile, ci ricascano sempre

Porcherie italiche…
il nemico marcia alla nostra testa…
Delirii politiKanti…
Sarebbe molto Utile :
https://twitter.com/Romi13871942/status/1508039593953792002
Ahahah… La Busiarda no si smentisce mai! Solo corrotti a midollo o deficienti totali possono pensare che Ucraina possa resistere ad esercito russo. Chiediamoci piuttosto come mai in una nazione in guerra da oltre un mese persista energia elettrica in tutto paese e continuino a funzionare telefonini…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
quel giorno che i russi smetteranno di sparare e taglieranno le forniture di petrolio e gas all’uKraina e allEuropa ( tutto attaccato), saranno veramente uccelli per diabetici, per i popolo, purtroppo…
abbiate speranza ….
https://twitter.com/ChanceGardiner/status/1508077729471766532
«[…] È mio dovere informare i governi riuniti a Ginevra, in quanto responsabili della vita di milioni di uomini, donne e bambini, del mortale pericolo che li minaccia descrivendo il destino che ha colpito l’Etiopia. Il governo italiano non ha fatto la guerra soltanto contro i combattenti: esso ha attaccato soprattutto popolazioni molto lontane dal fronte, al fine di sterminarle e di terrorizzarle. […] Sugli aeroplani vennero installati degli irroratori, che potessero spargere su vasti territori una fine e mortale pioggia. Stormi di nove, quindici, diciotto aeroplani si susseguivano in modo che la nebbia che usciva da essi formasse un lenzuolo continuo. Fu così che, dalla fine di gennaio del 1936, soldati, donne, bambini, armenti, fiumi, laghi e campi furono irrorati di questa mortale pioggia. Al fine di sterminare sistematicamente tutte le creature viventi, per avere la completa sicurezza di avvelenare le acque e i pascoli, il Comando italiano fece passare i suoi aerei più e più volte. Questo fu il principale metodo di guerra. […] A parte il Regno di Dio, non c’è sulla terra nazione che sia superiore alle altre. Se un governo forte acquista consapevolezza che esso può distruggere impunemente un popolo debole, quest’ultimo ha il diritto in quel momento di appellarsi alla Lega delle Nazioni per ottenere il giudizio in piena libertà. Dio e la storia ricorderanno il vostro giudizio. […]»
(Estratto del discorso di Hailé Selassié alla Società delle Nazioni, 12 maggio 1936.
Stiamo zitti: un macigno ci sovrasta.
quanto inutile frastuono, quante vite troncate, quante risorse sprecate. E tutto per essersi presi troppo sul serio.In fondo, questa vita è solo un buffo teatro che lordiamo, abbruciamo e fumighiamo, per poi lasciarlo ai nostri figli, peggiore di un pollaio incrostato dagli escrementi di biden, il tipilato da bidet, l’orco drago ugolino che mangia i figli correntisti per fugare la fame del verme solitario, il ministrello degli esteri Di Mai, incapace a distinguere un cavallo da un asino di troia. Pensare che basterebbe un popolo ucraino maturo a nominare un nuovo governo, arrendersi e lasciare zelen al suo destino.I nostri nonni, lo han fatto, almeno sino alla nuova invasione degli Usa. Oggi guardiamo la pagliuzza ucraina e teniamo una trave nel deretano.
Nessuna speranza per noi
Per la prima volta Drag-ariccia viene nominato dal capo dei diavoli Bidencoda il quale lo chiama assieme ad altri nove demoni (dieci in tutto) per accompagnare Dante e Virgilio come scorta – non richiesta – per un tratto della bolgia ucraina fino a un passaggio su un ponte che poi si scoprirà inesistente.
«E Drag-ariccia guidi la decina.»
(Inf. XXI, 120)
Egli viene chiamato poi con vari nomi a parodia di un vero capo militare di questa sguaiata truppa di diavoli (duca, decurio, gran proposto).
Famoso è il verso che indica come dragaariccia si appresti a dare il segno dell’Avanti marsc’ ai diavoli:
«Ed elli avea del cul fatto trombetta.»
(XXI, v. 139)
Zelen, al confronto, a suonare il piano col pene, era un tipo da La Corrida…Una laconica e buffa metafora che chiude il canto XXI su come il suono del peto sia in questo caso equivalente a quello delle trombe delle bande militari (sulle quali insisterà poi Dante, fintamente stupito, nelle prime terzine del canto XXII).
Durante il tragitto Drag-ariccia guida gli altri, infatti al suo passaggio i dannati immersi nella pece ritraggono immediatamente la testa che avevano estratto per sollievo, proprio come fanno le ranocchie in uno stagno al passaggio di un serpente.
Direi che è un titolo che ha portato bene (alla Russia), quindi speriamo che la profezia si “avveri” di nuovo.