Si davvero, basta fango. Dovremmo dirlo noi, anzi lo diciamo, lo gridiamo. Ma in questo teatro dell’assurdo che è l’Italia di Berlusconi, lo dice anche Bertolaso, l’uomo delle catastrofi che è diventato lui stesso la più grande catastrofe del Paese. Senza vergogna, proprio come quando parla di massaggi trattandoci da cretini. Eppure non c’è nulla che torni davvero nella sua gestione emergenziale ed “eventuale”. A cominciare dalla sua stessa carica di sottosegretario che sorprendentemente non è alla Protezione civile, ma a qualcos’altro, con una delega che non è dato di conoscere.
Adesso Bertolaso dice che “forse qualcosa gli è sfuggito” nella gestione Abruzzo, ma dimentica un piccolo particolare: che lui stesso ha fatto in modo che nessuno mettesse becco nella ricostruzione e ha chiuso le porte in faccia al comitato di revisione dei conti che pure era stato previsto e il cui presidente è stato brutalmente snobbato. Proprio perché l’emergenza era grande e il lavoro molto sarebbe stato opportuno sfruttare la possibilità di controlli. Invece nulla e così finora sono stati spesi 1 miliardo e mezzo di euro senza che l’emergenza sia stata superata. Le case provvisorie di cartongesso che hanno costituito il punto focale di una delle più ignobili operazioni di regime mediatico, sono costate 2700 euro al metro quadro, quasi il prezzo di vendita di abitazioni vere. Chissà dove guardava il sottosegretario che tuttavia impediva ad altri di guardare. Nonostante questo ci sono ancora più di mille persone che vivono nelle caserme, 2400 sulla costa e altre 31 mila in case in affitto sparse per tutta la regione. Una situazione che rende la rinascita de L’Aquila una chimera. E senza che ancora si sia pensato a mettere mano  alla ricostruzione. Solo questo basterebbe a chiedere le dimissioni.
Ma  a Bertolaso sono sfuggite molte altre cose durante la gestione dei grandi eventi che da noi sono equiparate alle emergenze perché i disastri naturali non sono sufficienti a soddisfare l’avidità del sistema affaristico di del cavalier Silvio.
 Gli sono sfuggiti i costi fuori controllo degli impianti della Maddalena, rimasti poi inutilizzati visto che il G8 si è tenuto a L’Aquila: oltre 327 milioni.
Gli è sfuggito che il suo ex braccio destro, Angelo Balducci, prontamente riciclato altrove appena si cominciò a sentire odore di bruciato, si faceva  pagare dalla protezione civile  auto di lusso e mobili, ristrutturazione di case, viaggi in aereo, telefoni cellulari.
Gli è sfuggito che, sempre Balducci ha preteso l’assunzione del figlio e della sua compagna e, oltre a questo, la solita fornitura di auto, mobili, soggiorni in albergo e via dicendo.
Gli è sfuggito che la ditta Anemone di Grottaferrata, grazie ai lavori alla Maddalena e ad alcune piscine per i mondiali di nuoto è passata dai 10 milioni dichiarati nel 2007 ai 37 del 2008. E così pure non si è accorto che la fiorentina Giafi, grazie ai lavori per il G8 ha raddoppiato il suo bilancio arrivando agli 88 milioni di euro. Nel documento contabile dell’azienda si sghignazza perfino alla faccia nostra:   “Il governo in carica mostra di aver preso coscienza del fatto che bisogna colmare il gap infrastrutturale del paese”.
Non si è accorto del boom di entrate della Igit a cui Bertolaso aveva affidato la ristrutturazione dell’aeroporto di Perugia e la costruzione del carcere di Sassari. E nemmeno della crescita esponenziale  dello studio di architettura Archea di Firenze dal quale è poi nata l’inchiesta.
A quest’uomo che non si è accorto di nulla, delle cose dette sopra e di chissà di quante altre ancora sepolte nell’omertà, si voleva affidare una Spa con il controllo in deroga praticamente per ogni opera importante nel Paese. Sperando che tutti fossero distratti come Bertolaso.