La lista Tsipras appena nata è già in grande affanno, i garanti se ne vanno alla spicciolata, vengono fuori incidenti di percorso nella formazione delle liste, i programmi critici, ma sostanzialmente entristi del leader greco appaiono sempre meno incisivi in una canea elettorale dove, a parole tutti rinnegano l’austerità persino quelli che la attuano in tempo reale, si evita come la peste di parlare di Ucraina che pure è un tema che va al cuore dei problemi della governance europea, i candidati bandiera salvo qualche eccezione sono tutto fuorché definibili di sinistra. Lo stesso leader greco pare che non ci stia capendo molto.
Insomma una nascita tormentata che riprende la strategia perdente dei minestroni elettorali e delle linee vaghe se non genrriche, ma ora la lista ha l’occasione di uscire dalle amniguità e dai contrasti e mostrare di che pasta è fatta e di prendere una posizione chiara sul trattato transatlantico i cui colloqui sono ripresi lunedì scorso. E’ abbastanza noto che dietro l’apparenza di un un accordo commerciale, si vuole far passare un progetto di abbattimento finale del modello europeo per permettere a multinazionali e potentati finanziari di svolgere il ruolo di legislatore. Fino a qualche tempo fa il negoziatore europeo del trattato transatlantico, un belga a nome Karel De Gucth, ex ministro degli esteri del suo Paese, uso a non nascondere il proprio razzismo e dulcis in fundo accusato di insider trading (non ci facciamo mancare mai nulla) ha cercato di confondere le acque e placare le proteste che ci sono, anche se appaiono invisibili in Italia, dicendo che le norme continentali “non sono negoziabili”. Ma da quando, circa un mese e mezzo fa, il Financial Times ha svelato tramite documenti riservati che l’amministrazione Usa intende usare il negoziato per far intervenire le multinazionali nel processo legislativo europeo, ha cambiato tono è ha detto che ” è pronto a lavorare in questa direzione” . Anzi perdendo ogni ritegno ora sostiene che l’accordo commerciale riguarda per il 20% le questioni tariffarie e per “per l’80% discussioni sui regolamenti che proteggono le persone da rischi per la sicurezza sanitaria, la sicurezza in generale, l’ ambiente, la finanza e i dati personali”.
Con questo trattato addirittura si vuole far passare un meccanismo chiamato “risoluzione delle controversie investitore – stato” che prevede come il profitto e gli interessi delle multinazionali siano tutelati al di là e contro le leggi degli stati, divenendo così il fulcro regolatore delle comunità. Se una legge crea una perdita per una compagnia, questa potrà chiedere il ritiro della stessa o compensazioni miliardarie. Il tutto verrebbe gestito non dai tribunali, ma da comitati di arbitrato, coperti da segreto, formati da burocrati e avvocati aziendali, le cui decisioni sarebbero insindacabili. Per chi ne vuole sapere di più ecco un vecchio post in cui la questione è trattata in dettaglio.
Mi pare che ci sia molta materia per parlare di questo visto che siamo ormai in piena campagna elettorale per Bruxelles e ogni silenzio sul tema sarebbe incomprensibile o magari indizio di complicità. Tsipras se ci sei batti un colpo, indica qualcosa di concreto e di comune contro cui battersi, qualcosa che tutti comprendano, imponi che la lista italiana cominci fattivamente a opporsi a questo scempio se per caso vi fossero dei recalcitranti. Ma se ci sarà silenzio, allora comincerò a pensare che l’Altra Europa non c’è, ma ci fa.
Viceversa simplicissimus chi batte ben più di un colpo, come il M5S, non lo citiamo nemmeno en-passant, vero??????????????
Com’è noto, Tsipras persegue un’agenda prevalentemente di carattere interno, è il vincitore in pectore delle prossime elezioni greche che saranno probabilmente anticipate a seguito del risultato delle europee che vedranno il Pasok scendere a percentuali lillipuziane con conseguente passaggio a Syriza di almeno la metà degli attuali deputati del Pasok che già adesso non si fanno vedere alle riunioni pre-elettorali organizzate da Papandreu (fonte il solito Giorgio Delaktis in un articolo dell’altro ieri sul quotidiano Ethnos online).
L’Europa è servita a Tsipras per dargli ulteriore propulsione interna e accreditarlo come leader di rango europeo facilitando quindi il travaso di voti dal Pasok e dagli altri partiti. Aspettarsi da Tsipras antieuropeismo e antiamericanismo è un po’ troppo. I greci hanno una paura matta del babau turco (che morde sul serio quando morde) e mai si allontanerebbero dall’Europa. Del resto Putin, fedele alla spartizione in zone di influenza ereditata dalla guèrra fredda, non li ha voluti prendere sotto il suo ombrello protettivo per cui ai greci non è rimasto che tifare Europa e, di riflesso, Stati Uniti.
Credo che Tsipras pensi di poter reimpostare la ripartizione dei sacrifici nel senso di una maggiore equità verso le classi più indifese e forse di ottenere qualche concessione più succosa minaççiando la Germania con una richiesta non tanto di indennizzo dei danni di guèrra quanto di soldi (tanti!) prelevati dalla Germania a titolo di prestito forzoso all’epoca dell’occupaziòne greca e mai restituiti. Ne hanno parlato il partito al potere (Nuova Democrazia) con il presidente tedesco Gauck nella sua visita ad Atene di alcuni giorni fa. Gauck ha risposto picche ma in modo non del tutto convinto e definitivo.
Il discorso del trattato TTIP che renderà l’UE un facile terreno di conquìsta per le aziende USA e sradicherà per sempre la vocazione sociale del continente europeo non credo sia di alcun interesse per Tsipras che deve le sue chances elettorali, in definitiva, all’appoggio americàno. Il punto di svolta fu quando Tsipras cominciò a diventare oggetto delle attenzioni dell’ambasciata statunitense ad Atene e poi prese ad essere sempre più spesso interlocutore di coloro che più fedelmente stanno servendo il progetto USA di riduzione in $ervitù dell’Europa, dalla Merkel a tutti gli altri.
Detto questo, è sempre confortante leggere i formidabili discorsi di Tsipras che esprimono una visione lucida e coerente della crisi da un’ottica di sinistra (sinistra non all’italiana, ovviamente). Peccato che il destino lo abbia condannato ad agire all’interno di binari talmente angusti da rendere probabilmente ininfluenti le sue grandi potenzialità.