Renzi e l'Ubs“Ultimo ma non ultimo, se Matteo Renzi non riesce a sboccare le riforme (leggi massacri sociali ndr) in Italia, il più importante Paese della periferia, sarà probabile che ci sarà meno spazio per negoziare il deficit nel 2015″ . La solita minestra ammannita dalla finanza e dalle banche che ormai agiscono e pensano in una realtà tutta loro ma che riescono ad imporre a popoli e stati. Quindi ciò che dice in questo documento dell’Ubs sull’economia europea a pagina 4 riga 8  non è certo una novità degna di nota, tanto più che alcune previsioni fatte sono già state sbugiardate, in particolare quelle sulla Grecia.

C’è un piccolo particolare però: il documento (che allego ubs eurozona) è stato elaborato a dicembre e pubblicato sul sito Ubs il 7 gennaio quando sembrava che Letta fosse stabilmente in sella e che Renzi non avesse alcuna intenzione di succedergli con un colpo di palazzo: nemmeno esisteva ancora la parola d’ordine del tradimento  #enricostaisereno. Anzi la sensazione era che l’alternativa al Nipote fossero le elezioni. Nel documento invece il sindaco di Firenze è considerato di fatto il premier italiano, anzi per la verità è l’unico personaggio politico del continente che venga citato nelle  16 pagine dell’outlook, segno dell’importanza riposta su di lui per far funzionare le cose secondo la visione finanziaria. L’uomo chiave nel Paese chiave per il futuro dell’austerità.

E’ poco plausibile – soprattutto nel contesto di questi documenti ufficiali del mondo bancario quanto mai restii ad entrare nelle vicende politiche proprio per condizionarle meglio da una presunta posizione di neutralità- che un investimento del genere possa essere fatto sul segretario di un partito, sia pure quello centrale per il governo in una situazione magmatica e confusa come quella italiana, compresa quella interna del Pd. Sembra invece che Renzi  sia già profeticamente investito della massima responsabilità. E in effetti Fridman stava già scrivendo l’instant book che poi avrebbe fatto detonare la situazione.

Per natura non sono un complottista ma qui ci troviamo di fronte a un cambio di governo non solo auspicato e brandito come un ricatto, ma probabilmente già previsto e preparato, tanto da essere citato negli outlook. Che la Merkel fosse fortemente interessata a smuovere le acque stagnanti del lettismo per evitare un bagno per le forze dell’austerità alle europee era noto, anche perché espresso più volte in via ufficiosa, ma qui il percorso si complica, compaiono altri complici e altri testimoni informati sui fatti. Chi ha portato Renzi a Palazzo Chigi, chi ha caricato la molla di eventi che sembrano essere casualmente precipitati, ma che erano già dati per scontati negli ambienti finanziari? E soprattutto c’è da chiedersi, con queste premesse, chi scriverà realmente il programma del nuovo governo: pare che l’idea di estendere temporaneamente un sussidio di disoccupazione – ridotto a pourboire- in cambio della privatizzazione totale di tutte le aziende a controllo pubblico, venga dalla commissione Ue, via Ocse.

Tutte domande a cui non dovremmo permette che siano i posteri a rispondere. Anche perché dubito che ne avremo precipitando su questa china.