E’ bastato un anno perché la Sardegna passasse da un progetto di sviluppo a un modello di sottosviluppo caraibico. Sono bastate quattro balle del bugiardo nazionale per illudere una regione intera: “faccio uno squillo a Putin…” E invece era una squillo. Ma il gioco non è stato complicato: da troppi anni l’illusione di un’economia facile, ambigua e disinvolta è stata conficcata come un chiodo nella testa degli italiani. E se oggi la Sardegna si accorge di essere stata ingannata dai lustrini del Billionaire e dalle chiacchiere del Ballionaire, l’Italia intera si avvia a cadere nella trappola, sedotta sia dal liberismo selvaggio come purtroppo parte dell’Europa, sia dai suoi antichi vizi, liberati dai freni inibitori di un minimo di etica.
Ieri si è saputo che la Glaxo di Verona chiuderà lasciando a piedi 650 persone, in maggioranza ricercatori. La decisione è stata presa non perché la multinazionale farmaceutica abbia subito perdite, ma perché invece di fare il 14% di utili attesi ne ha fatti solo l’11%. E naturalmente questo non va bene agli anonimi azionisti sparsi in tutto il mondo. La stessa cosa accadrà a Termini Imerese, per uguali ragioni. E la moria si diffonde a decine di altre imprese che costituiscono il midollo del nostro sistema industriale.
Ma non c’è rimedio, non si sa cosa fare, non ci sono idee, solo balbetttii: tutta la posta della politica industriale è stata investita sulla strizzata d’occhio rivolto all’universo delle piccole e piccolissime aziende, sia su quel “sistema” che lavora negli appalti pubblici il quale si va man mano liberando persino dai lacciuoli formali dei concorsi truccati e degli appoggi politici: dipenderanno in effetti direttamente da Palazzo Grazioli, da Bertolaso, da La Russa e da una pletora di altri famelici ministri che vogliono anche per loro un’area di intervento discrezionale e senza regole.
E che sia così non c’è alcun dubbio: nel corso di un anno e mezzo sono saltati i provvedimenti per evitare l’evasione fiscale, poi la stessa è stata salvaguardata dallo scudo, anche a costo di dare spazio all’economia criminale, mentre gli unici progetti in campo sono quelli della cementificazione costiera, dell’anarchia edilizia, dei 40 casinò sbandierati da giarrettiera selvaggia. In cambio si sta risparmiando sul futuro: si tolgono risorse alla scuola e alla ricerca, come se fossero dei rami secchi.
Il dramma dell’inconsistenza a cui andiamo incontro si legge bene e drammaticamente nelle parole del premier e dei suoi ministri che ancora promettono o fingono squallidamente di opporsi alla realtà che essi stessi stanno costruendo giorno per giorno. E la si legge anche negli interventi della signora Marcegaglia che affoga nel nulla pneumatico dell’ovvio e del vago. Del resto il fatto stesso che un personaggio del genere sia a capo di Confindustria e non della merceria “Botton d’oro”, la dice lunga sullo stato comatoso in cui siamo. La Sardegna è solo l’inizio: su trabagliu narat quie est su mastru, il lavoro eseguito ci dice chi è l’artefice.
Mio nonno, prima di addormentarmi, mi raccontava favole dove tutti i protagonisti, alla fine, sedevano attorno a tavole imbandite di ogni ben di Dio e concludeva che invece noi saremmo stati sotto il tavolo e ne avremmo raccolto con grande festa le briciole.Saggio mio nonno
usque tandem … per quanto tempo ancora, cosa ancora dovrà succedere perchè smettano di votarlo, e di giustificarsi dicendo che anche gli altri…Fiorella
Mi ha fatto sperare ciò che è successo ieri in Sardegna, ciò che sta succedendo, non puoi definirla nemmeno una crisi, ma uno sfacelo economico, sociale, culturale, sì ho sperato che le coscienze si aprissero e finalmente si accorgessero dell'illusione che a piene mani civiene regalata ogni giorno. Temo,e questo non vorrei mai fosse una profezia, che ci sveglieremo dal coma quando saremo definitivamente con il deretano sottoterra.R.A.
Amaro, puntale e preciso… Triste, anche, nell'ennesima constatazione non di dove stiamo andando ma dove già siamo arrivati. E non è la Costa Smeralda, ma una piccola parte di essa.