Anna Lombroso per il Simplicissimus
Allora pare chiaro ormai che la vera domanda da porsi è: le grandi opere sono interventi necessari e utili alla collettività, da realizzare per sanare contingenze diventate emergenze, per rimettere in moto l’economia produttiva, per sviluppare occupazione sostenibile? Oppure si tratta di veri e propri “sistemi” pensati ed adottati per favorire i profitti di un’unica grande cordata, di un’alleanza trasversale a partiti, mondo di impresa, pubblica amministrazione e che si declina in tutto il Paese e a tutti i livelli territoriali, se a più di vent’anni da Tangentopoli le figurine dell’album sono sempre le stesse, come le modalità e le forme del malaffare?
Che l’Expò sia una velleitaria e faraonica prova superflua di muscolarità di un governo, che vuole una vetrina per un Made in Italy che nel migliore dei casi non esiste più o è il monopolio delle operazioni acchiappa citrulli del Farinetti e nel peggiore propone il ricordo della Campania Felix convertita in Terra dei Fuochi, mozzarelle col siero tedesco e parmisan a volontà, quote latte e arance mandate al macero in favore di quelle marocchine, che in fondo è l’Europa che ce lo chiede, con la globalizzazione, di mangiare male e ormai poco, è sicuro.
Il Ponte sulle Stretto è ormai ridotto, fortunatamente, a barzelletta per gli sventurati ospiti dell’Istituto Sacra Famiglia di Cesano, che il vecchio sporcaccione alterna a aneddoti scollacciati. Peccato che continui a costare molto più delle sue esigenti distrazioni. Anche sulla Tav sussistono pochi dubbi se ogni km italiano costa tre volte un km tedesco, se nemmeno l’Ue la vuole più, se sono sempre più esigui i target interessati a andare molto in fretta a mangiare la nuovelle cuisine di Bocuse a Lione.
Magari ci resta qualche dubbio sul Mose, eccezionale e ambiziosa opera ingegneristica che doveva salvaguardare Venezia dalle alte maree, incrementate da fenomeni anomali, eustatismo, bradisismo e cambiamento climatico, la cui indilazionabile urgenza venne messa in luce con la mareggiata catastrofica del 1966. Magari i più malevoli diranno che se si era aspettato fino al 1988, data nella quale “nasce” il sistema di paratie mobili, con l’inaugurazione del modulo sperimentale in scala reale in Laguna davanti a Punta Sabbioni l’urgenza non doveva essere così pressante . Magari qualcuno dirà che per una città unica al mondo e che il mondo considera un patrimonio universale si poteva lanciare un concorso di idee internazionale per selezionare il progetto più giusto anche in base al rapporto efficacia, qualità e costi.
Invece a confermare il sospetto che anche questa opera necessaria è diventata da subito una prodigiosa formidabile macchina prosciuga soldi, offerta ai soliti noti, viene scelta questa unica indiscutibile e indiscussa soluzione, a seguito di una “cernita” avvenuta nel 1981 nelle penombre del Ministero dei Lavori Pubblici. Il tempo è amico dell’intrallazzo: per esibire il modellino tipo Lego ci hanno messo un bel po’ di anni, un settennato utile per perfezionare non il “modulo sperimentale elettromeccanico”, bensì la trama di alleanze, accordi, scambi, favori, libri paga in grado di soddisfare appetiti insaziabili dei più disparati target che rappresentano tutti i segmenti possibili della classe dirigente, imprese, politici, pubblica amministrazione, tecnici, comunicatori, controllori e controllati, GdF, magistrati, corte dei conti, che la torta era così appetitosa che nessuno ha resistito alla tentazione.
Oggi commentatori, ex sindaci spocchiosi che dallo Steinhof ammonirono i veneziani stremati dall’ennesima acqua alta anomala di munirsi di stivaloni, lasciano intendere che la corruzione nelle grandi opere è inevitabile. Ancorché, però, prevedibile, ormai. Ora e vent’anni fa, quando si permise che un consorzio assumesse su di sé tutte le funzioni, progettuali, operative, di verifica dell’efficacia del suo operato e così via. Quando si vide che si trattava di un soggetto al servizio di un padrone, quella Mantovani SpA che pagava politici, amministratori, controllori, tecnici, informatori, occupando qualsiasi interstizio della società veneta, ospedali, bonifiche, aeroporti, speculazioni immobiliari, mercati ortofrutticoli e ostricari, rigassificatori e strade e autostrade. Quando solo vent’anni dopo l’avvio della colossale opera, quando si moltiplicavano i colossali costi, mentre – forse fortunatamente – quasi nulla veniva realizzato – timidamente lo schivo e sussiegoso sindaco prestò una frettolosa attenzione ad alternative, che esistevano, eccome, quella “correttiva” del Mose dell’ingegner Vincenzo Di Tella, con una chiusura parziale (ma reversibile ) delle bocche di porto, e il rialzo dei fondali nella parte rimanente della bocca, o quella di Arca, con i cassoni auto affondanti, o altri ancora che non hanno avuto modo di affiorare dal mare del laissez faire, colpevole in un caso come questo quanto la correità. Tanto, stanno ripetendo decisori di un tempo inclini all’indecisione, i giochi erano fatti. Eppure la sovrintendenza aveva detto no, eppure istituti universitari autorevoli avevano detto no, così come no aveva detto la Commissione di Valutazione dell’Impatto ambientale. Proprio quei soggetti che ora il dinamico premier vorrebbe cancellare in nome dell’efficienza, della semplificazione, della lotta alla burocrazia. Ma ce ne fosse stata un po’ di più di ingerenza dello Stato a contrastare la prepotenza, l’occupazione militare dei privati.
Eh si la risposta al quesito iniziale è che le grandi opere servono a grandi profitti di grandi speculatori, mentre basterebbe non lasciar decantare crisi affinché diventino provvidenziali emergenze, mentre sarebbe sufficiente fare quello che faceva la Serenissima o i “custodi” di Pompei, una regolare manutenzione, mentre i grandi investimenti dovrebbero essere indirizzati alla piccola utopia di uno Stato capace di prendersi cura delle sue ricchezze, facendo lavorare la sua gente, riprendendosi la sua dignità e la sua sovranità, restituendoci quello cui abbiamo diritto.
penso che l’agire tardivo e lassista da parte della magistratura, in un paese capitalista, ma con mafie corruzioni ecc. sia colpevole fosse anche per incuria, e questa colpa ha cotribuito allo sfascio attuale del Paese, certo però gli arresti direi tardivi e coreografici della politica veneta, sono un bel “coup de théatre” … quasi uno specchietto per le allodole o per il popolo beota con il mito della legalità,si, ma quella fallimentare, direi, all’itaGliana…
ed intanto il Paese sembra sulla via del fallimento… spero tanto di sbagliarmi, ma alcuni segnali ci sono … che dire… grazie alla mitica classe dirigente epoliticante itaGGliana , così tanto legale…all’itaGliana perlopiù appunto.
anche questo è molto eloquente ( ah per inciso, chissà quanto costeranno, corruzione o no le 100 basi militari USA in Italia, solo per la gestione …) :
se qualcuno è illuso che, SOLAMENTE arrestando i politici o la classe dirigente attuale, dopo che hanno saccheggiato il saccheggiabile si otterranno chissà quali risultati, deve essere o stolido o è in mala fede…
io sarei per una legge che costringe i ladri a restituire il maltolto attivamente anche con il frutto del proprio lavoro, ed in quel modo si potrebbe evitare loro la prigione … così avremmo maggior funzione di reinserimento sociale, risarcimento del danno sociale, rieducazione del criminale di turno… a me sembra a livello intuitivo molto semplice, il ladro , meglio direi ladrone di turno, non vuole rendere il maltolto, niente prigione ma lavori socialmente utili per l’importo esatto della ruberia…di turno non ha soldi .
a proposito di filmati… guardate questo ( !) strano filmato, molto eloquente:
🙂
“pure i giudizi di moralista da qualche “slettore” anonimo.”
se piuttosto di fare clamorosi arresti secondo la legge itaGGliana, si obbligassero i politicanti , la classe dirigente a restituire il maltolto, con gli interessi il popolo italiano ne guadagnerebbe parecchio rispetto a ciò che sembrano in sostanza taluni processi: una pantomima alla panem et circenses nel migliore dei casi …
sembra parecchio strano che dopo tangentopoli, nel 1992, la solfa sia più o meno la solita, viene da chiedersi cosa abbia fatto la magistratura con la sua legalità fino ad ora … viene da chiedersi quale si stata in realtà la reale diligenza della magistratura in ItaGlia, e viene da chiederselo da non berlusconiano …
mi sembra che in fin dei conti si stia parlando, nella sostanza, della legalità all’itaGGliana …
La corruzione potrebbe sparire da un momento all’altro facendo delle apposite leggi pro-lobby come accade negli Stati Uniti o in Inghilterra. Lo schifo morale non sarebbe diminuito ma, complici delle norme ad hoc che impediscono di parlarne sui media, niente potrebbe più filtrare e la pubblica opinione, dopo un po’, non accorgendosi di nulla, comincerebbe a pensare di vivere in un paese onesto. Per avere un’idea di questa corruzione non-corruzione basta pensare alla legge UE che ha vietato le lampadine tradizionali al mercurio, pericolosissime, com’è noto, se consumate a stomaco vuoto. Come volevasi dimostrare, non mi risulta che la gente sia scesa nelle piazze gridando alla corruzione!
Se da noi non esistono queste norme “anticorruzione”, che sarebbe facilissimo fare e che, ripeto, farebbero piazza pulita del fenomeno in quanto fattispecie giuridica, è perché a qualcuno non fa comodo averle, e non sto ovviamente parlando della nostra classe politico/industriale corrotta che anzi si troverebbe molto meno esposta al pericolo ricorrente di dover rispondere in tribunale di reati di notevole gravità (più che altro il problema per industriali e politici sono i costi delle cause e le perdite di tempo e di immagine perché poi alla fine nessuno va mai in galera o è obbligato a restituire il mal tolto).
Potrei anche suggerire che al sistema della corruzione corrisponde il sistema speculare dell’anti-corruzione che dà lavoro ogni anno a migliaia di avvocati, magistrati, giornalisti e opinionisti e che ha quindi una sua utilità sociale indubbia 🙂
Qual è allora la spiegazione del fatto che una classe dirigente corrottissima e con una vasta maggioranza trasversale in parlamento non sia in grado di varare delle leggi autoprotettive che trasformino la corruzione in una prassi lobbistica normale e “pulita”?
Evidentemente il fatto che le leggi che governano il nostro paese non sono tutte decise da noi.
Qualcuno, evidentemente, si serve della corruzione altrui, sapientemente registrata in tempo reale, per trarne dei vantaggi politici, per influire sui governi, per seminare disorientamento nella pubblica opinione, per generare disgusto della politica e allontanamento del cittadino dalle urne, per punire servi infedeli, per vendere rivelazioni utili a terzi o per appioppare ammende spropositate (si segua in questo momento l’offensiva americana contro Paribas, proprietaria della nostrana Findomestic). Questo spiazza il cittadino perché la corruzione non è stata svelata per amore dell’onestà e del bene comune ma per precisi calcoli politico/economici tant’è vero che è rarissimo che salti fuori chi ha dato l’imbeccata iniziale cui si deve l’indagine della magistratura (quando la corruzione è sistemica, nessuno dei coinvolti ovviamente ha un interesse a parlare, chi può parlare sono però i servizi italiani ed esteri e i giornalisti che ne raccolgono le confidenze e “proteggono” le fonti). Il cittadino finisce così per diventare una pedina in un gioco politico o geopolitico preordinato dall’alto e la sua sacrosanta indignazione è esattamente uno dei risultati che il vero mandante si augurava.
Quello che noi italiani non abbiamo forse intuito dell’episodio Snowden, e che negli Stati Uniti si è invece già capito, è che ormai si va verso una confluenza dell’attività spionistica con l’attività poliziesca e della magistratura, che diventeranno sempre più un tutt’uno. In altre parole, mentre prima per scoprire un reato bisognava avere un sospetto motivato da qualcosa di concreto, oggi basta chiedere a chi di dovere se, per caso, nelle conversazioni telefoniche o nelle mail del signor X c’è qualcosa di sospetto, dopo di che, se lo si trova, si mobilita la magistratura. In altri termini, diventa possibile una costruzione politicamente motivata dell’accusa che è, ironicamente, quello che Berlusconi aveva sempre sostenuto, forse perché, non potendolo dire, sapeva che i fatti di cui era accusato erano nati da intercettazioni e rivelazioni procurate tramite il mercatino spy@buy dei servizi di informazione. Ecco infine un link a un breve saggio di un analista americano che spiega nei dettagli il fenomeno della confluenza inevitabile tra spionaggio e attività investigativa della polizia e della magistratura a cui ho accennato: https://www.techdirt.com/articles/20140529/04222727386/post-snowden-surveillance-world-network-effects-low-marginal-costs-technical-lock-in.shtml
– La politica non è più altro che un elastico: “Onora” i con-tendenti… o non andrai molto lontano 😎
“pure i giudizi di moralista da qualche “slettore” anonimo.”
beh da anonimo ho dato in qualche misura se non della moralista, della bigotta con il mito della legalità … a me ste indagini a scoppio ritardato sanno tanto del voler chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, e mi sanno un tantinello di ipocrisia anche da parte della magistratura, che nei confronti del grande o medio-piccolo ladrocinio-corruzione-clentelismi-familismi continuati da tempo immemore si potrebbe dire, “ha chiuso, nella sostanza, più di un occhio” così come si conviene ad una magistratura, di un’espressione geografica colonizzata dagli USA, laddove si è praticata la conventio ad escludendum nei confronti dei partiti, almeno nei primi anni di dopoguerra, di sinistra..che ormai la sinistra in Italia proprio non esiste.
Se il clientelismo e la corruzione democristiane, oltre che le varie gladio, sono state in qualche modo “tollerate” dalla magistratura ( direi “borghese”), ora non ci si può meravigliare ipocritamente se una pessima classe dirigente ( anche in senso lato…) ha portato l’ItaGGlia dove sta ora.
Provvedimenti in questi casi direi doverosi, sono stati presi in modo certamente tardivo rispetto alla deriva del Paese, e ci sarebbe da chiedersi il perche di tanta inerzia, se inerzia c’è stata ( anche se sembra probabile, plausibile…), e sanno molto di foglia di fico per nascondere le vergogne di una di una classe dirigente ( anche in senso lato ) e politicante alquanto ipocrita e cialtrona … e magari mo’ i popolo bue abbocca pure al gran pontificare del moralista a scoppio ritardato di turno… tutto ciò se non è pesantemente grottesco è sicuramente deprimente, ed è propedeutic, per come la vedo io acché una qualsiasi Nazione europea degna di questo nome possa colonizzarci , per trattarci quali “piigs” ( ed io dire non certo negli ultimi 5 ani…), cosi come ci hanno “simpaticamente” nominato.
La doverosa azione di arresto contro il ladrocinio di dei soldi pubblici,
ha u retrogusto amaro, non mi entusiasma … sa quasi di ipocrita foglia di fico, per distrarre il popolo bue e giustificare la macelleria sociale prossima ventura .. che dire.. grazie alla magistratura italiana per avere agito tempestivamente (??) ed avere salvato il popolo italiano dallo sfascio della Nazione (??).
Purtroppo, e ripeterei purtroppo cento volte, detti provvedimenti della magistratura, per come la vedo io non salveranno, ormai l’Italia dallo sfascio sociale, e se sfascio sociale e civile sarà in ItaGlia, anche la magistratura avrà le sue responsabilità .. che dovranno però pagare perlopiù le classi sociali subalterne .. la magistratura ha fatto , stavolta, i suo dovere… ma fuori tempo massimo , sembrerebbe proprio.
Per esperienza che appartiene al vissuto di tanti di noi, dobbiamo in sincerità ammettere che il decalogo del malcostume è da applicarsi non certamente alle sole “grandi opere”. In italia i fenomeni del malcostume, della cattiva e più che andante pratica politica, si estendono fino anche al caso “mono cellulare” del piccolo intervento; insomma, anche se si tratta di costruire la cuccia per un cane. Naturalmente, quel che bisogna evitare e’ di generalizzare perché di operatori onesti ce ne sono, ancorché mortificati dalla debordante maggioranza dei disonesti, degli incapaci, ecc. Infine ribadisco quanto detto in altre occasioni: posto che il malaffare va perseguito e condannato, in Italia credo che si facciano più danni per via della nostra atavica incapacità di programmare ed organizzare!
Ciò che ora leggiamo perfino sulla stampa internazionale Anna Lombroso
lo diceva da tempo.
E si beccava pure i giudizi di moralista da qualche “slettore” anonimo.
Il primo comandamento della corruzione è proprio questo:
– Dedicati alle opere faraoniche e disdegna la manutenzione ordinaria
Il secondo potrebbe essere:
– Non dedicarti a ciò che serve a tutti i cittadini.
Il terzo:
– Affidati ai privati che appaltano ai loro amici che subappaltano agli amici degli amici.
Il quarto:
– E che gli amici e gli amici degli amici siano delle cordate giuste.
Il quinto:
– E che le cordate siano pluraliste: politici ma anche amministratori delegati, ma anche funzionari, ma anche sindacalisti, ma anche di destra, ma anche di centro, ma anche di sinistra.
Per gli altri cinque, lascio spazio ad altri…