Era assolutamente prevedibile e previsto che la Russia avrebbe chiuso i rubinetti del gas, ma dopo aver fatto tutto ciò che era umanamente possibile per ottenere questo scopo, adesso i leader europei dicono che Mosca si serve del gas come di un’arma, quasi che servirsi delle sanzioni non lo sia. Chi legge questo blog sa quanta poca stima abbia del ceto politico europeo, non intendendo solo gli squallidi lobbisti di Bruxelles, ma anche i milieu nazionali formati da gente impresentabile anche in macelleria. E tuttavia qui siamo al di là del bene e del male: scandalizzarsi perché il governo russo non dà più il gas che abbiamo detto di non volere a nessun costo e dopo aver riempito di armi l’Ucraina, è davvero troppo stupido. Non è più possibile credere ad errori e nemmeno alla confusione o appunto alla modestia intellettuale dei protagonisti: si tratta di un piano o comunque delle conseguenze di lunghi anni di preparazione di un disastro.

Gli stessi potenti interessi finanziari hanno lavorato per anni per creare un mercato dei futures globalizzato simile al “gas di carta” che vogliono controllare: le scommesse sul prezzo delle materie prime coinvolgono o ormai quattro o cinque volte il valore delle transazioni in sé. La Commissione UE e il suo programma del Green Deal per “decarbonizzare” l’economia entro il 2050, eliminando gradualmente petrolio, gas e carbone, ha creato la trappola ideale che ha portato all’esplosione dei prezzi del gas nell’Europa del 2021. La messa a punto per questo controllo “unico” del mercato, è stata spinta dagli interessi globalisti che hanno imposto modifiche draconiane e di fatto illegali a Gazprom per costringere il proprietario russo di varie reti di distribuzione del gas nell’UE ad aprirle al gas concorrente. Contemporaneamente le grandi banche e gli interessi energetici che controllano la politica dell’UE a Bruxelles hanno creato un nuovo sistema di prezzi indipendente che corre parallelo ai prezzi stabili a lungo termine per i gasdotti russo, che non possono controllare.

Dal 2019, la serie di direttive sull’energia della Commissione europea di Bruxelles ha consentito al commercio di gas completamente deregolamentato di fissare di fatto il prezzo del gas naturale nell’UE, sebbene la Russia fosse ancora di gran lunga la principale fonte di importazioni di gas. In diversi paesi dell’ Unione sono state istituite numerose “sedi di negoziazione virtuali” per la negoziazione di contratti future sul gas.  Ciò significa che di fatto non è regolamentato, al di fuori di qualsiasi scambio regolamentato. Questo è fondamentale per comprendere il gioco che si gioca oggi in Europa. Con il pieno sostegno dell’UE per il nuovo mercato all’ingrosso del gas, Bruxelles, la Germania e la NATO hanno iniziato a chiudere sistematicamente i gasdotti stabili ea lungo termine nell’UE, sabotando così il mercato del gas.

Il 12 maggio 2022, Kiev ha chiuso un importante gasdotto russo attraverso Lugansk che indirizzava il gas russo sia all’Ucraina che agli stati dell’UE e ha affermato che sarebbe rimasto chiuso fino a quando Kiev non avesse ottenuto il pieno controllo del suo sistema di gasdotti gestito dalle due repubbliche del Donbass. poi è stato chiuso il gasdotto Yamal che attraversa la Bielorussia e la Polonia fino alla Germania. Nel dicembre 2021, due mesi prima del conflitto in Ucraina, il governo polacco aveva chiuso la parte polacca del gasdotto, interrompendo le forniture di gas a basso prezzo di Gazprom sia alla Germania che alla Polonia. 

Nel frattempo, la fornitura di gas attraverso il gasdotto sottomarino Nord Stream 1 è stata completamente interrotta perché le turbine a gas prodotte da Siemens devono essere riparate o sottoposte a manutenzione Le turbine di fornitura di gas sono soggette a sanzioni e il governo russo chiede modifiche alle sanzioni se non la revoca, ha affermato oggi il portavoce. Nel gennaio 2020, Gazprom aveva iniziato a convogliare il gas dal suo gasdotto TurkStream attraverso la Turchia verso la Bulgaria e l’Ungheria. Nel marzo 2022, la Bulgaria, con il supporto della NATO, ha interrotto unilateralmente le sue forniture di gas da TurkStream. L’ungherese Viktor Orban, d’altra parte, si è assicurato la continuazione delle forniture di gas TurkStream con la Russia. Di conseguenza, l’Ungheria non ha oggi una crisi energetica e importa gas dall’oleodotto russo a prezzi fissi contrattualmente molto bassi.

La crisi energetica suicida in Europa è a tutti gli effetti “Made in EU”, non in Russia. Non è nemmeno qualcosa di casuale, ma di voluto: l’impoverimento del continente non dipende da fatalità o errori. E’ un lucido disegno.