L’equivoco e il qui pro quo non sono sempre innocenti, anzi nella comunicazione politica sono spesso dolosi: servono a stemperare l’indignazione, a creare una speranza, un accredito di simpatia che naturalmente viene dilapidato al momento della rivelazione, ma consente di non consumare tutto il residuo capitale di tollerabilità. E’ un sistema ben collaudato nella tecnica del consenso.
Immaginiamo quale sarebbe stata l’impressione se il ministro Giovannini fin da subito avesse detto che chi viene espulso dal lavoro prima di aver raggiunto l’età della pensione godrà pienamente gli effetti della legge Fornero, rimarrà cioè senza un soldo per anni, ma che per buona grazia del governo potrà chiedere un prestito per non affogare, prestito che dovrà restituire con gli interessi una volta che sia arrivata la sospirata pensione. Cosa si può pensare di una simile presa per il culo che aggrava semmai la situazione e che se dà una mano, a qualcuno quel qualcuno sono proprio i prestatori, banche in prima fila?
Credo che l’incendio del ministero del lavoro, definizione ormai decisamente bizzarra, sarebbe il minimo che si possa immaginare. E così si è scelta un’altra strada: dapprima il ministro ha fatto intendere che si sarebbe tornati al pensionamento anticipato, facendo un passo indietro rispetto alla riforma Fornero e pur in un bailamme parolaio ha parlato di “un anticipo previdenziale” a cui il governo stava pensando da tempo, ” uno strumento flessibile in funzione delle esigenze soggettive dei lavoratori”. Non è che significhi molto, anzi è un papocchio da cui traluce la malafede, ma questa prospettiva, ripresa da tutti i media non si sa bene se ingannati o complici, ha fatto tirare un sospiro di sollievo, ha creato un’aura di positività intorno all’argomento.
Poi a distanza di 24 ore la smentita: il senso del provvedimento è stato frainteso, si tratta solo della possibilità di un prestito, siamo uno stato cravattaro, mica sociale. Così la notizia che per gli esodati di ieri, di oggi e di domani non c’è in realtà alcuna soluzione o riscatto è stata spalmata su due giorni, ed è perciò risultata meno cruda di una rivelazione che facesse subito mostra di tutto il suo squallore. Una tecnica che il ministro non può adottare per se stesso: Giovannini è Giovannini ed è difficile spalmarne l’effetto.
Un detto cinese recita “se al mattino ti alzi e ti guardi tra le gambe e ne conti ‘quattro’ non ti meravigliare, sappi che due sono le tue e due del tuo amico che ti si sta facendo” Infatti da circa due anni il nostro migliore amico è lo stato inteso come ente composto da politicanti in cerca di trovare una soluzione per la loro esistenza, e da burocrati che l’hanno trovata. Tutti muniti di dottorati in filosofia, economia, ma caso strano rilasciati e pagati in ALBANIA previo intervento di una raccomandazione sindacale della confederazione italiana, a cui fanno parte i pescatori di trote. Nessuno si ricorda di quel regalino originato dal mortadella, di 23 miliardi di €uro di mancati versamenti INPDAP poi caricati sui conti INPS.
Nessuno sa come mai i versamenti contestuali di contributi valgano per i politicanti e burocrati mentre per altri quelli coincidenti non vengono valutati ai fini pensionistici. Questa è la politica italiana, quella delle pensioni d’oro e dagli incarichi di platino.
Ah m’era sembrato. Per un attimo stavano decadendo tutte le mie certezze. La più salda delle quali è che questo Governicchio in mano a tre quattro burattinai, sia composto da uno strame di peracottari, fra cui Giovannini, che è uno dei più irriducibili. Adesso mi sono quietato. La certezza ha per un attimo vacillato, ma adesso è tornata. Ben più granitica di prima.