Aspetto ansioso che il sottosegretario Giovanardi ci dica che se l’è voluta. Lo ha detto per la tragica vicenda di Cucchi, perché non dirlo anche per il massacro di un’ altra persona in caserma avvenuto a Varese e di cui solo ora, a mesi di distanza, si ha notizia? Tutta l’umanità di cui questo microbo morale è capace, l’ha consumata per l’addio al senato di Di Girolamo, l’uomo della ‘ndrangheta. Dio che commozione.

Ma certo non me la voglio prendere con un pover’uomo, con questo bruco di Feuerbach e la sua miserabile foglia di gelso. Purtroppo per lui però rappresenta l’atonia di un Paese che accetta ormai la tortura come strumento sempre più  “normale” di repressione, anche se si cerca di nasconderla dietro connivenze, silenzi, complicità e menzogne. A la mode du premier, come si direbbe in francese.

Che nelle forze dell’ordine esistano violenti e sadici, non è certo una scoperta, le mele marce ci sono dovunque. La novità è che adesso costoro si sentono più liberi di agire, più coperti, più in sintonia con l’atmosfera della società.  Hanno la sensazione di poterla fare franca qualunque cosa facciano: ci sarà sempre una qualche scusa, un qualche depistaggio medico, una qualche disidratazione a fare da causa ultima e a salvare i torturatori. Dopotutto nelle segrete dell’Inquisizione si moriva per arresto cardiaco, mica per la ruota.

Così si procede sempre contro ignoti, una formula che è un concentrato di vergogna, dal momento che in realtà i responsabili sono arcinoti. Nell’ultimo caso, quello di Varese, di Giuseppe Uva, ci sono anche segnali che l’area del silenzio, della tragica corrività, si va estendendo: il caso è stato tolto al pm che se ne è occupato per primo e che  forse si è mostrato troppo intraprendente nelle indagini.

Del resto se la logica del manganello è quella che regna nel governo, se un ministro fa il buttafuori e fa picchiare da un suo gorilla un alleato politico scomodo, perché dovremmo sperare che in ambienti più sanguigni non accada di peggio?

Se questo è amore… quello propagandato come un detersivo o come il sapone leghista antimmigrati, perfino l’odio può diventare una virtù teologale.