Dopo una settimana di silenzio sulla sodoma italiana esce quella che i giornali con ipocrisia di chiaro stampo servile chiamano la “durissima condanna del Vaticano”. In realtà non è altro che un generico richiamo alla sobrietà  dei comportamenti e all’espressione di un “turbamento” nei confronti delle ultime vicende. Molto lieve se si pensa a quello che bolle in pentola.

Molto poco da parte di gerarchie che hanno fatto di tutto per non vedere quei comportamenti peraltro già abbastanza chiari e per giustificarli in nome di vantaggi  economici e legislativi. E’ stato alla fine più che una condanna ai protagonisti del degrado, soprattutto un messaggio politico, un segnale di libertà a Casini, una concessione di maggiore libertà d’azione dopo il pressing dei giorni scorsi perché si adattasse a diventare la gruccia di Silvio.

Alla fine con sorprendente ritardo e grottesca incoerenza il Vaticano si schiera apertamente con le parole del presidente Napolitano. Grottesca incoerenza perché dopo anni nei quali  il Papa ha sostenuto che non esiste un’etica laica, ecco che ci si accoda alle laiche parole presidenziali non avendo né il coraggio, né l’interesse a dire qualcosa in proprio. Per far valere quella primogenitura che  pretende di avere.

Davvero avvilente questa chiesa berlusconiana. Eppure preconizzata dagli stessi protagonisti di questa sciagurata stagione. Quasi 35 anni fa un teologo scrisse “La Chiesa sta divenendo per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo”. Di chi sono queste parole? Di Joseph Ratzinger