978-88-541-4955-7Immaginiamo per un momento che un ex magistrato tedesco, magari molto conosciuto, uno che, tanto per fare un esempio coerente, avesse condotto l’inchiesta sul rapimento e l’uccisione  di Hans Martin Schleyer  da parte della Raf, sostenesse, sulla base di alcuni documenti che Angela Merkel avesse fatto parte della Stasi, nella sua vita ante muro. Di certo i media non parlerebbero d’altro, perché una simile ipotesi peraltro già dibattuta qui e la, riceverebbe un avallo e una testimonianza senza precedenti.  E questo a prescindere dalla consistenza o meno dell prove portate che verranno analizzate, dibattute, interpretate perché è difficile che un personaggio di nome e di peso si sputtani per una boutade o per una futile forzatura editoriale.

E naturalmente questo accadrebbe ovunque, tranne che in un Paese: l’Italia.  Accade che un magistrato molto noto, al centro delle più importanti inchieste del Paese, compreso il rapimento Moro, Ferdinando Imposimato, pubblichi un libro, “La repubblica delle stragi impunite” e avanzi l’ipotesi che alcuni think tank reazionari come il Bilderberg siano stati il luogo di elaborazione e di suggerimento della strategia del terrore volta ad impedire che la sinistra andasse al potere in Italia. Bene, tranne che in rete, la notizia sembra non esistere affatto per i media italiani: perché il premier designato dai centri di potere eurofinanziari è uno dei più assidui membri di quei circoli e nessuno vuole disturbare la sobria campagna elettorale del medesimo. La presenza al Bilderberg e in altre organizzazioni similari deve essere comunque fonte di imbarazzo per il professor Monti visto che da qualche settimana alcune manine pietose hanno tentato a più riprese di cancellare la sua appartenenza e affiliazione persino su Wikipedia.

Ora nell’affermazione di Imposimato  – a parte la documentazione che sottrae l’argomento alla più debordante complottistica – non c’è assolutamente nulla di straordinario: ovvio che  i think tank della destra economica elaborino strategie per tenere la sinistra lontana dal potere, facendo da suggeritori a quegli organismi, gruppi,mafie, servizi che poi si occupano delle azioni pratiche. Sarebbe assai strano il contrario all’interno poi di gruppi di potere che predicano e rivendicano in via ufficiale e senza infingimenti la riduzione della democrazia. Certo, come ogni centro di pressione politica che si rispetti, la struttura è a cipolla: gli strati esterni servono a dare “normalità”, sono la scenografia dietro cui si celano le camarille decisionali.

Il fatto invece paradossale è che per un anno abbiamo attribuito a un valoroso partecipante di queste massonerie del denaro la figura di super partes e ci si avvia a premierarlo o a sub premierarlo con l’enfatica partecipazione del centro sinistra. La circostanza tragicomica è che la terza repubblica potrebbe essere proclamata da chi in qualche modo ha avuto contatti con quel maestrom di pensieri e di reazione che è mischiato alle lunghe notti della Repubblica. Il grottesco è che le parole di Imposimato meritino solo il silenzio di media che sparano in prima pagina qualsiasi miserabile ruttino politico, ma si ritraggono se devono dare davvero fastidio al potere.

Può darsi benissimo che Imposimato esageri il ruolo di questi think tank nelle terribili vicende italiane o che l’abbia enfatizzato Emilio Alessandrini, il magistrato ucciso da Prima Linea, che è fonte della documentazione originaria, ma questo dovrebbe essere semmai tema di discussione non di silenzi così evidenti da essere imbarazzanti. E’come se si volesse operare una sorta di rimozione peraltro all’opera nel caso delle trattative stato-mafia: non può essere possibile e se c’è stata meglio non farlo sapere così che sia solo una leggenda, un’ombra scura che scorre veloce come una nuvola passeggera. Non c’è confine tra il silenzio e la complicità.