Non capisco perché tutte le volte che Berlusconi non mente e dice ciò che pensa, gli opinionisti che ostentano un’ ipocrita “neutralità”, lo considerino un infortunio. L’offesa di Silvio a Mercedes  Bresso che secondo il premier soltanto “guardandosi allo specchio si rovina la giornata”, è invece una dichiarazione politica, per quanto povera e grottesca.

Il fatto che il Cavaliere metta in primo piano le considerazioni estetiche, imprescindibili per le donne che disprezza e opportune per gli uomini che vuole dominare, è il riflesso di una visione del mondo dove l’apparenza è la sostanza. E’ qualcosa di evidente da tutta la politica della mistificazione e dell’irrealtà alla quale assistiamo ed è anche qualcosa che Berlusconi pratica in corpore vili, ovvero su se stesso.

Il trapianto di capelli, la tintura, il cerone, gli alzatacchi, le ciprie, il lifting  non sono il perdonabile vezzo di un anziano tycoon che non sa invecchiare, costituiscono al contrario la menzogna che racconta a se stesso, la futile traduzione estetica di un futile pensiero sul mondo. L’esito finale di un perbenismo vacuo, composto di luoghi comuni, che non hai messo il naso al di fuori di sé.

Così lo specchio diventa al tempo stesso talismano e maledizione, la scena bidimensionale e senza storia della politica come della vita. Del resto gli anni di governo del Cavaliere non sono nient’altro che uno specchio liscio e senza incisioni, un niente riempito di chiacchiere e di ossessioni, un lungo lifting di parole. Ecco perchè il Cavaliere non può permettere che il vetro si appanni con il fiato della realtà: è il suo ritratto di Dorian Gray. Non può nemmeno concepire che si possa essere diversamente.

Ricordiamo la rabbia di Berlusconi quando uscirono le foto di villa Certosa e la paura che ne venissero fuori delle altre: non era il timore di svelare i vizi della sua corte dei miracoli, ma quello di vedersi ripreso nella sua verità. Qualcosa che lui per primo non potrebbe sopportare.