Oggi possiamo misurare le differenze. Se le squallide vicende di Arcore impauriscono il Cavaliere e quell’ambiente marcio, ancorché onorevole, che vive dei suoi vizi e della sua nullità, i metalmeccanici in piazza mettono paura alll’intero establishment italiano che ha vissuto per molti anni di berlusconismo.
E lo si vede chiaramente dal tentativo di impedire che la battaglia dei metameccanici si saldi a quelle di altri lavoratori, dei precari e degli studenti. Dal tentativo di minimizzare le decine di cortei come espressione di una vertenza aziendale, mentre una cosa è evidente: che sta nascendo una nuova consapevolezza del mondo del lavoro.
Marchionne, forte dei soldi di Obama, interessato solo agli azionisti di riferimento e alle proprie stock option, è l’ariete di sfondamento dietro il quale, con la connivenza del governo e il silenzio di un ceto politico ormai fuori dalla realtà, si cerca di rubare salario e diritti in nome di un’economia allo sbando, di un ceto imprenditoriale che punta solo alla strategia perdente del basso costo. Lo specchio di un’Italia che ha perso il treno, che è vissuta di rendita, congelata e corrotta da Berlusconi, che ha scelto le strade più facili e che, senza nuovi progetti, è destinata alla deindustrializzazione, alla marginalità totale in Europa. E a uno spaventoso impoverimento.
Tutto questo è nient’altro che l’altra faccia di quel degrado che emerge sotto forma di bunga bunga dai palazzi del potere o di avvilenti affari a tutto campo, di cricche, combine, potere senza ritegno e senza altro scopo che se stesso. Ma nessuno all’opposizione sembra in grado di vedere la connessione e denunciarla: come se vivesse dentro una bolla di sapone o fosse in qualche modo partecipe di queste logiche scellerati . Per non parlare dei sindacati interessati non al lavoro, ma alla rappresentanza del lavoro, cioè a se stessi. divenuti poco più che patronati.
Ma oggi a chi ha occhi ancora per vedere non si conclude una battaglia per la Fiat. E’ l’inizio di una battaglia per l’Italia.
per quello mi sembrava una strana giornata di “presagi”
ho colto un dialogo “romano”. Lui: non ho mica capito perchè protestano. Tutti abbiamo problemi di lavoro. E lei: magari lo fanno perchè così puoi protestare pure te, no?