Anna Lombroso per il Simplicissimus

Beati i tempi nei quali il popolaccio offeso e deriso nutriva diffidenza nei confronti dei potenti, sentimento che di volta in volta veniva liquidato come populismo o antipolitica.

Da due anni, invece,  come per prodigio la maggioranza crede a tutto, si beve balle e pozioni amare, persuasa che non sia possibile che chi sta in alto agisca contro l’interesse e la salute della gente che sta sotto, affidandosi confidente alle autorità “competenti”, tanto che perfino fior di intellettuali hanno coniato una definizione della democrazia intesa come consegna fiduciosa a chi sa e che cin senso di responsabilità è costretto in nome della necessità a una ardua selezione dei diritti che meritiamo, dei bisogni che possono essere soddisfatti, delle libertà che è legittimo concedere.

Succede perfino quando gli oligarchi spocchiosi e sfrontati si contraddicono, ma vengono  riservati loro il beneficio del dubbio o la illusoria speranza in un ravvedimento coscienzioso, perché ormai la popolazione ricattata, intimorita, ingannata è stata convinta che il giudizio debba riguardare unicamente generici aspetti morali, tanto forte sono stati la comunicazione dell’emergenza e la percezione di uno stato di necessità che non permette dubbi e contestazione delle azioni dei decisori, mosse da senso di responsabilità e cura del bene generale.

Lo conferma la qualità del  gioco di società Star Wars: Quirinale, dove un concorrente   ha la peggio per incompatibilità etiche riguardanti grossolane abitudini scostumate più incompatibili con il ruolo della indole golpista, mentre a un altro si riconosce la virtù di non aver borseggiato i passeggeri o la enigmatica riservatezza che gli vieta di fare le corna dietro alla testa dei regnanti nelle foto ufficiali.

Così succede che quando viene eletta presidente dell’Europarlamento una avvocatessa maltese rabbiosamente conservatrice, convinta della bontà del disegno comunitario tanto da ritenere doverosa la cessione di sovranità dei Paesi membri perfino se esige la rinuncia a principi etici e identitari, l’unica preoccupazione sollevata è che la signora, madre di 4 figli la cui cura nel suo caso può essere delegata  a personale mercenario in vista della sua alta funzione, è stata ed è dichiaratamente antiabortista in un Paese dove l’interruzione di gravidanza è ancora fuorilegge.

I commentatori e le opinioniste, nello spirito del tempo, si sono rasserenati solo quando la neoeletta la dichiarato che è pronta a recedere dalle sue convinzioni in nome della doverosa terzietà  che il suo incarico richiede, e che in ragione di ciò lo spirito che la anima è quello della continuità con la presidenza di Sassoli.

Anche grazie al concorso in qualità di vice presidente dalla Picierno e di altri dinamici esponenti del riformismo neoliberista, cifra irrinunciabile della generazione Erasmus cui la presidentessa rivendica di appartenere, possiamo stare tranquilli, le virtù di genere combinate con l’appassionata adesione all’Europa potranno regalarci altre soddisfazione sulla linea della equiparazione tra 2 totalitarismi  entusiasticamente sostenuta allo scopo di distrarre da quello in vigore che ogni giorno dimostra di avere una forte affinità con uno dei due, il nazismo, per quanto riguarda i valori irrinunciabili comuni, autoritarismo, sfruttamento a scopo di profitto, dominio egemonico dell’economia finanziaria e del mercato, sovranismo oggi inteso alla demolizione delle democrazie nazionali per consolidare la supremazia dell’asse occidentale, Ue e Usa, uso di strumenti di discriminazione al fine di favorire disuguaglianze e selezione dei produttivi da impiegare come duttile capitale umano.

Per fortuna che l’Europarlamento, a parte queste funzioni di supporto alla cultura distopica che sta provvedendo alla cancellazione dei principi democratici della partecipazione e della rappresentanza, ha sempre contato come il due di picche, ancora prima che in alcuni stati venissero aggirati, espropriati, ridotti a funzione notarile anche i parlamenti nazionali e che le loro Costituzioni colpevolmente nate da resistenze troppo intrise di valori “socialisti” venissero retrocesse a arcaici prodotti letterari.

Ma intanto potremmo cominciare a guardare cosa succede in casa nostra, dove due eterni candidati, Cartabia e Amato negli anni hanno rivendicato proprio come la Signora Metsola di essere costretti rispettare una scelta difficile delle donne solo in quanto oggetto di una legge dello Stato ancorché incompatibile con le loro convinzioni, dove i due contendenti in vario modo si mostrano da sempre irrispettosi della volontà e dei diritti delle donne, in veste di utilizzatore finale e di liquidatore del patrimonio di conquiste del lavoro, con la promozione di una precarietà che le penalizza doppiamente rispetto agli uomini, con la valorizzazione di un cottimo da svolgere in part time per combinare occupazione e cura della famiglia in sostituzione di servizi sociali.

D’altra parte si sa che il controllo delle nascite, oggi oggetto di revisionismo in quanto potrebbe favorire all’allarmante tendenza al meticciato,  è stata cura dei ceti dominanti che hanno introdotto anticoncezionali surrettizi di natura economica, da quanto mettere su famiglia e fare figli è privilegio concesso in regime di esclusiva a chi può permetterselo, a chi può approfittare delle opportunità messe a disposizione dal progresso scientifico, anche in questo caso a pagamento, da quando l’unica obiezione di coscienza concessa è quella contro una legge dello stato e contro un giuramento. E da quando ostacoli di carattere morale e psicologico hanno trasformato   anche i desideri in un lusso così come le aspettative per sé e per le generazioni a venire, né più né meno dell’amore costretto dentro ai confini del distanziamento sociale.