Ciò che sta affondando in questi giorni, sotto i colpi della crisi greca,  non è l’idea di Europa, quella sognata e teorizzata a partire dalla strage della prima guerra mondiale, ma è l’Europa conservatrice, figlia della caduta del muro e alunna dell’iperliberismo. Quella che ha voluto l’Euro non per farsi nazione, ma convinta che l’unica nazione sia il denaro.

Un continente che ha rifiutato la politica, che ha nascosto sotto il tappeto i problemi sociali, che si è persino ostinatamente rifiutata di prenderli in considerazione, come fossero falsi problemi, oggi inciampa nel ridicolo:  il mancato aiuto alla Grecia per una questione di elezioni in un  Land tedesco.

Così scopriamo che il denaro da solo non solo non ha creato nulla, ma ha persino diviso ancora di più. Anzi ha accecato chi doveva rendersi conto che la sfida della moneta unica ingaggiava l’Europa in una sfida mondiale che richiedeva un surplus di politica e non un triste abbandono all’ideologia mercatista, nella speranza che quella potesse smussare differenze, compensare dislivelli e costruire un continente più omogeneo.

Adesso si scontano gli errori. Auguri Frau Merkel, per le elezioni in Renania. Come ex ragazza dell’Est ha provocato più danni che non la Stasi. Ha creato più muri di Ulbricht, anche se non sono di mattoni, ma di politiche monetarie.

Ora i picconi stanno cominciando ad aggredire la costruzione. Che sembra bella di fuori, ma che dentro è desolatamente vuota.