Se c’è una cosa assolutamente certa è che essere anti qualcosa non è essere qualcosa. Anzi quando ci si definisce che per ciò che non si è e ciò che non si vuole si ammette solo una condizione di impotenza che se ha una dignità teoretica ed epistemologica, in campo sociale, vale a dire dentro il mondo della vita, è solo una sconfitta perché significa eliminare l’elemento fondamentale, ovvero i bisogni e la loro dialettica. Anzi si può dire che il discorso in negativo è la caratteristica fondante dell’autoritarismo per cui non si può essere antifascisti senza al contempo essere contro le modalità sociali che ne favoriscono lo sviluppo o che sono de facto autoritarismo. Questo cappello (intellegenti pauca) serve ad introdurre il discorso che voglio fare e nel quale il fascismo viene visto come una prospettiva rivolta alla tutela delle elites, dei suoi asset finanziari e delle sue corporazioni, cercando di soffocare qualsiasi idea o contesto fattuale che gli si oppone. Ed è essenzialmente per questo che i regimi fascisti conclamati o in via di lenta formazione hanno delle caratteristiche comuni una delle quali è quella della creazione di nemici per definirsi contro di essi: di qui il nazionalismo e i grandi apparti militari , l’ossessione per la sicurezza nazionale, il controllo dei media, la produzione di slogan e di neolingua per piegare la realtà dei rapporti sociali, la protezione dei poteri privati, le tendenze punitive che portano a un”elevata popolazione carceraria, l’esercizio della forza all’interno e se del caso elezioni in qualche modo manipolate sia a monte che a valle.
Qualche anno fa Laurence W. Britt fece un elenco di queste caratteristiche molto simili tra loro anche se innestate in aree culturalmente assai differenti come l’Italia, la Germania, la Spagna, il Cile, l’Indonesia, ma lo fece nell’intento di ravvisare questi segnali nel mondo contemporaneo e in particolare negli Usa, cosa che ovviamente gli ha valso l’ostracismo mediatico. Ciò non toglie che gli Stati Uniti hanno oggi il nazionalismo più evidente, con l’isteria del patriottismo, il culto della bandiera persino crescente, con la teoria delirante dell’eccezionalismo più virulenta che mai, col mantenimento di forze armate a livello di guerra e su cui si investe più che nel resto del pianeta, con la paranoia della sicurezza nazionale in ragione della quale un’intera popolazione è sotto stretto controllo, ogni tipo di menzogna viene detto e ogni tipo di crimine viene commesso, con la più ampia popolazione carceraria di cui si abbia storicamente notizia, con la letterale creazione di nemici ad hoc, letteralmente demonizzati. Nessuna persona ragionevole può affermare oggi che gli Stati Uniti hanno qualche preoccupazione per i diritti umani, certamente non al di fuori del loro territorio, ma sempre meno anche all’interno dei confini. Anche i meccanismi elettorali, benché già incerti in origine, con la interposizione di grandi elettori tra la presidenza e le urne, danno segno di debolezza: il fratello di George Bush ha rimosso più di 50.000 persone dagli elenchi degli elettori per evitare una vittoria elettorale dell’avversario, ma nonostante si sia poi proceduto a un riconteggio e Bush risultò sconfitto, non fu possibile tornare indietro. Inoltre, le nuove macchine per il voto digitale sono state condannate anche da coloro che le hanno progettate, per la facilità della frode elettorale, ma questi sistemi vengono continuamente implementati, si dovrebbe presumere per il loro potenziale di manipolazione. Per non parlare dell’istruzione completamente abbandonata e oggi possibile solo per i redditi alti o a costo di debiti per tutta la vita.
Tutto questo ha anche un suo cotè comunicativo e spettacolare , denso di tutti gli elementi di cui abbiamo detto di cui uno degli esempi maggiori è la proliferazione di eroi e supereroi. Si tratta di un culto che ha sempre pervaso l’America la cui festa del ringraziamento cade nel giorno dello sterminio di un villaggio indiano e che oggi viene esportato in tutto il resto del pianeta. come espressione fantastica di superiorità morale e di preminenza della forza: Superman, Batman, Spiderman e Captain America, tanto per citare i più famosi sono proto-fascisti cristiani impegnati in battaglie immaginarie del bene contro il male, con gli americani che vivono in modo vicario e onanistico attraverso questi esseri immaginari, condividendo il loro fantastico potere e la presunta ansia di giustizia. Così più si moltiplicano le guerre e le stragi, più fioriscono i supereroi di cui ormai non si riesce più a contare il numero e le facoltà come fossimo in mondo di crudeli balocchi nel quale è vietato crescere: il 60% della produzione di Hollywood è ormai concertata su questo. Recentemente però anche il cattivo che tradizionalmente era comunque una persona di larghi mezzi e di poteri sovrannaturali, sta, come dire, attraversando una mutazione sociologica identificando il “male” nella povertà e nella follia e nelle sue conseguenze che minano il sistema: il recente Joker a cui il festival di Venezia ha voluto affidare il suo Leone d’oro dimostrando di aver perso ogni residua dignità di resistenza alle cazzate più scopertamente furbesche e istrioniche, non è più il super criminale caduto in un bagno chimico ricevendone un qualche potere, ma è un poveraccio disturbato che diventa senza alcuna ragione narrativa una maschera spietata che si permette di sparare al miliardario padre di Batman e di suscitare rivolte di piazza. Diventa insomma il male proponendo un significativo monito sul nemico interno dell’America vergine di peccato aderendo alla diffusa immagine della povertà come vizio. Insomma sono i sintomi del protofascismo che si vestono in maniera sgargiante, anzi in divisa, surrogano una l’esistenza della giustizia in un paese in cui si chiama la polizia anche per un capriccio in una scuola materna o una qualunque protesta davanti a un impiegato. Sono la faccia favolistica del crescente autoritarismo.
Buon-ottimo post.