Acqua Pia Antica Marcia dove le belle membra pose colui che fu ministro. Sarebbero tempi durissimi per Petrarca quelli di oggi, ma non forse per Boccaccio che dal verminaio del porto turistico di Imperia, una specie di Salerno Reggio Calabria della riviera di Ponente, avrebbe potuto trarre più di una novella. Fatto sta che Francesco Caltagirone Bellavista, costruttore dell’opera, titolare dell’ Acqua pia ecc. ecc., nome quanto mai azzeccato, suocero di Casini, è stato fermato mentre era a colloquio col sindaco di Imperia. Assieme a lui sono stati fermati anche  due ex amministratori della società che gestiva l’opera e un ingegnere

Pare di capire che i quattro “avrebbero distratto, con artifizi e traendo in inganno, beni patrimoniali, cioè denaro, dell’ente pubblico”. Non si ancora bene se fra questi distrattori ci sia anche il distrattissimo ex ministro Claudio Scajola, il ras della destra locale, senza il quale non si muove foglia o barchetta. Può darsi che tutto sia avvenuto a sua insaputa.Il fatto che egli sia indagato di associazione a delinquere assieme ai fermati di oggi, in un altro filone di inchiesta sul porto turistico il cui costo iniziale si è quintuplicato, non vuol dire nulla: si sa che all’ex ministro gli comprano persino casa e frullatore senza che lui se ne accorga.

Di certo tutto si svolge all’insaputa della razza padrona locale tutta pdl che vede in Scajola l’ufficiale pagatore, il tessitore di bei guadagni e lo acclama come un santo protettore per la totale mancanza di una qualche etica pubblica, invisibile anche al microscopio elettronico. Però la cosa interessante di tutto questo, quella che la collega concettualmente a tante altre vicende italiane, è che i magistrati considerano la  Porto di Imperia Spa, partecipata per un terzo dal comune, come  pubblica mentre gli indagati sostengono che sia privata. Ma una cosa è certa: che gli investimenti sono in massima parte pubblici, mentre i profitti leciti o illeciti che siano (c’è anche un’indagine della Finanza in proposito) finiscono soprattutto nelle tasche private.

E’ in qualche modo il “modello” con cui si sono svolte le privatizzazioni in Italia e anche quelle realizzazioni che dovrebbero coinvolgere capitali privati, ma che alla fine pesano sul gobbo dello Stato mentre gli incassi vanno altrove. Tanto per fare un esempio di giornata, la Tav Torino-.Milano-Salerno è stata pagata interamente dal pubblico per la stratosferica cifra di 51 miliardi di euro (ma probabilmente il doppio considerando i costi occulti) la più parte finiti nel folle giro dei consorzi, contractors e quant’altro. Tutto purtroppo non ad insaputa di Scajola, ma della maggior parte degli italiani.