Il 19 marzo la luna doveva essere grandissima, una luna da illustrazione e da giuramenti. Un fenomeno straordinario diceva il tam tam nel web per una volta incantevolmente coordinato a giornali e televisioni. Anche un fenomeno raro che avviene ogni 18 anni, poche volte in una vita e forse sufficiente per un solo amore. Tutti a guardare in cielo, a battere bastoncini per scacciare le nuvole come in un celebre film d’antan, ma purtroppo la luna aveva le stesse dimensioni di sempre.
Infatti il nostro satellite era solo qualche migliaio di chilometri più vicino rispetto ai normali perigei che si susseguono circa 12 volte l’anno. E chi si fosse perso il “non fenomeno” non dovrà aspettare 18 anni perché il 14 novembre del 2016 la luna sarà ancora più vicina di una settantina di chilometri rispetto a tre settimane fa come del resto è stata più vicina nel 2005 e 2008.
E adesso, abbandonato l’astro, abbiamo il terremoto a Roma, preconizzato chissà dove e chissà come da un antico profeta di cui si è persa la memoria: Raffaele Bendandi. Lo ricordo con quella faccia romagnola un po’ Nenni, un po’ Zavattini, che si godeva la sua fama di artigiano del vaticinio sismologico, di genio incompreso, di Cassandra tra la bassa e le colline dell’Appennino, dolce violenza di verde. Mai che abbia preso una volta che io mi ricordi.
Le catastrofi non ci mancano, le catastrofi umane, politiche, economiche le catastrofi che ci siamo procurati con le nostre mani, eppure abbiamo bisogno d’incantamenti e di lugubri profezie, di qualche Nostradamus con le sue rune bizzarre, di qualche De Mattei uscito dalle sentine dello odio e della stupidità universali, del pensiero magico che si traduce in politica, della fine del mondo e di qualche testimonianza della nostra nullità di fronte a un destino. Di attribuire alle stelle comete l’Anno mille in cui viviamo.
Si siamo famelici di tragedie inventate e di notizie germogliate nella cucina dei media per allontanare da noi la responsabilità, anzi per poter essere più liberi di manifestarla. Di abbandonarci alla povertà del nostro futuro, alla mediocrità del nostro presente che non pensa, non organizza, non sceglie, che sa solo reagire con la pancia, con gli istinti più elementari. Abbiamo bisogno di lune grandissime e bugiarde come contrappeso all’atellana nella quale siamo immersi.
Il terremoto, lo tsunami umano in cui tuttavia non riconosciamo gli uomini, la profezia sono il lenzuolo sui nostri alibi, il rimedio omeopatico alle nostre paure. Di mali inventati perché non abbiamo la forza di affrontare quelli reali. Mala tempora currunt, ma io non sono responsabile. Ecco la divinazione che davvero ci aspettiamo.
Alberto giorni fa alle previsioni di Bendandi mi ci sono aggrappata: “un terremoto di proporzioni bibliche abbatterà Roma a maggio”…spero che sia vero a patto che prenda bene bene la mira come quelle cosiddette “bombe intelligenti”, ecco un terremoto intelligente ma so che non esistono le bombe intelligenti e tantomeno ci sarà un terremoto intelligente…purtroppo!