Molti si chiedono perché il professore si stia incaponendo a scendere in campo direttamente, tra l’altro alla testa di un manipolo di carini e caini famelici come cavallette, il peggio della casta politica e il peggio della classe dirigente. Ma la cosa ha un senso: innanzitutto il premier non si fida di uno scambio fra premierato e presidenza della Repubblica che sarebbe comunque aperto ad ogni agguato, in secondo luogo non ha l’appeal elettorale per mettersi alla testa di un centro destra in confusione nella quale è in parte odiato, rischiando una sconfitta clamorosa dalla quale difficilmente potrebbe pretendere di tornare a Palazzo Chigi. Così ha deciso di fare il pesce in barile e spuntare l’elezione con le micro formazioni amiche di destra, anche se formalmente di centro.
In questo modo può presentarsi come l’unica soluzione possibile. A questo disegno però è necessario un altro ingrediente: che Berlusconi riesca a ricostruire una parte del proprio consenso, diciamo un 25% così che, anche in presenza di una vittoria del Pd, la situazione risulti di fatto ingovernabile e lui grazie all’appoggio, anzi alle pressioni dell’Europa e delle centrali finanziarie che non faranno mancare la loro voce sotto forma di spread o di altre azioni di disturbo, potrà figurare come l’uomo del compromesso che in mancanza di meglio sta bene a tutti. E anzi di nuovo di nuovo il salvatore. Il professore insomma ha ora bisogno del Cavaliere come il pane.
La battaglia tra il premier e Berlusconi è dunque solo apparente: Silvio vuole difendere la sua roba e sparare contro Monti o l’austerity è un gioco da ragazzi, visto che persino il Fondo monetario internazionale ha cambiato parere, oltretutto è un ottimo modo di riacquistare presa sul suo elettorato. D’altra parte a Monti fa gioco apparire come avversario del Cavaliere perché potrà spendere questa posizione dopo le elezioni. Inoltre essere stato eletto con piccole percentuali lungi dal danneggiarlo lo renderà libero dalla necessità di cercare il consenso: saranno gli altri partiti a spendere il proprio per appoggiarlo. E insomma non sarà più formalmente il tecnico piovuto da Bruxelles e da Berlino, ma la sostanza rimarrà pressoché inalterata: per essere uomo di governo Monti ha bisogno dell’ingovernabilità. Già questo denuncia la sua natura natura di fiduciario e troika fatta persona.
Assistiamo dunque e per l’ennesima volta al dispiegarsi di un gioco delle parti dentro una politica che non altro da dire e che ha già deciso di essere subalterna. Mi chiedo come mai non arrivino ancora sul palcoscenico le uova marce e gli ortaggi che questi personaggi si meritano.
Già. Come al solito a reggere la coda come i paggetti a corte sarà l’elettorato di gonzi del pd lc cui dirigenza si tiene le mani libere di allearsi con questo e quello (basta che non sia alla loro Sinistra, ça va sans dire). La mancata riforma del porcellum è funzionale a questo disegno neo-elitarista dove a decidere saranno tutti tranne che il popolo: vogliono l’ingovernabilità per farci ingoiare le stesse purghe greche. Uova marce e ortaggi hanno un costo eccessivo oramai per le tasche esangui della middle class italiana. Ma le pietre, i vecchi cari sampietrini all’uopo andrebbero ancora bene… Ma io non sono violento: basta scegliere bene in cabina elettorale tutto ciò che non è Berlusc-Bersan-Casin-Mont’i’zemol-Vendol-Fini-Maron-Riccard-Bonann-Angelett-Oliver-Binett-Fisichell, insomma tutta questa sbobba e i loro mezzi di disinformatsija (Raiset, La7, Sky, CorSer, Repubblica e amici dell’evasore fiscale De Benedetti, La Stampa e tutta l’editoria svenduta al potere politico ed economico che crea opinione in Italia). E’ molto difficile sfuggire a questa piovra, ma mandarne meno possibile di questa feccia in Parlamento aiuterà ad estirpare qualche metastasi dalla nostra Democrazia morente.
analisi azzeccata e Bersani la prima cos che ha detto è che dopo la vittoria aprirà al centro… intanto le deroghe sono molte direi!