Anna Lombroso per il Simplicissimus
A Venezia il 25 aprile non è solo la celebrazione della Liberazione. È la festa del santo, San Marco apostolo e evangelista e la tradizione vuole che per l’occasione gli uomini regalino alle loro compagne un bocciolo di rosa. I fieri partigiani un po’ di vergognavano di andare o tornare dalle manifestazioni in campo con in man lo “scovolo” avvolto nel cellofane, convocavano i figli e li incaricavano dell’acquisto e del recapito sotto casa pronti a fregiarsi del merito e del doveroso omaggio. Perfino mia madre che aveva sempre spregiato la mimosa dal precoce odor di cimitero, ricordo di una strage di lavoratrici, ci teneva a quel boccolo, riconoscimento di pazienza, solidarietà, vicinanza, lei che aveva seguito il marito in clandestinità per le campagne del trevigiano, facendo la staffetta con Paolo piccino per mano, molto ammirato dai tedeschi ignari che ne apprezzavano occhi azzurri e riccioli d’oro.
Ci ho pensato tante volte per via dell’abuso che si è fatto di una frase attribuita al Che, sulla necessità di essere duri senza perdere la tenerezza. Di tenerezza in questi anni ne abbiamo avuto anche troppa e troppa dolce e benevola indulgenza abbiamo esercitato, in modo da disperdere nella caligine della tolleranza ogni resistenza ai soprusi, ogni accettazione di ingiuste prevaricazioni. L’antifascismo si è ridotto a comportamenti accettabili unanimemente perché esonerano dalla lotta e dal senso di responsabilità collettiva e personale. E perché fanno parte dell’outfit del contemporaneo perbenismo che non consente cedimenti alle sguaiate nostalgie governative, come se accettare supinamente angherie, ingiustizie, disuguaglianze, persecuzioni nei confronti di chi pensa diversamente dalla maggioranza, fossero le prove provate di una prudente ragionevolezza che impedisce, come è assennato e sensato pensare, di perdere miserabili prerogative cui sono stati ridotti i diritti che in tanti sono morti per lasciarci in eredità.
Non è casuale che si sia verificata questa involuzione morale, l’intento è quello di costringere la resistenza nei confini di una lotta di liberazione dallo straniero e di riscatto da un regime corrotto che ci aveva portati in guerra. E se queste considerazioni vi fanno venire in mente certe affinità, capirete che bisognava spazzare via i contenuti e le istanze rivoluzionarie che agitavano e muovevano le azioni e le aspettative di gran parte dei partigiani, quelli che erano disposti a morire per contribuire a una società giusta dove trionfassero non le leggi del profitto e dello sfruttamento, ma quelle della coesione, dell’amore tra uomini, della comune cittadinanza nel mondo. A volte c’è da provar sollievo che quei fieri partigiani, quelle donne indomite, non vedano come è stata demolita la loro speranza, ristretta nei confini narrativi dell’utopia. A loro oggi dedico quel bocolo, con tenerezza e nostalgia.
Mah! A me non risulta che la festa della donna e la mimosa siano collegate ad una (presunta) strage di lavoratrici.
buongiorno anna, ottime considerazioni e riflessioni che non necessitano, da chi ha un minimo sindacale di conoscenza storica e sensibilità per il vissuto quotidiano, di ulteriori rinforzi. come un ariete, giungono dall’altra parte del vallo, ponendo in risalto le miserie intellettuali di persone che dell’antifascismo hanno fatto una bandiera oramai lisa e a brandelli. mi conceda una sola annotazione: san marco evangelista non era propriamente un apostolo, ma più correttamente un discepolo, in particolare dell’apostolo paolo agli inizi ed in seguito di Pietro.
Festeggiamo sempre in gran pompa 25 aprile… no già in quanto liberazione… ma a causa nome Marco di nostro insuperabile insostituibile papà… ed erano garofani e paste dolci di Vergano brindisi con moscato ed una gran gioia dentro noi!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Egr. Dott.ssa Lombroso, leggere queste tenere parole lenisce il magone per ciò che fu il 25 Aprile, e ciò che non è più.
Anna oggi hai toccato ancora più magicamente le corde del mio cuore. Che invecchiando sta diventando sempre più morbidone. Questa immagine dei partigiani che mandano i figli ad acquistare il bocciolo per la amata é così tenera e rasserenante che regala la forza di superare tutte le immani squallide espressioni e gesti di una situazione politica sempre più sgradevole.