“Se non ora quando”: Opinioni in rete e non solo per ilSimplicissimus
Berlusconi sei finito. Non si può fermare un movimenti che ha fatto stare zitte un milione di donne per un minuto e mezzo. (Fausto Minisini)
Mobilitazione faziosa. Massimo rispetto per le donne, ma quelle che sono scese in piazza lo hanno fatto solo per dare sostegno a un teorema giudiziario. (Silvio Berlusconi)
Non mi e’ sembrato di vedere radical chic, ma solo donne infagottate per ben resistere al freddo. Insegnanti, impiegate, madri di famiglia, commesse del supermercato,studentesse. (Filippo Cusumano)
Loro una minoranza comprata, noi una maggioranza assoluta! Ora basta (Un cartello a Catania)
Manifestavo nel ’68, sinceramente non pensavo che un giorno così lontano sarei tornata a farlo e per gli stessi motivi. (Rita T.)
Era solo la catapulta della collera. Una giornata di rabbia rassodata. Dopo il Viagra del «Se non ora, quando?», verso la fine c’è stato il liberatorio «Meglio tardi che mai». Ecco, e invece no. Date retta: meglio mai che tardi. (il Giornale)
Gli uomini non sanno fare a meno del potere, sono seduti sulla loro fortuna, sono seduti sulla loro poltrona. (Alessandra Bocchetti)
Le donne sanno quanta considerazione ho per loro. Nei loro confronti mi sono sempre comportato con grande attenzione e con grande rispetto, nelle mie aziende e nel governo. Sono davvero convinto che abbiano una marcia in più. …Ho sempre cercato e cerco sempre di fare in modo che ogni donna si senta speciale. (Silvio Berlusconi)
Agli uomini non chiediamo amicizia ma di mettere in discussione, a partire da sé, la miseria di un modello maschile, quale quello rappresentato dal Presidente del Consiglio. Libertà femminile e autodeterminazione costruiscono misura e valore della dignità delle donne, forza radicale di cambiamento. (Cinzia Abramo, nazionale delle delegate e dei delegati Fiom-Cgil)
Commmozione ma anche indignazione, rifiuto della progressiva perdita di dignità subìta negli ultimi quindici anni da parte delle donne, degli uomini, delle persone! Le donne erano lì perchè come al solito se ne occupano per tutti (Grazia Gaspari)
Non possiamo condannare un’immagine omologata se noi per prime ci inscatoliamo in pacchetti preconfezionati: la brava ragazza o la perduta. In piazza non ci vado e consiglio alle donne di usare la loro bellezza, che è un potere.La bellezza non è una qualità minore, ma un punto di forza. (Nicole Minetti)
Non mi piace (e forse non mi è mai piaciuto) stare in mezzo a troppa gente. Ma ieri mi sono fatto convincere.. C’era l’educazione di tante generazioni che incrociavano gli sguardi, molti sorrisi e abbracci, colore composto; un bel clima insomma,nosostante l’ amarezza-incazzatura palpabile, che sembrava rendesse più denso tutto, anche l’aria. (Massimo Anile)
Le donne condannate alla lapidazione perchè fedifraghe non sono degne di essere tutelate con manifestazioni in piazza? E le donne che in casa sono oggetto di violenze da parte dei propri padri o fratelli o mariti? E le donne lavoratrici che non possono fare figli altrimenti il “principale” le licenzia? Indifferenza assoluta per tutto ciò; niente dibattiti, forum, iniziative….Le piazze si riempiono invece di donne che rivendicano sdegnate la lesione della dignità della donna, quando si scopre che quattro shampiste spillano soldi ad un anziano libertino che le porta nella sala hobby per spupazzarsele dopo cena. (Federico Palmieri)
Ho 28 anni, sono giovane e precaria, siciliana e donna. Tante appartenenze, tanti stereotipi, in una manifestazione di donne che non può che essere vista “a partire da me”, ovvero a partire dalle storie e dai pensieri di chi in questi giorni si sente toccato o toccata in prima persona dal dibattito politico e mediatico sulle relazioni tra sesso e potere. (Ludovica Ioppolo)
Ieri abbiamo dimostrato una cosa importantissima, la più importante. Che esiste un’Italia diversa, un Italia non berlusconian,un’Italia che sa indignarsi, che sa manifestare pacificamente e con orgoglio, un’Italia ricca di valori, un’Italia che non ha prezzo… che non venderebbe i propri figli per denaro, un’Italia che non accetta più compromessi, un’Italia unita e non sessualmente discriminante. (Daniele Calcagno)
C’era il popolo italiano. Ho visto una folla impressionante, persone di tutti i generi. Altro che raduno di femministe, una piazza non partitica e non partigiana..un’ Italia tranquilla, normale ed interamente positiva, che esprime un`esigenza di dignità e un desiderio di serenità. (Romano Prodi)
Una piazza di donne manovrate dagli uomini della sinistra. (Daniela Santanchè)
C’ero, ma avevo le mie ragioni che non erano quelle della piazza. E che palle! Mai una volta che si possa trovare una ragione comune, condivisibile da tutte/tutti, mai una volta che si possa davvero pensare a un “tutto” e alla sua complessità senza esplicitare il proprio narcisismo e dare voce al proprio ego in cerca di visibile unicità e straordinarietà. Per una volta non possiamo solo cogliere quel meraviglioso venticello di partecipazione civile che ha unito dopo tanti anni le donne, tante e diverse, nelle nostre piazze? Non possiamo guardarci negli occhi, per una volta, e sorriderci riconoscendoci nelle nostre meravigliose diversità senza sentire il bisogno di competere le une contro le altre a colpi di “distinguo” (Luana De Vita)
In questa piazza non sono in gioco solo le conquiste delle donne, è in gioco la democrazia, i diritti, la libertà di pensiero, di parola, la libertà di stampa, il diritto al lavoro, allo studio, i principi di eguaglianza, è in gioco il progetto di una società equa e umana, è in gioco il futuro. (Nadia Somma)
Quando per troppo tempo si tace, quando senti che la dignità è stata calpestata e ti rendi conto che nella palude non puoi più restarci, cominci a risalire la china a percorrere sentieri per uscire dalle sabbie mobili nelle quali qualcuno vorrebbe farti rimanere. Piazze piene di donne. Volti di madri, figlie, ragazze, non più isolate, ma insieme a gridare e dire Basta, così non va. Quante volte ognuna di noi è rimasta nel proprio silenzio, a parare colpi,reggere sulle proprie spalle situazioni pesanti , quanto il peso della montagna retta da Sisifo e sempre da sole a percorrerla tutta la strada di una femminilità negata, oltraggiata, ostacolata. C’è qualcosa di nuovo oggi in quelle piazze fin’ora rimaste silenziose, appannaggio di qualche sporadica manifestazione, battuta da macchine di scorta o di parlamentari che in tutta fretta s’infilano nei luoghi deputati del potere e di telecamere per registrare le loro dichiarazioni. Telecamere minuscole rispetto a una piazza piena fino all’inverosimile che raccoglie un’indignazione per tanto tempo trattenuta e contenuta. E’ un momento storico, una pagina di storia scritta da donne che hanno contato poco o niente perchè quel poco è sempre stato il niente per determinare e determinarsi. Credo che uno degli errori compiuti da questa classe dirigente sia stato quello di adottare come unico metodo di selezione una sola cosa:l’aspetto fisico, come se il nostro mondo si riducesse a un paio di gambe, due tette siliconate, un deretano sculettante. Forse chi ha impresso una simile involuzione non si è reso conto che non eravamo dei numeri e che noi non volevamo essere scelte promosse agli alti ranghi, in virtù del nostro compiacere, usate per non contraddire e zittire.Sbagliato ridurre il tutto a questo. Eppure chi ha creduto di utilizzarci solo come strumenti di piacere, non si è reso conto di quanto l’universo femminile viva e si nutra di ben altro in quanto non siamo delle carrozzeria di lusso., sulle quali ci si accomoda prima di scendere a corsa terminata. Si è perso di vista la nostra intima essenza, si sono ignorati i nostri veri sentimenti, di quanto il nostro cuore batta e di come i nostri sogni siano di ben ampio respiro. Già! La nostra emotività, che non è merce, perchè non in vendita. Chi ovviamente sa solo indire consigli d’amministrazione, valutare libri paga, bilanci e quant’altro ha ignorato totalmente che noi non eravamo solo numeri o nomi su un libro paga per l’appunto.
La capacità di ascoltare, rimanere in silenzio, non aprire la bocca per dire scemenze, non ci ha tolto l’uso della parola, che si è sentita forte in quelle piazze troppo piccole per contenere la nostra indignazione. La necessità di affermare principi sacrosanti,negati attualmente da una società che vorrebbe toglierci il diritto di esprimerci, pensare, scegliere, ci ha portato a dire “Se non ora quando!”.Ci ha fatto uscire dal nostro guscio, per determinarci e poter sognare.. Siamo prima di tutto donne e come donne rivendichiamo il diritto d’esistere
Antonella Policastrese