
Ricordate i bei tempi in cui bastava “dimettersi da italiani” per salvarsi la coscienza e sentirsi di sinistra? Gioco facile visto il personaggio che regnava e che molti adoravano un po’ per idiozia, un po’ per interesse e un po’ per televisione: facile e inutile, anche Nietzsche si dimise da prussiano a 25 anni ma questo non lo salvò dall’essere coinvolto post mortem dentro il torbido meccano del nazionalismo tedesco. Infatti siamo tutti coinvolti dentro ciò che non vogliamo. ma purtroppo coinvolti in ciò che siamo. Ieri come non mai la repubblica nata dalla Resistenza è apparsa fragile e allo stadio terminale.
L’affarista senza scrupoli è ricomparso ieri, azzannato da uno dei suoi servi televisivi che ne fiuta il declino e rende servigio al nuovo possibile padrone, una scena da commedia dell’arte che sintetizza Arlecchino, Pulcinella e ad, essere maligni, Colombina in un solo volto lucido e tirato. Tutto questo mentre il teorico del profitto ossia dell’affarismo senza scrupoli cosmopolita si sottraeva al giudizio popolare presentandosi come salvatore per tutte le stagioni. Senza che nessuno gli facesse domande accurate sulla sua agenda o gli contestasse il disastro economico o anche solo quella legge di stabilità da basso impero la cui ontogenesi riassume la filogenesi politica del Paese: democristiana della sua ipocrisia, (le nuove tasse arrivano dopo le elezioni), craxiana nello spreco clientelare, berlusconiana per gli affari delle grandi opere, gli inganni dell’ultimo minuto e i commi pasticciati. Ma con un tocco di originalità: la noncuranza esplicita verso le persone, l’iniquità, i tagli alla sanità e all’istruzione. E appena 115 milioni per i malati di Sla e tutti gli altri disabili gravi: la presa in giro finale.
Però nessuno si dimette più da italiano perché si parla di ipotetiche salvezze e perché lo stile è giusto e non sguaiato: siamo inguaribili stilisti che spaccano il capello in quattro per un galantuomo come Ingroia, dando per scontato il diritto al seggio di qualsiasi grassatore. Ma sotto lo stile c’è poco o nulla e così non ci accorgiamo di essere ormai in piena repubblica di Weimar che appunto terminò con l’avvento di economista nominato direttamente dal presidente della Repubblica e basato sull’appoggio del centro cattolico e su quello per quanto esitante dei socialdemocratici perché occorreva pagare i debiti di guerra in piena crisi economica e basato sull’idea, in linea con le teorie economiche liberali, secondo cui una minore spesa pubblica avrebbe avviato la ripresa economica. Così Brüning tagliò drasticamente le spese statali. Dopo di lui il diluvio nazista.Ma oggi il fatto che un premier nominato si dimetta dopo aver ricevuto non la sfiducia, ma la fiducia dal Parlamento, non ci suscita alcuna preoccupazione, la circostanza che si proponga ancora come presidente del consiglio, senza passare per urne non basta a farci capire che sono altri i poteri che decidono e che l’elettorato è ormai esautorato.
Perciò buon Natale di Weimar. Nessuno dice più che si dimette da italiano. E a che servirebbe del resto? Gli italiani sono già stati licenziati dal proprio futuro.
Reblogged this on .
La lettura della lunga tiritera piena di contraddizioni ci permette di affermare che l’individuo è un impudente che fa affermazioni in diretto contrasto con l’attività svolta fin qui. Ritornano temi, cari a chi si ritiene superiore a quella che lui considera una massa di fessi, come i concetti di meritocrazia che non sono altro che un mezzo per favorire alcuni a scapito della maggioranza (vedi i test INVALSI che ne sono un elemento rivelatore). Vorrei capire come si può liquidare il problema della sanità come un problema di riduzione dei costi, mentre fa una lunga tiritera sulla trasparenza e poi non dice nulla sulla necessità di rendere trasparenti le regole della sanità. I pazienti sono costretti a firmare delle dichiarazioni senza sapere se sono in buone o cattive mani, se si usano i denari pubblici per favorire dei potentati economici. E il tizio parla di costi/benefici. Bisognerebbe capire per chi. L’appoggio degli scomunicati cattolici di centro è un esempio di come la prassi di fare della politica il mezzo per accaparrarsi benefici ha avvelenato la gerarchia cattolica e le associazioni che fanno finta di dare aiuto agli ultimi prelevando a piene mani risorse dallo stato. Parlo di scomunica perché aderire al liberismo di Monti, perfettamente allineato al liberismo ottocentesco, con le implicazioni di tenere basso il livello sociale dei lavoratori e mantenere forti schiere di poveri ricattati per essere assistiti è uno dei presupposti dell’ineguale distribuzione delle risorse. La condanna di questa ideologia è attualmente sussistente e l’appoggio a Monti corrisponde ad una applicazione automatica della scomunica in quanto chi segue l’agenda Monti applica azioni ed ideologie contrarie al Vangelo.