Negli anni scorsi abbiamo sottovaluto e di molto il nemico della libertà e della democrazia, non riuscendo nemmeno a riconoscerlo nei suoi vari e diversi travestimenti. Ma adesso rischiamo di sopravvalutarlo pensando che anche ogni sconfitta che subisce sia in realtà pensata e inserita in un piano globale. Invece no, la sconfitta la si riconosce e nel caso specifico essa è segnalata dal fatto che Washington e i suoi nani da giardino non si aspettavamo che la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo non volesse partecipare alle sanzioni contro la Russia. Questo non era stato né pensato né previsto ed è uno dei fattori che invece ha fatto completamente fallire il piano delle sanzioni: la minore quantità di energia che va in Europa ha avuto l’effetto di aumentare i clienti petroliferi della Russia che hanno approfittando dell’abbondante offerta di petrolio russo sul mercato, proprio mentre l’Occidente sta affrontando una crisi energetica paralizzante.

Ma la cosa ha auto effetti davvero paradossali: Biden per esempio è andato in Arabia Saudita per convincere Muhammad bin Salman ad aumentare la quantità di petrolio da vendere alle compagnie americane (che ovviamente poi lucrano enormemente su questo) ma Riyad a causa della guerra con gli Houty ha dovuto subire la distruzione di moltissimi impianti petroliferi dunque per accontentare gli americani deve importare sempre più petrolio russo. Secondo i dati di Reuters , l’Arabia Saudita ha più che raddoppiato la quantità di petrolio russo importato durante il secondo trimestre del 2022, soddisfacendo la domanda di raffreddamento estivo e liberando il greggio del regno per l’esportazione. Riyadh ha importato 647.000 tonnellate di olio combustibile dalla Russia attraverso i porti russi ed estoni tra aprile e giugno di quest’anno, rispetto alle 320.000 tonnellate dello stesso periodo dell’anno scorso, mentre per tutto il 2021 l’Arabia Saudita ha importato 1,05 milioni di tonnellate di carburante russo. Se qualcuno si stupisce di questo va detto che il petrolio russo degli urali è in assoluto il migliore per la produzione di carburanti diesel o avio ed è dunque molto ambito.  Anche le importazioni di carburante russo attraverso l’hub petrolifero dell’Asia occidentale di Fujairah negli Emirati Arabi Uniti sono aumentate negli ultimi mesi e secondo gli ultimi dati commerciali  quest’anno Fujairah ha ricevuto 2,1 milioni di tonnellate di carburante russo, superando gli 1,64 milioni di tonnellate di tutto il 2021.

Dall’inizio della guerra istigata dalla NATO tra Russia e Ucraina, i principali partner di Washington nel Golfo hanno  ignorato gli  appelli disperati dei  leader occidentali  di rompere con i loro impegni OPEC+ e aumentare i livelli di produzione di petrolio mentre sia  Arabia Saudita  ed  Emirati Arabi Uniti  hanno scelto di aumentare i legami di cooperazione con la Russia, mandando dunque all’aria tutti i piani occidentali. In buona sostanza le sanzioni che avrebbero dovuto mettere completamente al tappeto la Russia e dunque favorrire un cambio di regime a Mosca hanno finito per far diventare un cliente petrolifero della Russia, anche il Paese che passa come quello con le maggiori riserve di oro nero. Proprio questi effetti bizzarri e paradossali della vicenda denunciano gli errori compiuti e il fatto che mentre oggi il problema per la Russia è semmai la deflazione con un rublo al massimo storico,  per tutto l’occidente è un’inflazione galoppante che non si vedeva da molti decenni, anzi ancora più accentuato viso che quaranta o trenta anni fa gli istituti di statistica non era ancora totalmente al servizio del potere e dunque non mentivano così apertamente riducendo di un terso a talvolta della metà l’inflazione reale .