Il voto è un diritto implicito nella cittadinanza, lo sapevano persino in Grecia qualche migliaio di anni fa. E lo dice anche la Costituzione all’articolo 48. Perciò quando Gramellini scrive un pezzo per invocare un qualche esame di educazione civica e di conoscenza della Carta fondamentale per votare, si esclude automaticamente dalle urne.
Ma non voglio lapidarlo, come il vicedirettore de La Stampa si aspetterebbe per questa gaffe, scagli la prima pietra chi non ha mai detto una stronzata. Mi ha sorpreso invece la mole di assensi pur in questa Italia sciocca e ormai incapace di pensare che ha incontrato il ragionamento gramellinesco. E allora cerco di spiegare perché è una fesseria. Dice il Massimo: “Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione? “
Purtroppo votare non è come guidare un macchina o un aereo o una barca, cioè un’attività specifica: coinvolge il nostro stare nella comunità, nello Stato, nella vita. E siccome tutti bene o male ci stiamo, lavoriamo, siamo padri, madri, figli, giovani, vecchi, precari o ricchi, siamo forniti di documenti e alle volte anche viviamo, andiamo a votare. Non c’è bisogno di altra “sapienza”. Anzi una democrazia non potrebbe esistere se si chiedesse altro. Intanto perché prima bisognerebbe sapere chi e a che titolo ci chiede ragguagli sull’educazione civica e poi perché non basterebbe affatto. Per scegliere adeguatamente un partito e un candidato non mi basta conoscere qualcosa sulle istituzioni, ma dovrei conoscere l’economia politica al fine di vagliarne i programmi, la statistica e dunque la matematica per giudicarne l’attendibilità, ma anche la psicologia perché non sia mai che un candidato possa, ad esempio, soffrire di nevrosi. E per ovvia derivazione anche la chimica, la medicina, la fisica, la storia e quant’altro. Insomma alla fine nessuno potrebbe votare se non il tiranno. Per questo il voto è un diritto fondamentale in una democrazia, così come lo è la vita, a prescindere dalla consapevolezza che abbiamo della medesima.
E posso immediatamente dimostrarlo allo stesso Gramellini il quale introduce l’argomento al solo scopo di rendere credibile Mario Monti a capo di un governo di emergenza. Il “serio e competente” Mario Monti, che – sostiene il vicedirettore – non potrebbe mai vincere un’elezione semplicemente perché non è istrionico o seducente. Ma bastano serietà e competenza se, per esempio, non sappiamo a quale scopo vengono dirette?
Allora vogliamo rivelare anche nella grande stampa che Mario Monti è presidente europeo della Trilateral, animatore di Brueghel, un centro di elaborazione di idee finanziato da 16 Paesi e 28 multinazionali, nonché membro del comitato direttivo del gruppo Bilderberg? Cioè di quelle organizzazioni economiche, bancarie e finanziarie con forti tendenza di destra che hanno spinto per la mondializzazione selvaggia, sostenuta da montagne di denaro fasullo. Esattamente la mistura che ha provocato la crisi attuale? Vogliamo dire che le stesse organizzazioni di cui Monti è eminente membro, sostengono la necessità di ridurre lo stato al minimo e di eliminare il più possibile ogni forma di welfare? Vogliamo dire che sono sostenitori della crescita infinita?
Non è forse meglio sapere queste cose piuttosto che avere un’ infarinatura sul funzionamento del nostro sistema istituzionale che, fra l’altro, è uno dei compiti disattesi della scuola? Perché se siamo arrivati ad avere nani e ballerine al governo, se un mediocre bugiardo sta affossando la più grande industria di questo Paese, è colpa non solo degli elettori ignoranti, ma anche di chi non li informa né sui clown, né sui seri e competenti.
ci vogliono regole nuove anche se dette da tanto tempo, trasparenza nella vita dei partiti, limite del doppio mandato, etc etc comunque a 18 un si capisce una sega per andare a votare. Come minimo bisognerebbe andarci a 25 anni
Cercavo dibattito e opinioni, trovo il DSM V. Di risposte alle opinioni, zero. Per il DSM IV, perchè del V non so ancora niente, io, non ha di che preoccuparsi. La norma statistica che le appartiene è la più comune, ossia quella reputata sana dagli stessi che vi appartengono. In un certo senso, è proprio quello che lei contesta all’idea di Gramellini, ossia il chiudersi su se stessa, e a proprio vantaggio. Una coincidenza curiosa.
Buoni solipsismi, se vorrà fornire delle argomentazioni oltre a delle offese, sono qua, deontologicamente parlando.
Il voto è una cosa che esercitiamo in democrazia,la cosa che dobbiamo conoscere è l’onestà delle persone che concorrono,meglio uno che non è molto pratico di economia ,mà onesto che uno pratico ma non troppo onesto e succube dei ricconi.
io faccio il pernacchio a fesbuc e pure a te perchè sei il condensato del qualunquismo plasmato di rabbia sbavettante che tutto potrebbe contestare, disancorato com’è da ogni vincolo sociale si aggrappa alle più banali verità solo per giustificare la propria rabbia che nulla ha di sociale, politico, storico e s’iscrive semplicemente in un modello psichico non ancora assunto, spero, a caso psichiatrico. Spero.
E se anziché discutere del livello culturale del popolo, anche quello bue, che poi non è colpa sua se è tale, e se anziché incolpare la scuola (sempre lei maledetta!) che non insegna l’educazione civica come presupposto minimo per esercitare il diritto di voto e di cittadinanza, molto più semplicemente si votasse per rappresentanti che non fossero cialtroni, ruspanti arrampicatori e profittatori? Non occorrono titoli particolari per essere cittadino votante, bisogna “solo” discutere, confrontarsi, vedere ciò che succede, come si comportano i governanti e gli eletti, valutare lo stato della cosa pubblica, gli interessi dei cittadini e i loro diritti, il benessere sociale, controinformare, criticare chi vuole confinarci in una cultura da bar dello sport…
Già, quei Padri Costituenti d’una Repubblica che ha dovuto sabotare un Referendum per imporsi e continua, nel profondo (ci si arriva in tempi brevissimi) dei suoi elettori, ad essere fondamentalmente monarchica, aspettando l’Uomo Nuovo di turno in turno, il Principe Illuminato, l’Augusto…o il Renzi (o Gori, a seconda del grado di illusione democratica).
W la Democrazia, W la Repubblica, W la Resistenza (perchè ce la siamo raccontata talmente bene che sembra che la guerra l’abbiamo vinta, e non persa miseramente, con il dopoguerra che ne segue).
Scusate, ma delle favole ne ho abbastanza. E l’elettore medio italiano nelle favole ci cresce, ci mangia e ci crede. Ora addirittura blindare gli effetti di tali credenze per un principio che, Pernacchio A Fesbuc, non avrebbe mai permesso a Berlusconi di governare per 20 anni l’Italia, mi sembra troppo.
Più voli pindarici e meno realismo, e se vogliamo conservare ogni norma, e dunque la normalità in sè, poi non ci lamentiamo se un bel giorno la scopriamo identica alla mediocrità.
cerco di immaginare come i Padri costituenti, spesso riferiti da Massimo Gramellini nelle sue gustosissime e moraleggianti uscite per conferirne spessore e senso , avrebbero concepito la democrazia in ragione d’una “civitas” solo per meritevoli e consapevoli. L’italiano straccione ed un po’ zotico, reduce dalla maggior tragedia umana del ‘900, dopo aver fondato una delle più moderne democrazie europee, avrebbe dovuto consegnarla nelle mani dell'”Homo civicus” un po’ altezzoso, che del lavoro conosce tutte le declinazioni letterarie e retoriche, per poi starne fuori in attesa di imparare le più formali pratiche religiose sull’educazione. Saremmo oggi in un moderno feudalesimo dove il signore di turno potrebbe declinare il suo personalissimo elenco dei divieti d’accesso ai più elementari diritti umani, tra cui la democrazia è stata inserita da circa un cinquantennio, senza distinzione alcuna nè di ceto sociale, nè di genere, nè di cultura, nè di religione, ecc..ecc…. Si avvisi Gramellini.
a Gramellini non bisogna spiegare proprio nulla, predica bene e razzola male, nella sua posizione non può non sapere chi è M. Monti il suo curriculum e quali sono i suoi fini. Non solo fa finta di non saperlo ma sfrutta l’occasione per un’operazione di disinformazione. Come tutti i giornalisti della stampa di maggiore rilievo nazionale fa parte del sistema ed è un sacerdote di quest’Europa e dell’euro a tutti i costi a favore del quale si stanno sacrificando i diritti democratici dei popoli. L’ordine è compiacere la grande finanza internazionale per fare dell’Italia e del resto dell’Europa una colonia e rendere i popoli schiavi. La cosa era pianificata da tempo basta leggere i vecchi rapporti della riunione del Bilderberg del 2005 ( vai a: http://www.disinformazione.it)
“Perché se siamo arrivati ad avere nani e ballerine al governo, se un mediocre bugiardo sta affossando la più grande industria di questo Paese, è colpa non solo degli elettori ignoranti, ma anche di chi non li informa né sui clown, né sui seri e competenti”
Un esame di “coscienza civile”, come lo chiamerei, minima, ben distante da quella da lei evocata, che a mio avviso travisa il senso della provocazione ben calibrata di Gramellini, è il rimedio che una democrazia ritrovata (come ci auguriamo che sia per l’Italia, prima o poi) pone come argine ad una condizione culturale disastrosa.
Naturalmente, se si limitasse ad escludere cittadini dal voto, pur sulla base di criteri minimi che ci distinguono dall’animale urbano (l’elettore medio di Berlusconi), questa democrazia si allontenerebbe dai principi democratici.
Ma, credo che la proposta di Gramellini, senz’altro la mia, si basi sul presupposto che dopo aver posto un limite alla deriva culturale dell’elettorato italiano, si faccia il possibile per invertirne il corso, formandolo nelle generazioni sino a rendere questo test un’ovvietà tale da ritenerlo, raggiunta la coscienza civile che oggi manca, superfluo, in una popolo finalmente inserito non solo in un contesto economico, ma anche in uno culturale.
in effetti ha detto una cagata….