Napolitano e ScalfariNon si finisce mai di imparare e di riallacciare i fili secondo nuovi circuiti. Così ho scoperto una cosa che avevo dimenticato, sulla quale avevo glissato per carità di patria e cioè sul fatto che Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, aveva votato monarchia al referendum. Lo ha ricordato lui stesso, nella sua nuova veste di Beato Eugenio da Scalfari ad un convegno su Calvino in cui ancora una volta ha rammentato gli anni del liceo a Sanremo, trascorsi assieme allo scrittore.

Così si è riascoltato l’organetto degli strusci in centro e delle presunte discussioni su Montale e Ungaretti, ma anche su Eddington, un astronomo inglese che aveva scritto un libro divulgativo sulla relatività, il quale però è universalmente noto per  la teoria delle scimmie dattilografe, riassunta nella frase “se un esercito di scimmie battesse per un tempo sufficiente sui tasti di macchine da scrivere, produrrebbe prima o poi tutti i libri del British Museum”, teoria che immagino abbia molto impressionato i due baldi giovanotti. Ma Scalfari en passant spiega anche perché abbia votato per il re: «Pensavo che solo la monarchia potesse contrastare il Vaticano».

Certo che adesso con tutta quella pappa e ciccia con San Pietro, con le telefonate papali e le discussioni teologiche, la prospettiva dev’essere totalmente cambiata: ad averlo saputo prima forse avrebbe votato repubblica e fondato il giornale “La Monarchia”, ma probabilmente adesso  si è convinto della necessità di avere un papa re. Certo è una prospettiva non immediata, ma il Beato Eugenio non se ne sta con le mani in mano: fa le prove con Napolitano.