locandinaAnna Lombroso per il Simplicissimus

Distratti dalle piccole vergogne evidenti i più hanno trascurato lo scandalo del menu, delle pietanze e della difficile digestione della “cena elegante”, con il segretario del Pd che ha allestito l’incontro nella sua garçonnière, che, quando c’è, l’amore trionfa anche in una capanna. Anzi, in un porcile, perché salvo qualche raro illuminato che cerca di dare la sveglia in rete, presto ridotto a ricorrere a samizdat virtuali, nessuno ha ravvisato il contenuto infame, il porcellino ipocrita, dietro la forma inopportuna ma così coerente con i due pace maker della larga intesa, più indissolubile di qualsiasi matrimonio.

Ancor prima di entrare nel merito dei cosiddetti “punti qualificanti”, l’intesa tra i due fatti per intendersi, dimostra l’osservanza ai dogmi della politica secondo il condannato   feat Renzi, come si addice ai duetti: prima regola, quindi,  fregarsene bellamente di leggi e pronunciamenti, che Corte Costituzionale, Cassazione e tribunali sono nemici in casa, rei di ostacolare la dinamica e libera iniziativa nell’esercizio di attività pubbliche e private. E non può non apparire come uno spavaldo ceffone alla sentenza, riproporre in una nuova edizione, sfrontata fotocopia della vecchia, proprio i vizi del Porcellum “condannati” dalla Corte Costituzionale:  a cominciare dalla non corrispondenza fra voto espresso dai cittadini e composizione delle assemblee parlamentari,   derivante dall’impossibilità di esprimere il voto di preferenza,  che fa sì che alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manchi il sostegno della indicazione personale dei cittadini, e che ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione”.

Padrone e padroncino scelgono dunque il più perfetto e inesorabile sistema ad personam, riproponendo i meccanismi giustamente censurati dalla Corte: premio di maggioranza e voto su lista bloccata.

Ma lo scopo, non secondario,  è anche quello dimostrativo, rendere palese e ostentare che comandano loro, sia pure con una gerarchia interna, e continuare a farlo per cancellare definitivamente democrazia e la sua Carta, per ridurre al silenzio qualsiasi formazione minore che si sottraggano all’utile funzione di semplici portatori d’acqua in favore dei due semi-centri, per azzerare col tasto reset anche l’evocazione di pensieri, idee, principi di “sinistra”.

Padrone e padroncino, ma per finta, come dimostra l’urgenza di entrar dentro all’accordo, magari tramite zio o nonno putativo di Letta che il 29 deve andare a render conto alla Commissione Europea, dona ferentes per placare la feroce divinità ben poco enigmatica: è chiarissimo che viene dall’Europa, dall’imperialismo finanziario, dalla teocrazia di mercato il comandamento di cancellare ideologie, idee, schieramenti, insomma la “politica” e in confronto che ne deriva, per smantellare prima lo Stato sociale, poi lo stato di diritto e i diritti, quindi li stati e la loro sovranità.

Viene da là il “movimento” lento: abrogazione del proporzionale, in favore del maggioritario e dell’idolatrato bipolarismo, penalizzazione delle ali cosiddette estreme, a meno che non si riducano entusiasticamente a vivandieri, crescente omologazione tra i due poli e coincidenza soprattutto sui temi del lavoro, in modo che il superamento delle differenze tra destra e sinistra appaia la naturale e inevitabile coesione che permette di affrontare la crisi nazionale e mondiale.  E chi se ne importa dell’astensionismo, della disaffezione, del disincanto, interpretati invece come una dimostrazione della raggiunta  maturità di un popolo che diventa adulto tramite la rinuncia a partecipare, il rifiuto della responsabilità, la conquista dell’indifferenza pubblica.

E infatti non è una caso che a fare l’accordo storico siano un vecchio che non vuole arrendersi e torna all’infanzia e un ragazzino mal cresciuto, si vede che questo non è un Paese per i grandi, o i Grandi.