2016_0915_venezuelaDa due giorni nel web, ma naturalmente non nell’informazione ufficiale che è ormai è fake per sua stessa natura, circolano brani di un documento nel quale si spiega come agire in Venezuela per abbattere Maduro e indurre un regime change che nella lingua inglese anch’essa fake da un bel po’, significa solo e semplicemente golpe. Ecco i brani più diffusi dell’analisi che potrete trovare  qui in spagnolo nella sue completezza: “La pressione internazionale è fondamentale, ma deve essere attentamente calibrata con carota e bastone, per fornire uno sbocco ai membri del regime che possono essere inclini a negoziare un ritorno alla democrazia (sul tema vedi qui, ndr) . A questo proposito, l’Assemblea Nazionale dovrebbe prendere in considerazione le leggi che prevedono l’amnistia parziale e condizionale per i membri militari e civili del regime, segnalando l’intenzione di cercare la riconciliazione e di evitare una caccia alle streghe, nel caso di una transizione. Anche se la Corte Suprema quasi certamente porrà il veto, la legge avrebbe mandato un messaggio che potrebbe isolare i relativamente pochi seguaci del regime che non potrebbero beneficiare di un’amnistia, a causa del loro coinvolgimento in attività come il traffico di droga o di gravi violazioni dei diritti umani. Sanzioni individuali, come quelli già imposte dagli Stati Uniti contro alcuni dirigenti del regime potrebbero essere estese e avere come bersaglio individui associati con flagranti violazioni dei diritti umani, così come proposto da un progetto bipartisan in Senato (Usa,ndr) la scorsa settimana”.

A questo quadro generale che costuisce un completo ribaltalmento di ogni elemnetare verità ed evidenza fa seguito un più specifico elenco di azioni da mettere in atto: “Veri negoziati – a differenza dei “dialoghi” senza fine che predilige il governo – sono essenziali, e dovrebbero idealmente portare ad elezioni e ad un governo ad interim di unità nazionale in cui alcuni funzionari attuali (forse anche il procuratore generale Ortega) possono essere parte . Un risultato di questo genere dovrebbe includere a breve termine il riconoscimento dell’Assemblea Nazionale, e il rispetto per i suoi poteri. Non c’è più futuro per lo sforzo di mediazione guidato dall’ex primo ministro spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero, anche se alcuni dei suoi elementi possono essere incorporati in una struttura più stretta di negoziazione efficace. Questo dovrebbe essere un obiettivo primario dell’iniziativa dell’Organizzazione degli Stati Americani, che richiederà la creazione di un “gruppo di amici”, tra cui almeno un governo di un paese sostenitore di Maduro”.

Si tratta di considerazioni e suggerimenti che adattati ai vari contesti sono gli stessi che abbiamo visto all’opera dovunque compaia lo spettro di qualche colpo di stato arancione, in Ucraina, in Siria, nella ex Jugoslavia. E non c’è da stupirsi visto che questa analisi, firmata da Phil Gunson, senor analyst, compare sulle pagine web dell’International Crisis Group, ovvero l’organizzazione creata e tuttora finanziata da Soros proprio per mettere le basi della disgregazione balcanica e oggi sostenuta guarda caso da Exxon Mobil. Di fatto questo articolo non è altro che l’estensione pratica della relazione truffaldina presenta nel marzo scorso dal Segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro, un uomo delle multinazionali e sponsorizzata dall’ American Enterprise Institute, sostenuta da imprese petrolifere con forti interessi nelle risorse energetiche venezuelane.

Più chiaro di così si muore, ma  per dare un’idea ancor più chiara della questione, dei metodi usati e della oggettività dell’informazione mainstreem, si può sottolineare come Gunson, figlio di pistola, lavori non solo il Crisis Group, ma anche per Open Democracy, altra impresa giornalistica legata a Soros e sia da anni la fonte principale di notizie e analisi sul Venezuela per  il Guardian, l’Indipendent, Newsweek, Miami Herald e di altre innumerevoli testate che si abberaverano a questa fonte tra cui Le Monde. Per maggior vergogna del giornalismo anglosassone, ma occidentale in genere, egli fa pure parte dell’ Ethical Journalism Network, pur essendo stato accusato in passato di aver avuto conflitti di interesse personale nelle sue cronache venezuelane già agli inizi del secondo mandato di Chavez, servendosi della sua fidanzata di allora, Euridice Ledezma, fotografa, giobalistam scruttorucola, ma soprattutto pasionaria anti bolivarista che definisce molto bene la sua situazione quando dice “scrivo in spagnolo, produco in inglese”

Ecco dunque come un miliardario che costituisce di fatto un ganglio del governo reale statunitense, organizza l’informazione sul Paese di cui vuol stravolgere le istituzioni per papparselo in un sol boccone, in concerto con tutto il carico di ong e di organizzazioni falso umanitarie che ormai hanno perso ogni cautela e ogni vergogna come Amnesty International che nessuno potrebbe più amnistiare: prima si lavorano a dovere le opinioni pubbliche affinché le orligarchie di comando occidentali non si sentano in imbarazzo a creare la solita alleanza di Paesi di buona volontà disposta a coprire e legittimare ogni manovra, anche la più insensata e violenta, quando non a intervenire sul campo direttamente o per interposti tupamaros, terrostisti mercenari o manipoli nazisti o gruppi paramilitari come a Caracas. Di fatto ormai la “rivoluzione arancione” che in Venezuela è finanziata da18 anni, senza essere riuscita ad ottenere lo scopo voluto, è in profonda crisi anche numerica che costringe i fotografi al campo stretto per dare l’impressione di folle, censurando peraltro ogni manifestazione pro Maduro: solo con una canea internazionale e con la violenza attribuita agli avversari può ormai riuscire ad imporsi. Purtroppo non mancano figli di puttana e di pistola a lavorare per questo.