Domani il Parlamento sarà praticamente chiuso per mancanza di onorevoli e un sacco di gente proprio in queste ore si sta preparando a lasciare la città, con le agenzie viaggi prese d’assalto. Perché se qualcuno se lo fosse dimenticato domani a Roma ci dovrebbe essere il terremoto distruttivo,  il big one del Colosseo. E questo in virtù della previsione di tale Raffaele Bendandi, sismologo autodidatta, defunto da più di trent’anni, una macchietta romagnola che molte volte all’anno prediceva qualche terribile terremoto che regolarmente non si verificava.

La leggenda vuole che qualche volta ci abbia preso, ma si tratta appunto solo di leggende. Ricordo molto bene che nessuna delle previsioni, fornite in quantità industriale a giornali e agenzie di stampa negli anni ’70, si è mai verificato. Sempre che naturalmente si dia a previsione il significato corretto. Chiunque di noi puoi dire, prendendoci in pieno che questa settimana ci sarà un terremoto: siamo un territorio sismico e scosse solo strumentali se ne verificano in continuazione. Magari anche a Roma e soprattutto nel frusinate

Ma per la verità ho perso qualsiasi fiducia nella lucidità dei miei concittadini da quando ho scoperto che persino un folle mentecatto come Hamer trova udienza e qualche corrivo apprezzamento. Pazienza.

Il problema però è che sta abbandonando Roma, in un misto di ci credo e non ci credo, in un happening della paura salottiera, quella che potrebbe chiamarsi classe dirigente, quella  che dovrebbe invece rimanere o per aver miracolosamente conservato un minimo di raziocinio o per dovere morale nel caso credesse davvero al terremoto. La piccola fuga dimostra invece che assieme all’intelligenza si perde spesso anche spessore morale. Oltre che il senso del ridicolo.

E così si scappa fingendo di andare fuori città, come se fosse un gioco. In un Paese dove si è negata ogni possibilità che l’imponente sciame sismico verificatosi a L’Aquila per mesi potesse anche portare a una scossa più forte della media, ci si inquieta invece per balzane previsioni contenute in vecchie carte. Il futuro fa così paura che non si è più capaci di prevedere e di progettare ma ci si rivolge a improbabili profeti, persino ai nostradamus che leggono nel Sangiovese.

Del resto fanno meno paura questi eventi immaginari con i loro brividi fasulli di un avvenire lucidamente scandagliato alla luce di quanto viviamo e vediamo: al declino generale cui andiamo incontro, al mutismo della speranza. Meglio ciò contro cui non puoi nulla, rispetto a qualcosa che richiede sforzo e impegno per essere affrontato. Così anche il gioco del terremoto non è altro che un distogliere lo sguardo dal Big one tutto umano che giorno per giorno di annuncia.