Le banche cominciano a interpretare se stesse come tempio

L’irruzione della realtà nel mondo del berlusconismo e anche in quello parallelo del leghismo. Questo dice oggi Barbara Spinelli su Repubblica. Ma a me pare che la realtà stia irrompendo con una certa lentezza dovunque, comprese le firme di sinistra, anzi per paradosso proprio in quelle in modo più acuto e deludente. Il gatto e la volpe che ci hanno rimbambito fino a ieri di bugie auto celebrative e di anti europeismo scoprono ora, tra imbarazzo e sollievo, di essere commissariati dalla Ue mentre questo commissariamento era in un certo senso ovvio e operante in una realtà continentale dal momento stesso in cui è stata adottata una moneta unica.

Questo è il velo di Maia che si è spalancato davanti alla nostra oligarchia di affari e di annunci. Con la conseguenza – dice la Spinelli – che stupirsi di dover rispondere in qualche modo a poteri e politiche sovranazionali è ingenuo e anche un po’ ottuso.

In effetti devo dire di essere tra quelle persone ingenue e un po’ ottuse che sentono in Europa proprio la mancanza di politica, ma del resto è probabile che non aver avuto un babbo diplomatico e tante porte dischiuse, mi abbia precluso parecchi orizzonti intellettuali. Soprattutto mi rende indigesto il discorso  di Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea e tra i candidati al premierato della Banca d’Italia, che invece la Spinelli elogia e pone al centro della propria riflessione con straordinario senso del tempo e del potere.

Insomma Bini Smaghi dice  che “L’unione monetaria implica un livello di unione politica molto più alto di quanto pensino molti commentatori, politici, accademici, cittadini. (…) Il modello istituzionale va adattato al fatto che l’unione monetaria è in realtà un’unione politica”. Quindi noi che osserviamo come l’Europa sia un grande meccanismo economico e commerciale a cui manca un’anima, una speranza e un senso del futuro, soffriamo di miopia.

O forse no, forse qualche grave difetto di vista è presente proprio in chi pensa di avere dieci decimi e non si accorge che la politica intrinseca alla moneta è solo una politica: quella liberista e monetarista. E’ fin troppo ovvio ciò che Smaghi vuole dire: che la moneta riassume in sé la governance del sistema il quale deve ubbidire non alle idee, ai bisogni, alle prospettive, ai diritti e probabilmente alla stessa democrazia, ma alle dinamiche della valuta stessa. In due parole l’economia, anzi la finanza è la politica, la quale può aspirare ad essere al massimo un’ancella.

Purtroppo i miopi, assieme a molti che soffrono di difetti di vista, hanno la stravagante idea che la politica sia un’altra cosa e non consista affatto nel doversi adeguare ai voleri, agli interessi e alle weltanschauung di banchieri e mercatisti o di padroni delle ferriere, ma debba tendere esattamente  al contrario: di dire ad essi cosa debbono fare per garantire eguaglianza e diritti. Per questo non riusciamo a scorgere una politica europea che dovrebbe esserci, ma di fatto non esiste perché è gestita altrove.

Aspettiamo comunque tutti fiduciosi che la realtà irrompa, mentre ci sentiamo commissariati da Trichet e dagli stessi personaggi che non sono stati in grado di salvare la Grecia dal disastro, pur rappresentando essa appena il 2% del pil europeo. Certo disastro per i ceti popolari, non certo per i ricchi di Atene o di Salonicco che anzi ne saranno avvantaggiati ed è probabilmente anche ciò che si voleva ottenere. Questo forse non è che interessi tanto a Bini Smaghi o agli enfant gaté che un povero l’hanno incontrato solo sulle pagine di sociologia in forma statistica.  Ma chissà che la realtà non irrompa prima o poi anche per loro.